Sutor, ne supra crepidam...!
Aio te, Aeacida, Romanos vincere posse:
Io dico che tu o figlio di Eaco potrai vincere i Romani.
Io dico che i Romani vinceranno te o figlio di Eaco. (Quinto
Ennio Annali libro IV fragmenta 174).
Responso dato dall'oracolo di Delfo a Pirro che lo interrogava
sull'esito della sua avventura in Italia che, come tutti sappiamo,
non è poi finita troppo bene. Si tratta di un classico
esempio di predizione che, come si vede dalla traduzione,
consente una doppia interpretazione.
A latere:
Al fianco...Presso a ..
Termine tecnico che indica i due giudici che stanno al fianco
del presidente del tribunale e con lui formano il collegio
giudicante. Si dice anche dei cardinali scelti dal Papa per
missioni diplomatiche.
Albo lapillo notanda:
Giorno da contrassegnare con un sassolino bianco.
L'espressione che sottintende il vocabolo "Dies"
(=Giorno) allude alla abitudine dei Romani di segnare i giorni
felici (fasti) con un sassolino bianco; i giorni infelici
(nefasti) con uno nero. E' possibile anche trovarla nella
forma di "(Dies) albo lapillo signanda"
con analogo significato.
Alea iacta est:
Il dado è tratto.(Svetonio, Cesare, 32).
Alcuni riportano il detto nella versione "alea iacta
esto" (=il dado sia tratto). Noi abbiamo scelto
la dizione scelta da "The latin library" del George
Mason University. E' la storica frase di Cesare al passaggio
del Rubicone, fiume che non poteva essere superato in direzione
di Roma da generali romani alla testa di un esercito . Si
usa esclamarlo quando, dopo lunghe e complicate discussioni
si prende una decisione risolutiva, che non ammette ripensamenti.
Alias (vices)
Alias (dictus):
In altre circostanze
Altrimenti detto. (Espressione giuridica)
Usato quasi esclusivamente nel secondo significato di altro
nome o pseudonimo. Quando una persona o una cosa può
essere identificata in modo diverso dal suo nome si ricorre
all'uso di "alias": esempio ne sono cantanti
o attori come Fernand Contandin "alias" Fernandel.
Alibi:
Altrove
I film polizieschi e la cronaca nera ci hanno abituati all'uso
di questo ternine. Per estensione del termine "alibi"
è diventato sinonimo di attenuante, di giustificazione.
Aliena vitia in oculis habemus, a tergo nostra sunt:
Abbiamo davanti agli occhi i vizi degli altri, mentre i nostri
ci stanno dietro (Seneca De rerum natura Libro II , XXVIII).
Raccontata con altre parole è la riedizione della famosa
favola di Fedro in cui si racconta che Giove ha messo sulle
spalle di ognuno due bisacce. Quella sul petto, in cui è
possibile guardare dentro con facilità, contiene i
difetti degli altri, mentre quella dietro, che non possiamo
vedere, è piena dei nostri. Vedi anche "Peras
imposuit Iuppiter nobis duas". Concetto analogo
viene espresso nel passo evangelico dove siamo invitati a...
invertire le due bisacce per meglio permetterci di guardare
in quella nostra: "quid autem vides festucam in
oculo fratris tui trabem autem quae in oculo tuo est non consideras?
(=Perchè guardi la pagliuzza che è nell'occhio
di tuo fratello e non badi alla trave che hai nel tuo?)(Nuovo
Test. Lc. 6,41)".
Aliquando et insanire iucundum est:
Di tanto in tanto è piacevole fare qualche
pazzia (Seneca De tranquillitate animi Libro XVII, 10).
Dalle parole che introducono simile espressione sembra
che Seneca abbia preso l'espressione da un poeta greco "Nam,
sive graeco poetae credimus: aliquando..."(=infatti
sia che diamo retta al poeta greco quando sostiene che di
tanto in tanto...).
Aliquis latet error:
C'è sotto un qualche imbroglio ( Virgilio, Eneide,
Libro II, v.48).
Sono le parole pronunciate da Laocoonte sulla spiaggia di
Ilio guardando il cavallo ideato da Ulisse.
Vedi anche "Timeo Danaos et dona ferentes"
(=Temo i Greci anche quando portano doni).
Alium silere quod voles, primus sile:
Non raccontare tu per primo quello che vuoi che un altro
non racconti (Seneca, Fedra 876).
