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Sutor, ne supra crepidam...!
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Adagio
Sinonimo di proverbio. Deriva dal termine latino "adagium"
(=proverbio) vocabolo formato dalla preposizione "ad"
(=riguardo a) e dal verbo "aio" (=affermare,
sostenere). Quindi "adagium"
ha il significato di breve frase, di detto popolare che racchiude,
generalmente, un insegnamento. Equivale a dire al nostro interlocutore:
" relativamente a quanto sostenuto fino ad ora aggiungo questa
perla di saggezza popolare".
Agenda
Il nome di quel libriccino che la Banca o la Compagnia
di assicurazione regala a fine anno altro non è che il gerundivo
del verbo "agere" (=fare) la cui traduzione letterale
è: Le cose che devono essere fatte. Infatti
vi vengono segnate le scadenze, gli appuntamenti, le cose che giornalmente
devono essere fatte. Per estensione del significato il termine si
usa anche per definire gli argomenti da trattare in una riunione.
Album
Da "album" (=di colore bianco).
Di tale colore infatti era la tavola sui cui il Pontefice
Massimo annotava gli avvenimenti e sempre bianco, dopo una passata
di calce, era il muro (album praetoris) su cui i pretori facevano
trascrivere, per opportuna conoscenza dei cittadini, disposizioni
ed editti . Il vocabolo aveva inoltre il significato, che ha mantenuto
ancor oggi, di elenco, di catalogo e di registro; ancor oggi diciamo
infatti infatti: l'albo professionale, l'albo dei medici ecc...
Altare
Con il vocabolo "ara" si indicava un
rialzo di terra o di pietra di forma quadrata o rotonda. Si distinguevano
due tipi di are: una piccola per le preghiere e un'altra più
grande e più alta, detta perciò "altare"
(=alta ara) adibita ai sacrifici. Anche nelle case private, accanto
al "focus" (=focolare domestico), si trovavano
queste are per onorare i Lari e i Penati e da qui ne venne l'espressione
latina "pro aris focisque dimicare" (=combattere
per la casa e il focolare, oppure combattere per la difesa della
religione e della patria) per indicare le cose più preziose
per il popolo romano.
Antesignano
Il termine viene impiegato per indicare colui che in ogni
attività culturale o scientifica precede con le proprie intuizioni
gli altri. Deriva dal termine latino "antesignanus"
composto da "ante" (=davanti) e "signum"
(=bandiera, stendardo, insegna) ed indicava quel corpo speciale
che marciando in prima fila davanti alle insegne alle stesse, durante
la battaglia, facevano scudo con i propri petti per evitare che
cadessero nelle mani del nemico.
Anulare:
Scrive Aulo Gellio (Noctes Atticae, Libro X, 10) che i
Romani usavano portare l'anello al dito della mano sinistra più
vicino al mignolo che originariamente indicavano come "Digitus
medicus" (=Dito che cura) spiegando tale vocabolo con
gli studi di anatomia fatta dagli antichi Egizi. "Repertum
est nervum quendam tenuissimum ab eo uno digito, de quo diximus,
ad cor hominis pergere ac pervenire" (= Si scoprì
un nervo finissimo che partendo da quel dito che abbiamo indicato
si dirige e perviene al cuore dell'uomo). Per simile motivo sembrò
giusto attribuire a questo dito, che aveva con il cuore... una linea
privilegiata una particolare distinzione. Tra i riti, infatti, che
accompagnavano gli "sponsalia" rivestiva particolare
importanza la consegna alla futura sposa di un anello che questa
infilava al dito vicino al mignolo della mano sinistra dito che
verrà, con il passare del tempo, detto "anularius".
Arena
Deriva dal termine latino "arena, ae" (=sabbia)
che a sua volta contiene la radice del verbo "areo"
(=essere arido, secco) in quanto nulla è più
arido della sabbia del deserto. Era abitudine dei romani cospargere
di sabbia gli anfiteatri prima e durante le manifestazioni sportive
e il vocabolo, per traslato, passò ad indicare anche un combattimento
tra gladiatori (arenae operae) o il campo di un'azione militare
(arena belli) e per ultimo indicò anche l'edificio dove avvenivano
le varie competizioni.
