Sutor, ne supra crepidam...!
Nolite mittere margaritas ante porcos:
Non gettate perle ai porci.(Nuovo Test. Mt. 7, 6)
Vedi "margaritas ante porcos"
Noli, obsecro, istum disturbare:
Ti scongiuro, non rovinare questo.
La leggenda vuole siano state le parole indirizzate da
Archimede al soldato romano che stava per ucciderlo. Secondo
altre fonti, invece, sembra che il matematico, tutto intento
nei sui calcoli matematici abbia esclamato:"Noli
turbare circulos meos" (=Non guastare i miei cerchi,
le mie figure geometriche).
Nomen omen:
Il destino è nel nome.
La frase significa che nel nome sta racchiuso l'essere della
persona. Presso i popoli antichi si riteneva che il nome non
fosse un puro suono, ma quasi l'anima della persona che lo
portava. La cosa assumeva importanza ancor più grande
quando si trattava di un Dio: rammentiamo tutti il divieto
presso il popolo ebreo di pronunciare il nome di Javhé.
Nomina sunt consequentia rerum:
I nomi sono corrispondenti alle cose (Giustiniano, Institutiones,
libro II, 7, 3).
Vedi"nomen omen"
Non amo nimium diligentes:
Non amo le persone troppo zelanti (Charles François
Lhomond (1727-1794, De viris illustribus urbis Romae a Romulo
ad Augustum, Tertium Bellum Punicum).
Sembrano siano le parole rivolte ironicamente da Scipione
l'Africano ad un centurione che si scusava di non aver partecipato
alla battaglia per restare a guardia dell'accampamento.
Non bis in idem:
Non due volte per la medesima cosa.
Equivale al "nec bis in idem" Principio
del diritto in forza del quale un accusato non può
essere punito due volte per lo stesso delitto. Nella vita
di tutti i giorni la frase viene usata come monito a non ripetere
due volte lo stesso errore.
Non causa pro causa:
Una non causa per causa.
Identificare qualcosa o qualcuno come causa di un fatto anche
se risulta materialmente impossibile provare che ne sia veramente
la causa reale.
Non compos sui:
Non completamente padrone di se stesso.
Con lo stesso significato è possibile trovare anche
"non compos mentis" (=Non totalmente padrone
della propria mente). Ricordo che i Romani, riferendosi ad
una persona con una limitata o nulla capacità di agire,
usavano l'espressione " captus mente" (=
insensato, fuori di testa) da cui deriva il termine italiano
mentecatto.
Non cuivis homini contingit adire Corinthum:
Non a tutti è dato di andare a Corinto (Orazio
, Epistole, Libro I, 17, 36).
Se dobbiamo dar credito al poeta la città di Corinto
doveva essere la capitale del vizio e neppure troppo a buon
mercato se pochi potevano permettersi di recarvisi.
Non desinis oculos mihi aperire:
Non cessi di aprirmi gli occhi (M. Cornelio Frontone Epistulae
ad Caesarem 3.19).
La frase completa di ringraziamento che l'imperatore Marco
Aurelio fa al proprio maestro Frontone suona così:
"et quom cotidie in viam me veram inducere et oculos
aperire, ut volgo dicitur" poiché non ti
stanchi ogni giorno di indicarmi la giusta strada e, come
si usa dire, aprirmi gli occhi". Tutte le opere di Frontone
che ci sono pervenute sono state ritrovate nel monastero di
Bobbio (PC).
Nondum matura est, nolo acerbam sumere:
Non è ancora matura, non voglio mangiarla acerba.
(Fedro, Favole, LIbro IV, 3, 4).
Tratta dalla famosa favola della Volpe e dell’uva. Si cita
di frequente solo la seconda parte:"Nolo acerbam
sumere".
Non erat hic locus:
Non era qui il suo luogo. (Orazio, Ars poetica, 19).
Il poeta parla delle disgressioni che si fanno fuori d’ argomento.
Viene a taglio tutte le volte che si fa o si dice una cosa
a sproposito, cioè fuori luogo.
Non est bonum esse hominem solum:
Non è cosa buona che l'uomo sia solo (Antico
Test. Gn. 2,18).
ed aggiunse "Faciam ei adiutorium simile sui"
(=gli farò un aiuto simile a lui)
e ci riuscì anche bene. Certo l'esperienza
fatta con Adamo ed il maggior tempo a disposizione, gli sono
stati di grande aiuto!!!
==== Sono trascorsi alcuni giorni dalla prima parte del commento
e mi sono trovato a ripensare a quanto scritto. Non che ne
sia pentito, anzi, solo vorrei fare un appunto al creatore.
