Sutor, ne supra crepidam...!
Castigat ridendo mores:
Corregge i costumi deridendoli (Jean de Santeuil).
Questa iscrizione, dovuta al poeta latinista francese sopra
citato, su richiesta dell'Arlecchino bolognese Domenico Biancolelli
venne apposta al busto di Arlecchino situato sul proscenio
della "Comédie Italienne".
La commedia e la satira, spargendo il ridicolo sui vizi e
difetti umani, sono un apporto importante per la riforma dei
costumi.
Casus belli:
Causa di discordia.
Propriamente è un atto grave che provoca la dichiarazione
di guerra fra due nazioni. Ironicamente, per estensione, si
dice di cose minuscole che, per l’esagerazione delle persone
interessate, diventano altrettanti "casus belli".
Casusne? Deusne?:
Fu il caso? Fu il volere divino ( (Virglilio
Eneide Libro XII, v.321).
Mentre Enea esorta i suoi e tenta di far rispettare
i patti nei confroti dei latini, una freccia lo colpisce ad
una gamba. Mai nessuno ne rivendicherà la paternità
e quindi Virgilio si chiede se sarà stato il caso o
il volere divino a guidare la freccia: sarà questa
l'occasione infatti per riprendere la guerra e sconfiggere
Turno. Una tradizione vuole che la pronunciasse Goffredo di
Buglione all'assedio di Gerusalemme. Vedendo tre uccelli su
una torre riuscì ad infilzarli tutti e tre con un unico
tiro di freccia. Quando qualche cosa ci riesce bene, difficilmente
ci gratificano con un "bravo" e sempre il risultato
viene attribuito al famoso fattore "C". Da oggi
usate l'espressione citata, farete un figurone!
Catus amat pisces, sed non vult tingere plantas:
Al gatto piacciono i pesci ma non vuole bagnarsi
le zampe per pescarli.
Sembra invece che nei pressi del Lago di Van, in
Anatolia, ci sia una varietà di gatto d'angora che
dovendo fare di necessità virtù ha dovuto "obtorto
collo" (=suo malgrado) imparare a nuotare per coniugare,
pescando, il pranzo con la cena.
Causa patrocinio non bona, maior erit:
Una causa cattiva risulta essere più difficile da difendere
(Ovidio-Tristia libro 1, 1, 26).
E' possibile trovare anche l'espressione" Causa patrocinio
non bona, peior erit" (=Una cattiva causa peggiora
se la si difende). Il significato è analogo
e ricorda il proverbio dialettale veneto:"Pezo el tacòn
del buso" (=Il rammendo è peggio dello strappo).
Caveant consules:
I consoli stiano attenti.
Inizio d’una raccomandazione che il Senato romano
faceva ai consoli quando lo Stato era in pericolo, e continuava:
ne quid respublica detrimenti capiat (=affinchè
la repubblica non riceva danno); ma generalmente si citano
solo le due prime parole, per dire: " Provveda chi è
alla testa; se la sbrighi chi comanda!"
Caveat:
Si faccia attenzione, non si superino i limiti
imposti.
Troviamo il verbo "caveo" (=fare attenzione)
in espressioni usuali quali "cave canem", "caveant
consules", "caveat emptor" ecc... ma,
da alcuni mesi, lo si incontra anche in un contesto per me
inusuale. Sia i giornali che il governo, con riferimento al
nostro contingente militare dislocato in Afghanistan, utilizzano
tale vocabolo per indicare le limitazioni di impiego dei militari
in quei territori, limitazioni che non ne consentono l'impiego
al di fuori dall'area loro assegnata. Solamente in caso di
estrema necessità il comando Nato può richiedere
una deroga che, solo il governo di competenza, può
a sua discrezione concedere.
Anche la lingua inglese si è appropriata di simile
espressione latina assegnandole sia il significato di avvertimento,
atteggiamento di cautela, ammonimento" che di "Preavviso
legale ad un giudice o un pubblico ufficiale a sospendere
un certo procedimento fino a quando il notificante non sia
stato ascoltato. Fino al 1909,
sempre negli Stati Uniti, il
"caveat" era un documento legale inviato
alla United States Patent Office con il quale si "avvertiva"
tale l'ente che, entro 12 mesi, sarebbe stata presentata una
richiesta di un determinato brevetto.
