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Am arcord... di nonna Mariuccia

Il mese buono

A Gennaio non restò che stare a casa. Ormai la neve aveva occupato la terra, il gelo spesso e duro formava come una corazza lucida sul suolo. Tra gli alari del camino bruciavano i ceppi.
Gennaio non si lamentava di nulla. Sbrigava i lavori attorno casa, poi sulla sera, si metteva nel canto del fuoco a raccontar novelle.
Una notte sentì battere all'uscio. Aprì senza chiedere neppure chi fosse. Fuori imperversava una tempesta di neve, e tra l volteggiare dei fiocchi bianchi Gennaio si trovò dinanzi una vecchina curva e intabarrata in un grande scialle nero.
- In giro con questo tempo da lupi? - esclamò Gennaio facendola entrare.
La vecchina sorrise. Si scrollò di dosso la neve e rispose:
- È il mio mestiere.
Gennaio non era curioso. Perciò non chiese alla vecchina né di dove venisse, né dove andasse.
L'aiutò invece a togliersi dalle spalle lo scialle bagnato e l'accompagnò verso il fuoco.
- Venite nonnina, - le diceva premuroso. - Riscaldatevi. Ecco, mettetevi qui vicino alla fiamma. Toglietevi gli zoccoli. Anche le calze sono tutte bagnate. Volete cambiarle?
Così dicendo corse al suo cassettone. Prese le due più belle calze che avesse e le porse alla vecchina.
- Non fate complimenti nonnina. Coi piedi umidi si prendono le infreddature.
- Grazie figliolo, - diceva la vecchina commossa.
Avete bisogno di prendere qualcosa di caldo? Una tazza di latte? Non vi riguardate ,
Grazie figliolo, - rispondeva la vecchina. - Tu sei veramente gentile.
- Ora vi metto un po' di fuoco a letto, e andate a riposarvi presto.
- Grazie figliolo. Tu sei buono.
- È il meno che posso fare per voi. Ditemi francamente se avete bisogno di altro.
La vecchina ringraziava sempre sorridendo.
Quando fu a letto Gennaio le rimboccò le coperte.
- E ora dormite. Domattina vi sveglio io quando è l'ora della colazione. Buona notte nonnina.
- Buonanotte figliolo caro.
Gennaio spense il lume e si recò nella sua camera. Dormì tranquillamente come il solito, mentre fuori fischiava la tra. montana.
Quando dalle imposte piene di neve filtrò un po' di luce bigia e scialba, Gennaio saltò dal letto. Si vestì e bussò alla camera della vecchina. Nessuno gli rispose. Aprì pian piano l' uscio. Il letto era rifatto come se nessuno vi avesse dormito.
Scese in cucina. Della vecchia nessuna traccia. Si accostò agli alari per accendere il fuoco e dalla cappa del camino vide pendolare le calze che la sera avanti aveva prestato alla vecchina.
Ma non pendevano vuote e flosce. Apparivano gonfie, piene di roba insaccata a forza.
Le. staccò e con cautela cominciò a vuotarle. Erano piene di regali, di dolci, di frutta rare, di oggetti utili.
Gennaio a ogni pacchetto dava in un grido di sorpresa.
Nel puntale dell'ultima calza trovò finalmente un biglietto scritto con un carbone spento. Diceva:
- “ Perché sei stato buono e generoso “.
Seguiva una firma, che Gennaio stentò a decifrare. Era la firma della Befana.

   
 
 
 
 
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Ultimo aggiornamento: 02.10.2015  
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