Sano principio che certo non aveva preso in considerazione
il barocciaio a cui fra Cristoforo aveva affidato Lucia e
Agnese. Scrive Manzoni al capitolo XI de "I promessi
sposi" che "Una delle consolazioni di questa
vita è l'amicizia e una delle consolazioni dell'amicizia
è quell'avere a cui confidare un segreto".
"... Il buon uomo da cui erano state scortate le
donne a Monza, tornando, verso le ventitré, col suo
baroccio, a Pescarenico, s'imbatté, prima di arrivare
a casa, in un amico fidato, al quale raccontò, in gran
confidenza, l'opera buona che aveva fatta ..." dando
al Griso l'opportunità di venire a capo di tutto in
meno di due ore.
Alleluia:
Lode al Signore.
Espressione di gioia e lode che S. Girolamo derivò
dall’ebraico "Halal" (=Lodare) e
"Jah" (=Signore) e introdusse nella liturgia
cristiana. Nella chiesa cattolica vengono sospese le preghiere
o i canti con simile espressione durante la quaresima per
il carattere penitenziale che questo periodo rappresenta.
Alma mater:
Madre fertile (Virgilio, passim).
D’ uso molto frequente presso i poeti, che chiamano
la terra fertile, considerandola come madre di ogni essere
vivente, animale e vegetale.
Alter ego:
Un altro me stesso.
Lo si dice normalmente di chi gode della totale fiducia del
mandante con piena facoltà di parlare ed agire a suo
nome.
Alterius non sit qui suus esse potest:
Non appartenga a un altro chi può appartenere a se
stesso (Cicerone)
Questa frase di Cicerone era stata scelta come motto da Philippus
Aureolus Teophrastus Bombastus von Hohenheim meglio conosciuto
come "Paracelso" nato in Svizzera nel 1493 e morto
nel 1541. Fu professore alla università di Basilea
medico alchimista e mago.
Ama et quod vis fac :
Ama e poi quello che vuoi fallo (Attribuita a
sant' Agostíno ).
Ritengo che questo invito di sant'Agostino sia stato
male interpretato dagli ultimi nostri politici. Il santo di
Ippona non parlava di amanti, escort , bunga bunga, serate
a luci rosse e non era certo questo tipo di amore (a pagamento)
che successivamente autorizzava le varie leggi e leggine "ad
personam".
Amant alterna camenae:
(Le muse) amano i canti alternati (Virgilio, egloghe. III,
v. 59).
Due pastori, Dameta e Menalca, si sfidano al flauto ed eleggono
come giudice il pastore Palemone che dice loro: Cominciate,
ora che ci siamo seduti sulla molle erbetta, e ora che ogni
campo, ora che ogni albero produce, ora che le selve fioriscono,
ora che la stagione bellissima. Comincia, o Dameta, tu, o
Menalca, attaccherai dopo. Canterete alternativamente: le
Camene amano i canti alterni. "Alternis dicetis ;
amant alterna Camenae".
Ambitiosa recidet ornamenta:
Toglierà gli ornamenti suggeriti dall'ambizione.(Orazio
Ars poetica, v. 447)
Il poeta traccia il ritratto di un critico severo ma giusto
che dovrà eliminare i versi inutili, addolcire quelli
troppo duri, eliminare gli inutili orpelli
Amen:
Prestar fede, credere.
Termine aramaico (lingua parlata da Gesù) che deriva
del verbo"aman" il cui significato primitivo è
"aver trovato un punto di riferimento (nel deserto),
una roccia come riparo nella notte...". Per traslato
lo stesso termine indica il"rendere sicuro, stabile,
l'avere fiducia". Nella religione cristiana, pronunciato
al termine di ogni preghiera, non vuole esserne la formula
di chiusura ma una autentica e completa professione di fede.
Nell'uso corrente indica rassegnata accettazione di quanto
non è in nostro potere cambiare o la rapidità
con cui una determinata azione viene compiuta (sono arrivato
in un "amen"), anche se in quest'ultimo
impiego resta più indicata l'espressione "fiat".
Amice, ad quid venisti?:
Amico per quale motivo sei venuto (Nuovo testamento Mt.26,
50).
Con atteggiamento scherzoso si indirizza simile domanda
a chi, inaspettatamente , viene a farci visita. Ben altro
senso invece avrebbe se consideriamo l'occasione in cui è
effettivamente stata pronunciata. Come scrive l'evangelista
Matteo, infatti, è la domanda che Gesù fa all'Apostolo
Giuda nel momento in cui questi lo bacia. Aveva infatti convenuto
con i principi dei Sacerdoti:"quemcumque osculatus
fuero ipse est tenete eum", (=chi bacerò
è lui, pigliatelo).
