Sutor, ne supra crepidam...!
Delenda Carthago:
Cartagine deve essere distrutta (Floro, Storia romana, lI,
13).
Era il ritornello consueto di Catone che sempre terminava
i suoi discorsi, su qualunque argomento li tenesse con la
frase: "Ceterum censeo Carthaginem esse delendam"
(=Quanto al resto , penso che Cartagine debba essere distrutta),
ritenendo che i nemici, o bisogna renderseli amici, o bisogna
schiacciarli se le forze lo consentono e, nel caso di Cartagine
come già era avvenuto per la civiltà etrusca,
questa seconda era l’unica soluzione. La frase si usa
per esprimere l’idea fissa di qualcuno che torna insistentemente
sul medesimo argomento.
Deliberando saepe perit occasio:
Stando a pensare, spesso perdi un’occasione (Publilio
Sirio Sententiae 140).
La capacità di prendere decisioni rapide dicono sia una delle
prerogative dei più grandi condottieri da Alessandro Magno
ad Annibale, da Cesare a Napoleone. Un tentennamento può decidere
una battaglia o addirittura il corso della storia. Ricordiamo
l'indecisione di Annibale dopo la battaglia di Canne che fece
esclamare a Maarbale "Vincere scis Hannibal, victoria
uti nescis". Se avesse marciato su Roma, ormai indifesa,
non ci sono dubbi che la nostra storia sarebbe stata scritta
in modo ben diverso. Esiste un detto milanese che cerco di
rendere in italiano: Meglio un "vado" che cento
"andrò"!
De minimis non curat praetor:
Il pretore non si occupa di cose di ordinaria amministrazione.
La carica di pretore istituita attorno all'anno 366 a.C. ed
alla quale erano ammessi solamente i patrizi comportava, per
chi la ricopriva, notevoli responsabilità che andavano
dall'amministrazione della giustizia alla responsabilità
di governo quando i consoli erano assenti da Roma. Il "Praetor
urbanus" successivamente venne affiancato da un
collega chiamato "Praetor peregrinus".
Normalmente si usa il detto per spiegare all'interlocutore
che chi ricopre alte cariche non può occuparsi anche
delle inezie. Non stona neppure quando lo si usa per colpire
la negligenza di qualche superiore che, oltre le cose piccole,
non cura nemmeno le grandi.
Deminutio capitis:
Diminuzione di diritti.
Si usa questa espressione per indicare il cambiamento, in
peggio, delle condizioni di una persona, o una riduzione di
potere sia sul posto di lavoro che in politica. Per gli antichi
romani significava la perdita di certi diritti civili. Esistevano
tre diversi gradi di "Deminutio capitis",
che rispettivamente comportavano la schiavitù o la
condanna a morte "maxima", la perdita della
cittadinanza romana "media" o la perdita
dell'adozione "minima".
Demissa voce locuta est:
Parlò a voce bassa (Virgilio Eneide libro III v
320 ).
Assistiamo al racconto del dramma di Andromaca moglie di Ettore.
Dopo aver visto il marito ucciso da Achille, aver assistito
alla distruzione di Troia ed all'uccisione del figlio Astianatte
scagliato dalle mura di Troia da Pirro, dello stesso figlio
di Achille è costretta a diventar moglie. Ora in terra
straniera, dopo tante sventure, rimpiange la sorte della cognata
Polissena che, pur uccisa dallo stesso Pirro sulla tomba del
padre Achille, non aveva sopportato come lei condizioni così
umilianti.
Demissos animos et tacitos vitare memento:
Ricordati di evitare quelli che fingono umiltà
e parlano poco (Disthica Catonis, Libro IV, XXXI).
Il distico completo sarebbe: "Demissos animo ac tacitos
vitare memento: Qua flumen placidum est, forsan latet altius
unda". (=Ricordati di evitare quelli che fingono
umiltà e parlano poco: dove il fiume scorre più
tranquillo forse si nasconde l'onda più alta).