Arma
"Arma, orum" per i romani indicava gli
attrezzi e gli strumenti di lavoro. Il vocabolo, composto dalla
radice greca "Ar" che troviamo anche in altri vocaboli
vedi "ars, artis" (=arte), "artus, us"
(=giuntura articolazione, arto), ha il senso di "strettamente
connesso, collegato, compatto". "Arma" erano,
per i romani le vele e i remi e "arma equestria"
erano i finimenti del cavallo , mentre gli strumenti di caccia e
gli attrezzi del contadino rispettivamente erano "arma
venatoria e arma operis" e "arma" risulta
essere un certo materiale da costruzione di tipo compatto da cui
abbiamo derivato il termine "cemento armato"
trattandosi di calcestruzzo strettamente connesso ad una armatura
di ferro.
Popolo contadino, possiamo immaginare che le prime divergenze di
opinione con i confinanti siano state risolte a colpi di bidente
o di falce. Da sempre, nelle lotte a cui partecipa il popolo, uniche
armi di difesa o di offesa sono gli attrezzi del lavoro. Ricordiamo
le botti (=barrique) che in Vandea, regione prevalentemente
vinicola, furono portate sulle strade per fermare gli eserciti inviati
da Parigi e dal cui nome deriva "barricata" termine con
cui viene definito appunto uno sbarramento fatto con mezzi di fortuna.
In senso lato vennero definite "arma" le attrezzature
necessarie a combattere ed in senso stretto le cose che proteggevano
il corpo (elmo, scudo, corazza...) o che servivano all'offesa (lancia,
gladio, fionda...). Ricordo, a proposito di questo vocabolo, che
l'espressione "in armis stare" (=stare sotto
le armi), che per noi conserva una connotazione negativa, per i
romani significava solamente "essere armati di tutto punto".
Armatore
Per quanto detto a proposito di "arma"
il termine acquista il significato di colui che attrezza navi del
necessario alla navigazione per esercitare un'attività di
trasporto marittimo con proprie o altrui navi.
Astemio
Così in italiano viene definito chi non beve vino.
Deriva da "abstemius" composto da "abs"
(=via, lontano da) e "temetum" (=bevanda che
inebria, vino) quindi "colui che sta lontano dal vino".
Viceversa, chi di Bacco era grande ed esagerato amico,
veniva definito "temulentus" (=ubriacone).
Atrio
Il vocabolo, che indica il locale di ingresso di un edificio
sia pubblico che privato, deve il suo nome all'essere annerito "ater"
dal fumo del focolare nonostante l'apertura quadrangolare del soffitto
che serviva anche a raccogliere l'acqua in un'apposita vasca posta
al centro detta "impluvium". Nelle case dell'antica
Roma si accedeva all'"atrium" attraverso la porta
di ingresso detta "ostium" da "os aedium"
(=bocca della casa) e dopo aver percorso uno stretto corridoio detto
"fauces" (= gola, fauci, ma anche passaggio stretto).
Dalla parte opposta all'ingresso si apriva il "tablinum"
dove il "dominus" (= padrone di casa) sbrigava
gli affari personali. Seguiva il "peristilium"
giardino circoscritto da portico a colonne su cui si aprivano il
"triclinium" (= sala da pranzo), i "cubicula"
(= camere da letto) e l' "oecus" (= sala di rappresentanza).
Auspicio
Il vocabolo deriva da "auspicium" composto
da "avis" (=uccello) e "specio" (=guardo
verso).
Era consuetudine dei popoli antichi prima
di ogni atto rilevante della vita pubblica e privata ricercare nel
volo, nel canto degli uccelli o nel loro modo di cibarsi un segno
del favore o dell'ostilità degli dei. Da qui la nostra espressione
"sotto gli auspici" altro non è che una espressione
metaforica per indicare per iniziativa o sotto la protezione di
qualcuno
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