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Fabularum Phaedri liber primus
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  Libro primo delle favole di Fedro
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11 I buoni a nulla che si danno l'aria di "factotum" possono di primo acchito trovare credito pressso le persone che non li conoscono ma da parte di quanti hanno buon fiuto o un minimo di cervello sono fatti oggetto di scherno.

Asinus et leo venantes
Virtutis expers, verbis iactans gloriam,
ignotos fallit, notis est derisui.
Venari asello comite cum vellet leo,
contexit illum frutice et admonuit simul
ut insueta voce terreret feras,
fugientes ipse exciperet. Hic auritulus
clamorem subito totis tollit viribus,
novoque turbat bestias miraculo:
quae, dum paventes exitus notos petunt,
leonis adfliguntur horrendo impetu.
Qui postquam caede fessus est, asinum evocat,
iubetque vocem premere. Tunc ille insolens
'Qualis videtur opera tibi vocis meae?'
'Insignis' inquit 'sic ut, nisi nossem tuum
animum genusque, simili fugissem metu'.
L'asino e il leone ad una partita di caccia
Il codardo che vanta a parole gloriose gesta, inganna quelli che non conosce e diventa lo zimbello di quanti lo conoscono..
Un leone volendo cacciare in compagnia di un asinello lo mascherò ben bene con del fogliame e al tempo stesso gli ordinò di terrorizzare gli animali con questa voce (asinina) da loro mai udita per poter cogliere al varco la selvaggina che fuggiva.
Allora l'orecchiutello all'improvviso emette, con tutta la forza di cui è capace un raglio e con quell'inconsueto e formidabile strepito sparge il terrore tra gli animali che, mentre spaventate cercano i noti varchi, vengono atterrate dal feroce assalto del leone. Quest'ultimo quando fu stanco di uccidere richiama l'asino e gli ordina di finirla con quel raglio
Allora quello inorgoglito (per il successo )" Che te ne è sembrato dell'effetto della mia voce?.
" Sbalorditivo, risponde, e se non conoscessi chi sei e quanto vali, sarei fuggito in preda alla paura.
12 Non sempre ciò che si disprezza è di nessun valore: all'occasione può tornare più utile delle cose di cui si ha grande stima.
Cervus ad fontem
Laudatis utiliora quae contempseris,
saepe inveniri testis haec narratio est.
Ad fontem cervus, cum bibisset, restitit,
et in liquore vidit effigiem suam.
Ibi dum ramosa mirans laudat cornua
crurumque nimiam tenuitatem vituperat,
venantum subito vocibus conterritus,
per campum fugere coepit, et cursu levi
canes elusit. Silva tum excepit ferum;
in qua retentis impeditus cornibus
lacerari coepit morsibus saevis canum.
Tum moriens edidisse vocem hanc dicitur:
'O me infelicem, qui nunc demum intellego,
utilia mihi quam fuerint quae despexeram,
et quae laudaram , quantum luctus habuerint.
Il cervo alla fonte
La seguente favola dimostra che spesso le cose che hai disprezzato si scoprono più utili di quelle lodate.
Un cervo, dopo aver bevuto, si fermò davanti alla fonte e vide nello specchio d'acqua la sua immagine.
Questi mentre, compiacendosene, loda le corna ramose e disprezza l'esilità delle zampe, improvvisamente atterrito dalle voci dei cacciatori, cominciò a fuggire attraverso i campi e, grazie alla sua veloce corsa, distanziò i cani.
Il bosco poi accolse il cervo; ma entrato in questo e ostacolato (nella sua corsa) dalle corna impigliate (nei rami) cominciò ad essere sbranato dai crudeli morsi dei cani.
Allora si racconta che morendo abbia pronunciato queste parole: "O me infelice, ora solamente capisco, quanto mi siano state utili quelle cose che avevo disprezzato e quanto male mi abbiano procurato quelle che avevo lodato."
13 Dar retta alle lodi dei furbi e dei bricconi è da sciocchi, perchè fanno ciò solamente per il loro tornaconto. La lode ricevuta viene poi pagata a caro prezzo.
Vulpis et corvus
Qui se laudari gaudett verbis subdolis,
sera dat poenas turpi paenitentia.
Cum de fenestra corvus raptum caseum
comesse vellet, celsa residens arbore,
vulpes hunc vidit, deinde sic coepit loqui:
'O qui tuarum, corve, pinnarum est nitor!
Quantum decoris corpore et vultu geris!
Si vocem haberes, nulla prior ales foret'.
