Sutor, ne supra crepidam...!
Nec pluribus impar:
Non inferiore ai più
Motto scelto da Luigi XIV come stemma accompagnato all'immagine
del sole che illumina con i suoi raggi la terra, volendo indicare
che anche lui come il sole era al sopra di tutti e di tutto.
Nec plus ultra:
Non più avanti.
Iscrizione scolpita da Ercole, secondo la mitologia, sui monti
Calpe ed Abila, creduti i limiti estremi del mondo, oltre
i quali era vietato il passaggio a tutti i mortali. Nell’uso
comune la frase, modificata in "Non plus altra",
serve ad indicare il limite estremo, cioè il massimo, della
perfezione, dell’eleganza, dell’arte con cui si è finito qualche
lavoro.
Nec prius amissam, respexi:
Né a lei perduta, prima guardai (Virgilio Eneide Libro
II v 741).
Nel racconto che fa della notte in cui venne distrutta
Troia troviamo un Enea che si preoccupa del vecchio Anchise,
del figlio Iulo, dei Penati e dei pochi soldati che è
riuscito a raccogliere attorno a sé per portarli lontano
dalla città in fiamme, ma non si preoccupa della moglie
Creusa ben sapendo che a lei non sarebbe servito aiuto alcuno.
Uccisa dai soldati greci gli apparirà come ombra chiedendogli
di non preoccuparsi per lei, cui la sorte aveva vietato di
seguirlo, perchè un'altra sposa gli era destinata.
Nec spe nec metu:
Né con speranza, né con paura.
Direi che è un invito a vivere la vita con oggettività
e serenità accettando la buona e la cattiva sorte senza
confidare troppo nella fortuna e senza angosciarci per le
avversità ricordando che "sufficit diei malitia
sua".
Ne extra oleas:
Non andate al di là degli ulivi.
Si tratta di un invito a non varcare i confini imposti.
Sembra derivi dal fatto che attorno allo Stadio di Atene fossero
piantati dei filari di ulivi che non dovevano essere oltrepassati
dagli atleti.
Neglectis urenda filix innascitur agris:
Nei campi abbandonati cresce solo la felce, buona
per essere bruciata (Orazio Satire Libro I, 3 v.37).
Viva rappresentazione dell'origine del latifondo.
Come ricorda Sallustio (Bellum Iugurthinum 41) "Interea
parentes aut parvi liberi militum, uti quisquis potentiori
confinis erat, sedibus pellebantur" (=pertanto i
genitori o figli piccoli dei soldati, a seconda che ciascuno
confinava con uno più potente, venivano cacciati dalle
loro case) quando gli uomini atti alle armi si trovavano in
guerra molte terre, per mancanza di braccia, restavano incolte
e riusciva facile ai proprietari più forti e più
ricchi costringere i vecchi genitori a cedere le terre per
un tozzo di pane. I prigionieri di guerra ridotti schiavi
e comprati a basso prezzo dai ricchi proprietari erano mandati
a sostituire i liberi lavoratori che si inurbavano e, terminati
i pochi soldi, ingrossavano le file del proletariato.
Ne gloriari libeat alienis bonis:
Affinché qualcuno non si vanti dei meriti altrui.(Fedro,
Favole, Libro I,3,1.)
È il primo verso della favola: La Cornacchia superba e il
Pavone. La Cornacchia, vestitasi con le penne del Pavone,
quando venne riconosciuta fu rifiutata sia dai Pavoni che
dalle altre Cornacchie.
Nego maiorem:
Nego la prima parte, nego la premessa maggiore.
L'espressione si usa per confutare un ragionamento negando
la veridicità dell'assunto iniziale. Nella sua forma
più semplice il sillogismo e' un ragionamento in base
al quale da una premessa detta maggiore ed accettata come
universalmente vera e da una detta minore se ne deduce una
conclusione. Negando la premessa maggiore cade tutto il ragionamento.
Ne laterum laves:
Non perder tempo a lavare il mattone ( Terenzio, Phormio I,
IV, 9).
Espressione latina che invita a non fare cose inutili
e che trova la sua vera traduzione nel nostro detto "pestar
l'acqua nel mortaio o cercare di svuotare il mare con un cucchiaio"
per non correre il rischio di dire con Plauto (Poenulus,
atto I) dopo aver tanto faticato : "Oleum et
operam perdidi" (=Ci ho rimesso l'olio e la fatica!).
Nemini teneri:
Non essere schiavi di nessuno.
Motto che gli abitanti della Repubblica di san Marino
attribuiscono al santo che a questa rebblica ha dato il nome.
La tradizione vuole fosse un tagliapietre venuto dalla Dalmazia
negli ultimi decenni del 200 Giunto nella zona del monte Titano
in cerca di pietre da lavorare, restò affascinato dal
maestoso monte e vi si stabilì lavorando e convertendo
gli abitanti al cristianesimo.
Unico Santo fondatore di uno Stato e patrono della Repubblica
che porta il suo nome venne sepolto nella chiesa da lui stesso
eretta.
Detto segnalato da Vinicia P. coautrice
del sito
Nemo me impune lacessit:
Nessuno mi provoca impunemente.
Motto dell'Ordine del Cardo e di 3 reggimenti scozzesi
del British Army. Fu usato come ammonimento per i falsari
e tutela contro la tosatura nel contorno delle prime monete
prodotte meccanicamente sotto Carlo I. Attualmente è
ancora utilizzato sul contorno delle monete da 1 sterlina.
Nemo, nisi victor, pace bellum mutavit:
Nessuno se non il vincitore cambiò la guerra con
la pace (Sallustio, Bellum Catilinae,58).
Solamente vincendo si diventa arbitri della pace.