Amicis et, ne paucis pateat, etiam fictis:
Questa porta è aperta agli amici e, affinchè
non siano pochi, anche ai falsi amici.
Cosi l'avvocato Francesco Leo, patriota uomo di governo
e poeta, fece scrivere sulla porta della propria villa di
campagna dove, in volontario esilio, trascorse gli ultimi
anni della sua esistenza.
La segnalazione è del pronipote Eduardo. Personalmente
ho trovato interessante il libro da lui scritto e pubblicato
in rete che segnalo ai visitatori: Amicitia inter pocula contracta, plerumque est
vitrea:
Un'amicizia avvenuta tra i bicchieri è spesso fragile
come il vetro (Ignoto).
Certo il vino libera la persona dai freni inibitori e la invoglia
ad aprirsi più facilmente agli altri, ma da qui a stringere
amicizia, intesa come il sentimento che lega quasi indissolubilmente
due o più persone, con i compagni di bevuta ne passa
di differenza! Vedi anche "inter pocula".
Amicitia semper prodest, amor aliquando etiam nocet:
L'amicizia è sempre utile, l'amore a volte può
anche nuocere (Seneca Lettere a Lucilio Libro IV - 35 &
Publio Syro, Sententiae falso inter publilianas receptae v.
20).
L'amicizia è conseguenza di un atteggiamento normalmente
razionale nei confronti di un'altra persona mentre l'amore,
coinvolgendo la sfera affettiva e irrazionale è difficilmente
controllabile dalla ragione e quindi può risultare
deleterio se spinto all'eccesso.
Detto segnalato da Alberto Di S.
Amicus Plato, sed magis amica veritas:
Sono sì amico di Platone, ma ancora più della
verità (Ammonio, Vita d’Aristotele).
Sentenza che significa doversi a volte sacrificare anche le
amicizie personali, se contrarie alla verità, e alla
giustizia.
Amittit merito proprium qui alienum appetit:
Perde giustamente il proprio chi desidera l'altrui (Fedro,
Favolòe, Libro I, 4,1).
È la morale della favola: "il cane che porta la
carne attraverso il fiume". L'animale, per afferrare
l’ombra più grande riflessa nell’acqua,
finì col perdere anche il pezzo di carne che teneva
tra i denti.
Amore more ore re:
Dall'amore, dal comportamento, dalla bocca e dalla cosa. Autore
ignoto... almeno per me).
Anche i romani si divertivano, sempre che il detto non sia
stato pensato, in secoli più recenti, da qualche bontempone
che voleva mettere in difficoltà gli studenti. Vorrebbe
essere, almeno a prima vista un esercizio stilistico per dare
al lettore l'impressione di risentire nelle parole che legge
il riecheggiare delle ultime lettere pronunciate. "Verus
amicus amore more ore re cognoscitur" (=Il vero
amico si riconosce dall'amore, dal comportamento, dalle parole
e dalle azioni).
Amor descendit:
L'amore si trasmette.
E' questa l'interpretazione data dal padre di Alberto di S.
che ci ha segnalato il detto. L'amore dei genitori passa ai
figli in un ciclo ininterrotto. Troviamo un' analoga espressione
in uno scritto di sant'Agostino "Omnis amor aut ascendit,
aut descendit." che potrebbe estendere il concetto
dell'amore "umano": nell'ambito famigliare si amano
prima genitori, poi il coniuge, poi i figli, i nipoti estendendo
sempre più questo "allargarsi" agli altri
come i cerchi sull'acqua.
Per il santo di Ippona, che non parla di amore "umano"
ma "divino", il significato è però
completamente diverso. "Omnis amor aut ascendit,
aut descendit. Desiderio enim bono levamur ad Deum, et desiderio
malo ad ima praecipitamur" (=Ogni tipo di amore
è diretto verso l'alto o verso il basso. Veniamo infatti
elevati verso Dio dai buoni desideri ma precipitati verso
il basso da quelli cattivi).
Detto segnalato da Alberto di S.
Amor et deliciae humani generis:
Amore e delizia del genere umano (Eutropio, Breviario. VII.
21).
Soprannome che l’imperatore Tito Vespasiano meritò
per la sua bontà e benevolenza verso i sudditi. Accorgendosi
un giorno di non aver beneficato alcuno, disse addolorato:
Amici, hodie diem perdidi. (=amici, oggi
ho sprecato un giorno).
|