De mortuis nihil nisi bonum:
Dei morti si deve dire solo bene (Chilone?).
La tradizione, rifacendosi a Diogene Laerzio, ne
assegna la paternità a Chilone (VI sec. a.C.) uno dei
sette saggi della Grecia ed indipendentemente dall'autore
tutti noi sappiamo quanto sia vera questa affermazione. Non
so dalle vostre parti ma dalle mie non esiste morto di cui,
quando se ne parla, non si premetta l'espressione:"la
buonanima di xxxx" e, sempre in tema di defunti, altra
espressione abusata, qualunquista e spudoratamente falsa che
non accetto è :"sono sempre i migliori che se
ne vanno!". Significa che noi che restiamo siamo la feccia?
Sarò cinico ma essere tra i peggiori non mi disturba
in queste occasioni.
Dente lupus, cornu taurus petit:
Il lupo assale con i denti, il toro con le corna.
(Orazio, Satire, Il, 1, 52).
Scrive il poeta che ciascuno si difende con i propri mezzi,
usando le capacità e le armi fornitegli da natura.
Infatti se il lupo e il toro usano rispettivamente i denti
e le corna, Sceva lo scialaquatore non si macchierà
le mani del sangue della madre troppo longeva, ma la ucciderà
con la cicuta avvelenandole il miele.
Dente superbo:
Con dente sdegnoso. (Orazio, Satire, libro II sat.6 , v. 87).
E' la descrizione dell'atteggiamento tenuto dal topo di città
alla mensa frugale del topo di campagna. Quest'ultimo che
in onore dell'ospite aveva dato fondo a tutte le sue riserve
alimentari: ceci, avena, acini di uva passa, pezzetti di lardo
mangiucchiati nel tentativo di vincere con l'abbondanza e
la varietà delle portate l'atteggiamento sdegnoso dell'amico
si sente chiedere: "quid te iuvat amice, praerupti
nemoris patientem vivere dorso?" (=Che ci trovi
a vivere in miseria su questo dirupo tra i boschi?). Continua
a: "carpe viam, mihi crede,comes!".
Deo gratias!:
Sia ringraziato Dio.
Era la risposta che il ministrante dava al sacerdote che con
"Ite, missa est" (=andate, siete congedati)
congedava l'assemblea. Questa espressione liturgica è
divenuta comune nel linguaggio familiare per esprimere la
soddisfazione di un buon successo, della partenza di un rompiscatole,
della fine d’una conferenza noiosa.
Deo ignoto:
Al dio sconosciuto (Atti degli Apostoli,XVI I, 22).
Iscrizione letta da S. Paolo su un tempio di Atene, durante
il suo ministero apostolico. Ne prese lo spunto per far conoscere
il Dio dei Cristiani.
La frase s’usa talora per indicare che un libro, un’opera.
un monumento, non si sa a chi siano dedicati.
De omni re scibili et quibusdam aliis:
Di tutto lo scibile e di tanto altro ancora.
Era il motto di Pico della Mirandola che per capacità
mnemonica e cultura riteneva essere il migliore tra gli uomini
del suo tempo. Si usa per designare in modo ironico quanti
si ritengono ..."tuttologi".
De plano:
Facilmente, senza alcuna formalità.
Locuzione del linguaggio giuridico. Alcuni esempi possono
chiarire il concetto : Il tribunale può provvedere
"de plano" e senza garanzia... ...Penso
sia sfuggito a coloro che sono intervenuti, che la richiesta
non va accolta "de plano" e che non è
possibile ottenere "sic et simpliciter"
...la previsione del procedimento "de plano"
troverebbe ragione nel fatto che... ...Come si evince "de
plano" dalle censure appena esposte.
De profundis:
Dal profondo (dell'abisso) (Liturgia, Salmo
129).
È l’ inizio del noto salmo che si recita o si
canta nella liturgia dei defunti. Si usa parlando di persona
che si crede spacciata: gli si può cantare il "De
profundis".
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