Sapienza antica quanto il mondo. Come scrive sempre Sallustio
nel Bellum Iugurthinum "omne bellum sumi facile"
(= ogni guerra la si intraprende senza difficoltà)
ma la difficoltà sta nel concludere la pace. Non è
chi la inizia, infatti che ha anche il potere di concluderla
perché è solo del vincitore a farlo "non
in eiusdem poteste initium eius et finem esse" (=non
è potere dello stesso che l'ha iniziata porvi fine).
Ricordo comunque, e non per contraddire Sallustio, che anche
dai vincitori la pace è riacquistata a prezzo di infinite
pene ed il sacrificio dei più valorosi come bene scrive
Tacito (Historiae, Liber IV, 69) "Sumi bellum
etiam ab ignavis, strenuissimi cuiusque periculo geri"
(=alla guerra vanno anche i vili, ma che a condurla ci vuole
gente di grande valore che sappia rischiare).
Nemo potest duobus dominis servire:
Nessuno può servire due padroni. (Nuovo
Test. Mt. 6,24)
La frase continua: "aut enim unum odio habebit
et alterum diliget... non potestis Deo servire et mamonae"
(= odierà infatti l'uno e amerà l'altro... così
anche voi non potete servire Dio e il danaro).
Credo che pochissimi dei nostri attuali e passati parlamentari
conoscano o applichino questo detto evangelico considerando
la velocità con cui si aggiogano a carri politici fino
a pochi giorni prima detestati, ben sapendo che quando "una
sedia" vacilla occorre sostituirla in tempo con un'altra
se offre maggiori garanzie di stabilità.
Nemo propheta in patria:
Nessuno è profeta nella sua patria (Nuovo Testamento Mt 13,57-58).
E' l'amaro sfogo di Gesù per la freddezza e indifferenza
con cui nella sinagoga di Nazareth i suoi concittadini accolgono
il suo messaggio. Ancor oggi simile espressione viene usata
da coloro che vedono il proprio operato non apprezzato da
chi ci sta più vicino, familiari, colleghi, amici...!
Nemo Romanorum pacis mentionem habere dignatus est:
Nessuno dei Romani si degnò far menzione della pace.
(Eutropio, Breviario, III, 10).
Frase che dimostra tutta la grandezza dei Romani antichi,
quando, dopo la disfatta di Canne, non vi fu un solo Romano
che osasse parlare di pace, ma tutti, solidali, si prepararono
virilmente e romanamente alla riscossa.
Nemo sua sorte contentus:
Nessuno è mai soddisfatto della sua condizione. (Orazio,
Satire, I, 1).
Ne, pueri, ne tanta animis adsuescite bella:
No, o ragazzi, non abituate i vostri animi a simili guerre.(Virgilio
Eneide Libro VI v. 832).
Esortazione indirizzata agli spiriti di Cesare e di Pompeo.
Al figlio Enea, recatosi con la Sibilla nell'Ade per incontrarlo,
Anchise mostra gli spiriti di quanti, rinascendo alla vita
renderanno, con le loro imprese, grande e immortale il nome
di Roma. La rassegna inizia con Silvio figlio dell'eroe e
di Lavinia. Il lungo "escursus" storico
continua poi con re, consoli, generali che non hanno esitato
a sacrificarsi per difendere Roma e la libertà, fino
ad arrivare ai due a cui la frase è indirizzata: Cesare
e Pompeo che lotteranno tra loro in sanguinose guerre fratricide.
Vedi anche " tuque prior, tu parce, genus qui ducis
Olympo,"
Neque semper arcum tendit Apollo:
Apollo non sempre tende il proprio arco. (Orazio, Odi, lI,
10, 19).
Cioè non scaglia sempre contro gli uomini le sue frecce come
contro gli Achei. Ma il significato corrente che si dà
alla frase è che anche Apollo ogni tanto si riposa, cioè che
anche i più robusti, i più acculturati hanno bisogno di riposo.
Ne quid nimis:
(Mai) nulla di eccessivo.
Norma comportamentale scolpita sul frontone del tempio di
Apollo a Delfi ed attribuita a Apollo, Omero, Chilone, Pittaco,
Solone... ed a chissà quant'altri. Equivale al detto
di Orazio "est modus in rebus". Ne viene
fatto un bellissimo impiego al cap. XXII de "I Promessi
Sposi". Descrivendo la vita del cardinal Federico Borromeo
l'autore racconta come "ebbe a combattere co' galantuomini
del ne quid nimis, i quali, in ogni cosa, avrebbero
voluto farlo star ne' limiti, cioè ne' loro limiti".
Galantuomini sono, per il Manzoni in questo contesto,
quanti credono di nascondere il proprio egoismo dichiarandosi
nemici di ogni esagerazione.
Nescio vos:
Non vi conosco. (Nuovo Testam. Mt. 25, 12).
È la risposta dello sposo alle vergini sprovvedute che arrivano
troppo tardi. Si usa per rifiutare qualche favore o il concorso
della propria borsa a qualche amico scocciante, ma quasi sempre
in tono di scherzo.
Nescit vox missa reverti:
La parola, una volta pronunciata, non si può più
richiamare.. (Orazio, Ars poetica,
390).
Per questo il Poeta consiglia lo scrittore a riflettere bene
prima di inviare alle stampe le proprie opere. Ma generalmente
si cita per indicare i danni d’ una lingua incauta.
Ne varietur:
Che non si cambi.
Espressione usata per indicare edizioni che presentano
il testo nella sua forma definitiva o, nel linguaggio giuridico,
per vietare ogni variazione in atti amministrativi o legali.
Nigro lapillo notanda:
(Giorno) da segnare con una pietruzza nera.
Allusione all’uso dei Romani di segnare i giorni felici
con sassolini bianchi, e quelli avversi con pietruzze nere.
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