At ille stultus, dum vult vocem ostendere,
emisit ore caseum quem celeriter
dolosa vulpes avidis rapuit dentibus.
Tum demum ingemuit corvi deceptus stupor.
Hac re probatur quantum ingenium valet;
Virtute semper praevalet sapientia.
La volpe e il corvo
Chi gode nell' esser lodato con lusinghevoli parole sconta presto o tardi un' umiliante pena.
Mentre un corvo, stando appollaiato su un'alta pianta, cercava di divorare un pezzo di cacio rubato da una finestra , fu visto da una volpe che cominciò a dire: "Oh qual è, corvo, lo splendore delle tue penne! Quanta grazia porti nella persona e nella sembianza! Se avessi anche il dono del canto nessun uccello sarebbe superiore a te!
Allora lo sciocco, mentre vuole dar saggio del suo canto, si lasciò cadere di bocca il formaggio che la volpe ingannatrice rapidamente afferrò con gli avidi denti.
Allora troppo tardi quello stolto di un corvo tratto in inganno prese a lamentarsi .
Questa favola prova quanto valga l'astuzia;
L'accortezza prevale sempre sulla forza.
14 Gli imbroglioni possono trovare credito presso il popolo ignorante na prima o poi vengono smascherati e la pagano per tutte.
Ex sutore medicus
Malus cum sutor inopia deperditus
medicinam ignoto facere coepisset loco
et venditaret falso antidotum nomine,
verbosis adquisivit sibi famam strophis.
Hic cum iaceret morbo confectus gravi
rex urbis, eius experiendi gratia
scyphum poposcit:: fusa dein simulans aqua
illius se miscere antidoto toxicum,
combibere iussit ipsum, posito praemio.
Timore mortis ille tum confessus est,
non artis ulla medicum se prudentia,
verum stupore vulgi, factum nobilem.
Rex advocata contione haec edidit:
'Quantae putatis esse vos dementiae,
qui capita vestra non dubitatis credere,
cui calceandos nemo commisit pedes?'
Hoc pertinere vere ad illos dixerim,
quorum stultitia quaestus impudentiae est.
Da ciabattino a medico
Un ciabattino incapace ridotto alla miseria avendo iniziato ad esercitare l'arte del medico in un paese che non lo conosceva e, spacciando (come efficace) un antidoto al veleno di nessun valore divenne famoso con la sua furberia. Poichè in quei giorni il re della città giaceva colpito da grave malattia, e voleva metterlo alla prova ne pretese una tazza: versata dell'acqua e fingendo di mescolare del veleno al suo antidoto, dopo avergli promesso un premio, ordinò che lo bevesse. Per paura di morire allora quello confessò che egli non era diventato celebre per la conoscenza dell'arte medica ma per la sciocca credulità del popolo.
Il re chiamato il popolo a raccolta disse: "Quale ritenete essere la vostra pazzia che non vi fate problemi ad affidare le vostre vite a uno a cui nessuno ha avuto il coraggio di affidare i piedi per essere calzati?. Io direi che questa ventura sia riservata a quei tali la cui insensatezza spinge a dar credito agli spudorati truffatori.
15 La povertà non è sempre un male e a volte può tornare di grande vantaggio in quanto fornisce uno scampo sicuro in certe situazioni.

Asinus ad senem Pastorem
In principatu commutando civium
nil praeter domini nomen mutant pauperes.
Id esse verum, parva haec fabella indicat.
Asellum in prato timidus pascebat senex.
Is hostium clamore subito territus
suadebat asino fugere, ne possent capi.
At ille lentus 'Quaeso, num binas mihi
clitellas impositurum victorem putas?'
Senex negavit. "Ergo, quid refert mea
cui serviam, clitellas dum portem unicas?'
L'asino e il vecchio pastore
Nel mutare forma di governo, il più delle volte i poveri non cambiano nulla tranne il nome del padrone.
Questa favoletta dimostra che questo è vero.
Un timido vecchio pascolava un asinello nel prato. Atterrito dall'improvviso arrivo di nemici, consigliava l'asino di fuggire per non essere catturati. Ma il somaro cocciuto chiede: "Forse tu pensi che il vincitore mi imporrà una doppia soma?". Il vecchio rispose di no.
"E allora che mi interessa a chi dovrò servire, purchè io continui a portare una sola soma?".
16 Occorre stare alla larga dai furbi , dagli imbroglioni e da quanti hanno, appena possibile, la possibilità di eludere gli impegni presi.
Ovis cervus et lupus
Fraudator homines cum advocat sponsum improbos, non rem expedire, sed malum ordiri expetit.