Cave a signatis:
Guardati dai segnati.
I segnati nella immaginazione popolare erano tutti coloro
con un difetto fisico, storpi, ciechi, zoppi, nani e le loro
lesioni erano ritenute una punizione divina che poteva essere
anche tramndatadi padre in figlio e la deformità esteriore
era vista come un riflesso della cattiveria o del peccato
interiore. Scrive il Levitico (Antico Testam. Lv. 21,21) "Omnis,
qui habuerit maculam de semine Aaron sacerdotis, non accedet
offerre incensa Domini nec panem Dei sui" (=Nessun
uomo della stirpe del sacerdote Aronne, con qualche deformità,
dovrà accostarsi ad offrire le vittime consumate dal
fuoco in onore del Signore nè il pane del suo Dio).
Troviamo un accenno a questa credenza anche nel Vangelo (Gv.
9,2) nel racconto della guarigione del cieco quando i discepoli
di Gesù chiedono:"Rabbi, quis peccavit, hic
aut parentes eius, ut caecus nasceretur? " (= Maestro,
chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perchè egli
nascesse cieco?).
Caveat emptor:
Il compratore stia attento ( a non farsi infinocchiare).
Nelle transazioni commerciali in assenza di un chiara garanzia
sul contratto di acquisto l'acquirente compra a suo rischio
e pericolo.
Cave canem:
Attenti al cane
Ringrazio Elia C. per avermi segnalato tale dimenticanza.
Ritengo la frase piuttosto nota, soprattutto perchè
immortalata in innumerevoli documentazioni musive ricuperate
negli scavi di Pompei e raffiguranti un cane alla catena con
la scritta di cui stiamo parlando.
Detto segnalato da Elia C.
Cave, cave Dominus videt:
Fai attenzione, fai attenzione, il Signore ti vede (Hieronyus
Bosch 1450-1516).
Pittore olandese. Firmò alcuni dei suoi dipinti
con Bosch (pronunciato come Boss in Olandese). In spagnolo
viene spesso chiamato El Bosco; in italiano è talvolta
designato come Bosco di Bolduc (da Bosch e Bois le Duc, traduzione
francese di 's-Hertogenbosch (= Bosco Ducale), città
natale di Bosch). Troviamo la scritta nell' iride centrale
del dipinto conosciuto come i "I sette peccati capitali".
Cave ne cadas:
Attento a non cadere.
Nell'antica Roma" l'imperator" (=comandante
di un esercito), che al termine di una guerra vittoriosa
avesse ucciso almeno 5000 nemici, media spesso ricorrente,
otteneva dal Senato l'onore del trionfo. Sul cocchio che lo
portava verso il Campidoglio si trovava anche uno schiavo
con il duplice incarico: reggere la corona al vincitore e,
pulce nell'orecchio, sussurrargli: "cave ne cadas".
(=ricordati che sei un uomo, attento a non cadere nelle tante
tentazioni che la gloria ti offre).
Cedant arma togae:
Le armi lascino posto alle toghe (Cic., De off., I, 22).
Frase pronunciata da Cicerone in memoria del suo consolato.
Si cita la frase come auspicio per esprimere il desiderio
che il governo militare, simboleggiato nelle armi, faccia
posto al governo civile, rappresentato nella toga. Troviamo
questa espressione usata ne" I Promessi Sposi" al
cap. XIII. "Era veramente il caso di dire: "cedant
arma togae"; ma Ferrer non aveva in quel momento
la testa a citazioni: e del resto sarebbero state parole buttate
via, perchè l'ufiziale non conosceva il latino.
Cedo bonis:
Rinuncio ai miei beni.
Quando ancora la giustizia si amministrava facendo in modo
che la pena dovesse essere scontata (non
come oggi che più nessuno paga) il commerciante insolvente
o che dichiarava bancarotta doveva, in pubblico, durante un
giorno di mercato battere per tre volte le natiche nude su
una apposita pietra cosparsa di trementina ripetendo ogni
volta "cedo bonis" e questo per tre mercati
consecutivi.
Censui et in eam ivi sententiam:
Dopo attenta valutazione ho decretato che...
(A. Manzoni I promessi Sposi cap. V).
