Sutor, ne supra crepidam...!
Ecce ancilla Dei (o Domini):
Ecco la serva del Signore.(S. Luca, I, 38).
Sono le note parole di risposta che la Vergine diede all’angelo
dell’ Annunciazione.
Nell’uso comune si cita per dichiararsi sottomessi a
qualsiasi ordine dei superiori.
Ecce lignum crucis, in quo salus mundi pependit :
Ecco il legno della croce da cui dipende la salvezza del
mondo.
Espressione tratta dalla liturgia del Venerdì
Santo. Per i cristiani la morte di Cristo in croce rappresenta
la più grande dimostrazione di amore di un Dio verso
l'umanità. Solo un Dio ha la possibilità di
donare la vita dopo la morte.
Ecce homo:
Ecco l'uomo. (S. Giovanni, XIX, 5).
Parole pronunziate da Pilato nel presentare Gesù Cristo,
flagellato e coronato di spine, al popolo. Sono divenute anche
il titolo di vari quadri raffiguranti tale soggetto. Nell’uso
corrente si ripetono per qualche persona ridotta male in arnese:
Poveretto! sembra proprio un "Ecce homo"!
Ecce iterum Crispinus!:
Ecco di nuovo Crispino. (Giovenale, IV, 1).
Ossia, ecco di nuovo l’importuno, il noiosissimo Crispino.
La frase si adopera unicamente in cattivo senso, cioè
quando si tratta di persona fastidiosa, seccante
Edamus, bibamus, gaudeamus:
Mangiamo, beviamo, godiamo. (Ignoto... fortunatamente)
Come proclama di vita lo ritengo molto riduttivo della dignità
umana. E' pur vero che, come recitava Lorenzo il Magnifico,
se accettiamo una visione edonistica e materialistica e pagana
della notra vita, "del doman non v'è certezza"
ma questo non significa che si debba ridurre l'uomo ad un
semplice... tubo.
Editio princeps:
Edizione principale
Con queste parole si indica la prima e, si suppone, la più
autentica edizione di un libro o di un'opera.
Ego nolo Caesar esse:
Non vorrei essere Cesare (Anneo Floro).
Sono le prime parole di un epigramma che il poeta invia all'imperatore
Adriano in cui esprime il suo dispiacere per le fatiche che
in quel momento sta sopportando lontano da Roma: "Ego
nolo Caesar esse, ambulare per Britannos, latitare per Germanos,
Scythicas pati pruinas" (=Non desidero essere Cesare,
girare tra i Britanni, nasconderti tra i Germani e patire
gli inverni della Scizia.) Forse con queste parole pensava
di suscitare invidia nell'imperatore , ma questi a... stretto
giro di posta rispose: "Ego nolo Florus esse..."
Ego nolo Florus esse:
Non vorrei essere Floro ( Imperatore Adriano).
A Floro, in risposta ad alcuni versi che gli erano stati da
lui inviati, l'imperatore Adriano così rispose: "Ego
nolo Florus esse, ambulare per tabernas, latitare per popinas,
culices pati rotundos" (=Non desidero essere Floro,
girare tra i tuguri, nascondermi nelle osterie e patire (i
morsi) di grasse pulci!). Adriano pur lontano da Roma sempre
era imperatore con tutti gli agi e gli onori che questo comportava
e, nel aimpatico scambio di battute sembra rimarcare tale
concetto.
Ego sum alpha et omega, principium et finis:
Io sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine.(Nuovo Testam.
Apocalisse, 1,8).
"Alfa e omega" sono rispettivamente
la prime a l'ultima lettera dell'alfabeto greco e sono usate
in senso figurato per indicare l'inizio e la fine di ogni
cosa. Nell' Apocalisse troviamo simile espressione usata dall'evangelista
Giovanni per spiegare come Dio sia l'inizio e la fine di tutto.
Nella iconografia tombale è piuttosto comune trovare
le due lettere greche presso le due date più significative
del defunto:nascita e morte.
Detto segnalato da Sara.
Ego sum Pastor bonus:
Io sono il buon pastore (Nuovo Testam., Gv. 10,
11 e 14).
Nel Vangelo di Giovanni troviamo simile espressione pronunciata
da Gesù ben due volte: "Ego sum pastor bonus;
bonus pastor animam suam ponit pro ovibus" (=Io
sono il buon pastore, il buon pastore offre la vita per le
pecore) "Ego sum pastor bonus et cognosco meas, et
cognoscunt me meae" (=Io sono il buon pastore, conosco
le mie pecore e loro conoscono me). E' altresì un mottetto
del musicista Waclaw z Szamotulski noto anche con il nome
latino di Venceslaus Samotulinus e, con l'altro mottetto "In
te Domine speravi" (=In te Signore ho sperato )
sempre dello stesso autore, vanta il primato di essere stata
le prima composizione musicale polacca stampata all'estero.
Ego sum qui sum:
Io sono colui che sono (Antico Testam. Esodo 3, 14.)
A Mosè, che gli chiede quale definizione deve dare
di Lui al popolo ebreo in attesa, Dio risponde con questa
frase che sintetizza la grandezza di un essere superiore che
non può essere né descritto né definito.