Ovem rogabat cervus modium tritici,
lupo sponsore. At illa, praemetuens dolum,
'Rapere atque abire semper adsuevit lupus;
tu de conspectu fugere veloci impetu.
Ubi vos requiram, cum dies advenerit?'
La pecora il cervo e il lupo
Tutte le volte che un imbroglione chiede dei malvagi come garanti non intende risolvere la faccenda (in modo onesto) ma ingarbugliarla maggiormente.
Il cervo chiedeva alla pecora un moggio di grano avendo come garante il lupo. Ma quella, prevedendo un inganno: "Il lupo è sempre solito rubare e scappare ; tu a sottrarti dalla vista con corsa veloce. Dove vi cercherò, quando sarà arrivato il giorno della restituzione? "
17Iddio ha la mano lunga e nessuno può sfuggire alla sua giustizia
Ovis canis et lupus
Solent mendaces luere poenas malefici.
Calumniator ab ove cum peteret canis,
quem commendasse panem se contenderet,
lupus, citatus testis, non unum modo
deberi dixit, verum adfirmavit decem.
Ovis, damnata falso testimonio,
quod non debebat, solvit. Post paucos dies
bidens iacentem in fovea prospexit lupum.
'Haec' inquit 'merces fraudis a superis datur'.
La pecora il cane e il lupo
Chi dice il falso è solito scontare la pena del male che fa.
Poichè un cane bugiardo pretendeva da una pecora (la restituzione) di un pane che asseriva averle dato in prestito, il lupo chiamato come testimone asserì che la pecora non era debitrice di uno ma bensì di dieci pani.
La pecora condannata dalla falsa testimonianza (del lupo) pagò quanto non doveva. Dopo alcuni giorni vedendo il lupo morto dentro ad un fossato esclamò: "Questa e la paga che gli dei danno alla disonestà".
18  
Mulier parturiens
Nemo libenter recolit qui laesit locum.
Instante partu mulier actis mensibus
humi iacebat, flebilis gemitus ciens.
Vir est hortatus, corpus lecto reciperet,
onus naturae melius quo deponeret.
" Minime' inquit 'illo posse confido loco
malum finiri quo conceptum est initio"'.
La donna che sta per partorire
Nessuno torna volentieri nel luogo che gli recò danno.
Trascorsi i mesi della gestazione, nell’imminenza del parto, una donna giaceva sulla nuda terra mandando deboli lamenti. Il marito l’esortò a mettersi a letto per facilitare il parto.
“Assolutamente no!” disse “non credo assolutamente che il male possa aver fine nel luogo dove ha avuto inizio".
19   
Canis parturiens
Habent insidias hominis blanditiae mali;
quas ut vitemus, versus subiecti monent.
Canis parturiens cum rogasset alteram,
ut fetum in eius tugurio deponeret,
facile impetravit. Dein reposcenti locum
preces admovit, tempus exorans breve,
dum firmiores catulos posset ducere.
Hoc quoque consumpto flagitari validius
cubile coepit. 'Si mihi et turbae meae
par' inquit 'esse potueris, cedam loco'.
La cagna che sta per partorire
Le lusinghe dell'uomo malvagio sono trappole; quanto scritto di seguito insegna ad evitarle.
Una cagna prossima a partorire avendo chiesto ad un’altra di poter dare alla luce i piccoli nella sua cuccia l’ottenne facilmente.
In seguito alla padrona di casa che richiedeva la restituzione del posto, chiese supplicando (ancora) un po’ di tempo, per permettere ai piccoli di irrobustirsi. Terminata anche questa proroga, (la proprietaria) tornò a chiedere con insistenza la restituzione della cuccia. (A questo punto l’inquilina) rispose: “Ti lascerò il posto solo se sarai in grado di battere me e i miei cuccioli”.
20 La favola invita a moderare i nostri desideri per evitare disillusioni o danni forse irreparabili.
Canes famelici
Stultum consilium non modo effectu caret,
sed ad perniciem quoque mortalis devocat.
Corium depressum in fluvio viderunt canes.
Id ut comesse extractum possent facilius,
aquam coepere ebibere: sed rupti prius
periere, quam quod petierant contingerent.
I cani famelici
Un folle progetto non solo non può essere attuato
ma porta anche gli uomini alla rovina.
Dei cani videro una carcassa di animale immersa in un fiume.
Per poterla più facilmente estrarre per mangiarla,
cominciarono a bere l'acqua: ma, essendo scoppiati prima che potessero ottenere quanto desiderato, perirono.
   
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Ultimo aggiornamento: 01.10.2015
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