Sono le parole che il dottor Azzeccagarbugli
pronuncia lodando la bontà del vino offerto dal suo
anfitrione: don Rodrigo. Ben più abituato
a comportarsi da parassita che non da avvocato soprattutto
quando dovrebbe mettersi contro dei potenti. Il detto può
anche essere tradotto con "dico, proferisco e sentenzio"
espressione usata per concludere una discussione su cui non
si intende più tornare.
Cerebrum non habet:
Non ha cervello (Fedro, Favole, Libro I, 7,2).
È l’esclamazione della volpe che, avendo trovata una maschera
teatrale, la trova molto bella ma... priva di cervello. Corrisponde
ai nostri proverbi: "L’abito non fa il monaco" oppure
"Le apparenze ingannano".
Cetera desunt:
Il resto manca (Ovidio Metamorfosi Libro V, v.
528).
Espressione usata da letterati, studiosi per indicare
che certi testi non sono completi per parti mancanti o illeggibili.
Ceteris paribus:
A parità di tutte le altre circostanze.
La frase è d’uso frequente nei paragoni, quando
si vuoi stabilire una base comune di uguaglianza fra due oggetti,
e far risaltare il punto di divergenza, oppure nelle leggi
e nei contratti per fissare le condizioni. Si trova anche
nei Promessi Sposi al cap. XXVII.
Chorda qui semper oberrat eadem:
Colui che sbaglia sempre la stessa corda (Orazio,
Ars poetica v. 366).
Vedi anche "Errare humanum est". Forse
vi sarà capitato di vivere in un condominio dove abita
un musicista che ogni giorno, per ore ed ore, ripete allo
strumento lo stesso difficile passaggio. Ora finalmente, quando
siete stanchi di sentirlo, potete suonare alla sua porta ed
esclamare nella lingua di Cicerone:"Eheu!
chorda semper oberras eadem". Però!
caschi sempre nello stesso errore.
Cibi condimentum esse famem:
La fame è il condimento del cibo (Cicerone "De
finibus bonorum et malorum II")
Anche il nostro oratore per bravo che fosse non disdegnava
appropriarsi di detti altrui, sempre rimasticandoli però.
La paternità della frase è da attribuirsi al
filosofo Socrate e tradotta in latino suonava così
"cibi condimentum esse famem, potionis sitim"
La fame rende gustoso ogni cibo, la sete ogni bevanda".
Cicero pro domo sua:
Cicerone in difesa della sua casa (Cicerone).
Titolo di un’ orazione tenuta dal sommo oratore per
riavere l’area e i fondi per rifabbricare la sua casa,
confiscatagli durante l’esilio. Si cita volentieri all’indirizzo
di chi difende con fervore una causa propria, o di chi si
esalta nel far valere le proprie ragioni.
Circumlegentes devenimus Rhegium:
Costeggiando giungemmo a Reggio Calabria (Nuovo
test. Atti 28,13)
Iscrizione posta sul frontone del duomo di Reggio
Calabria per ricordare che nel 60 l'apostolo
Paolo, dopo una tormentata traversata, vi
approdò prima di essere condotto a Roma per essere
giudicato dall'imperatore a cui, come cittadino romano, si
era appellato.
Civis Romanus sum:
Sono cittadino romano (Cicerone, In Verrem 11, V, 62).
Frase ripetuta con orgoglio da vari personaggi latini, per
far valere i privilegi che loro erano concessi dalla cittadinanza
Romana. Anche ai prigionieri che potevano vantare tale prerogativa
veniva riservato un trattamento di favore.
Claudite iam rivos, pueri, sat prata biberunt:
Chiudete i ruscelli o fanciulli, i prati hanno bevuto
a sufficenza (Virgilio, Egloghe, III, 111).
Si cita per invitare qualcuno a tacere dopo un lungo discorso,
o a finire qualche noiosa o laboriosa occupazione.
Coactus volui:
Volli, ma costretto.(Giustiniano Digesto libro IV).
"Quia quamvis si liberum esset noluissem, tamen coactus
volui" (=Poiché per quanto fossi libero e
non lo volessi, tuttavia costretto lo volli). Con tale principio
l'imperatore Giustiniano non ammette l"'actio metus",
cioè l'effetto paura come giustificazione per un'azione
compiuta ancorché contro la propria volontà.
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