Solamente chi è eterno può utilizzare il verbo
"essere, esistere" al presente .
Nell'uso quotidiano viene presa a prestito per spiegare al
nostro interlocutore che dobbiamo essere accettati così
come siamo, con i nostri pregi e difetti.
Ego te amata capio:
Io prendo te mia amata.
Con queste parole il Pontefice Massimo consacrava le
Vestali, sacerdotesse della dea Vesta. Da questo momento esse
servivano nel tempio la dea per almeno trentanni impegnandosi
a non venir meno al voto di castità fatto, pena essere
murate vive in una stanza sotterranea.
Eheu! Fugaces, Postume, Postume, labuntur anni:
Ahimè! Caro Postumo, gli anni scorrono velocemente.
(Orazio, Odi, Il, 14, 1).
Volano gli anni, o Postumo, e viene la vecchiaia e la morte
contro le quali non c'è rimedio. Dovrai separarti da
tutto quello che ti sta a cuore ed il tuo erede, certo più
saggio di te, si godrà i vini da te gelosamente custoditi.
Il concetto del tempo che inevitabilmente scorre con le conseguenze
appena raccontate viene ripreso anche da Virgilio (Georgiche,
Libro III, 284):"Fugit, interea, fugit inreparabile
tempus", (= Il tempo scorre irrimediabilmente) da
Ovidio (Fasti, Libro VI, 771): "Tempora labuntur,
tacitisque senescimus annis et fugiunt freno non remorante
dies" (= Il tempo passa ed invecchiamo senza accorgercene
e i giorni fuggono senza che alcun freno li rallenti),
da Dante (Purgatorio, Libro IV, 9): "Vassene
il tempo e l'uom non se ne avvede" per terminare
con una anonima scritta su meridiane che ribadisce analogo
concetto: "Ruit hora" (= l’ora precipita).
Eiusdem furfuris:
Della medesima crusca
Epiteto che si dà, sempre in cattivo senso, a due soci
che si rassomigliano perfettamente per vizi, malvagità
e difetti. Si usa anche l’espressione "eiusdem
farinae", (=della stessa farina).
Emitur sola virtute potestas:
Il potere si compra solo con il valore (Claudio
Claudiano, De tertio consulatu Honorii, 188).
Claudiano nacque ad Alessandria d'Egitto (circa 370
d.C.) e attorno al 395 si trasferì a Roma. Fu alla
corte di Onorio di cui nel 404 ne recitò il panegirico
per il consolato.
Emunctae naris:
Di naso fine (di buon fiuto). (Orazio, Satire, I,
4, 8).
Dicesi di uomo che ha, come si suol dire, " un buon naso",
cioè intelligenza acuta e pronta, intuizione rapida
e sicura, che sa prevedere gli avvenimenti.
Ense et aratro:
Con la spada e l'aratro.
"E' l'aratro che traccia il solco, ma è la
spada che lo difende" così declamava la propaganda
fascista per bocca di Benito Mussolini: mi auguro che mai
più nessuno possa sentire parole simili.
Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem:
Gli elementi non sono da moltipicare oltre il
necessario
Ogni soluzione più semplice è sempre
la migliore e ha maggiori possibilità di essere corretta.
Tale principio, alla base del pensiero scientifico moderno,
nella sua forma più semplice suggerisce l'inutilità
di formulare più assunzioni di quante strettamente
necessarie per spiegare un dato fenomeno.
Epicuri de grege porcum:
Porco del gregge di Epicuro (Orazio, Epist. I, 4, 10).
Parrebbe impossibile che il gaudente Orazio arrivi a darsi
questo... eufemismo! Ma si resta dubbiosi se egli abbia inteso
proprio dare del porco a sè stesso, o trattare come
tali i suoi egregi commensali epicurei.
La frase è rimasta, in senso tutt’altro che benevolo,
per indicare gli uomini avidi solo dei piaceri dei sensi.
E pluribus unum:
Da tanti uno (attribuito a P. Virgilio Marone).
Equivale al nostro proverbio: l'unione fa la forza.
Come motto è universalmente noto per essere stampato
sul dollaro americano e precisamente sul nastro che l'aquila
tiene nel becco. Il primo utilizzo che la neonata nazione
americana fece di questa espressione latina fu nel 1776 quando
la scelse come motto da apporre allo stemma della prima confederazione
dei tredici stati indipendenti che concorsero a formare il
primo nucleo degli Stati Uniti d'America e tutt'ora ricordati,
nella bandiera statunitense, dalle tredici strisce bianche
e rosse.
Equus Seianus:
Cavallo di Seio(Gellio, Noctes Atticae, 3 - 9).
Modo di dire applicato a chi era perseguitato dalla
sfortuna. Sembra si trattasse di un bellissimo cavallo che
portava disgrazia a chiunque ne diventasse lo sfortunato possessore.
Gneo Seio infatti, primo proprietario, venne condannato a
morte da Marco Antonio. Quest'ultimo, entrato in possesso
dell'animale, dopo che dello stesso ne furono proprietari
sia il console Cornelio Dolabella che Caio Cassio, pure essi
colpiti da morte violenta, ebbe la sorte che tutti conosciamo.
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