Ha voluto farle troppo perfette direi quasi... tecnologiche
e non ha tenuto conto delle possibili complicazioni. Mi spiego
con un esempio preso dal campo automobilistico che spero aiuti
a chiarire il mio pensiero. Avete mai letto del Raid Pechino
Parigi (10 giugno 1907) e della Ford modello T?.
Nel primo caso fu l'Itala, macchina italiana, a vincere con
ben 20 giorni di distacco dal secondo concorrente mentre per
la Ford abbiamo, con questo modello, il record di macchine
prodotte: ben 15 007 033 dal 1908 al 1927. Quale era il segreto?
La semplicità del mezzo. Tecnologia minimale e quindi
riparabile da chiunque ed ovunque, anche con mezzi di fortuna...
!
Quasi un secolo dopo le auto vengono disegnate nella galleria
del vento per migliorarne l'aerodinamica, hanno dotazioni
tecnologiche da navicella aerospaziale: airbag, servosterzo,
servofreno, accensione elettronica, ABS, ESP, EBD, ASR, consumi
contenuti, aria condizionata, cambio automatico e cento altre
diavoleriia che effettivamente le rendono... appetibili pur
se, per cambiare una lampadina o sostituire le candele, occorre
essere un meccanico del team Ferrari !
Dovrei quindi concludere che nonostante tutto le donne ci
vanno bene così: con questa tecnologia che non possiamo
controllare!!!
Non est in toto sanctior orbe locus:
Non esiste al mondo un luogo più santo.
Iscrizione posta sopra il "Sancta Santorum"
in San Giovanni in Laterano, prima basilica cristiana fatta
edificare dall'imperatore Costantino. Il palazzo del Laterano
fu sede del Papato all'incirca fino al 1377 quando si trasferì
in Vaticano dove si trova tuttora.
Nel contesto di Palazzo Laterano, il "Sancta Santorum",
ritenuto ancora oggi uno dei luoghi più sacri del mondo
come dice appunto la frase citata, era la Cappella privata
dei Papi. Per lungo tempo è rimasta accessibile soltanto
agli stessi e a pochi altri privilegiati.
Non est in toto sanctior orbe mons:
Non esiste al mondo un monte più santo.
La frase, che troviamo all'ingresso dell'eremo francescano
della Verna, sintetizza l'importanza che il luogo rappresenta
per i discepoli di san Francesco. Su questo monte remoto e
silenzioso, ricevuto in dono dal conte Cattani e adatto per
vivere in un'austera e ascetica solitudine, il 14 settembre
del 1224 san Francesco ricevette le Stimmate.
Non expedit:
Non conviene (Espressone curiale).
L'uso di questa espressione risale al 1868 quando, con disposzione
della santa Sede, ai cattolici italiani venne suggerito di
non partecipare, in modo attivo, alla vita politica.
Il concetto fu ribadito sia nel 1870 che nel 1874
in una nota ai vescovi e, sempre sotto il pontificato di papa
Pio IX ancora nel 1877. Con papa Leone XIII nel 1886 si arrivò
ad un intervento ben più rigido espresso con la formula
"non expedit prohibitionem importat" (=
la non convenienza implica il divieto).
Non ignara mali, miseris succurrere disco:
Conoscendo io stessa il dolore, so venire in aiuto agli infelici.
(Virgilio, Eneide, I, 630).
Sono parole di Didone, nel ricevere Enea ed i suoi compagni
di sventura. In realtà nessuno è più sensibile alle sventure
altrui di chi ha provato le stesse sofferenze.
Non laudis amor nec gloria :
Non per desiderio di lode o per la gloria (Virgilio Eneide
V v. 394).
Sembra un proclama decubertiniano "ante litteram".
Il pugile Entello, ormai avanti negli anni, accetta la sfida
al pancrazio del troiano Darete, giovane atleta che interpreta
la competizione sportiva solamente in funzione del premio.
Entello spiega al re Alceste che la sua titubanza ad accettare
la sfida non è dovuta alla paura di non vincere ma
solamente alla vecchiaia che gli intorpidisce le membra, e
continua:"Se ancora possedessi la giovinezza che costui
vanta, già da tempo sarei lì a combattere e
non lo farei per il premio in palio "nec dona moror".
Non lex sed faex:
Non legge ma pattume.
Il Dizionario delle sentenze latine e greche a cura di
Renzo Tosi, rifacendosi a Luca da Penne ( grande giurista
Abruzzese del 1300) ne assegna la paternità ad Uguccione
da Pisa. L'espressione nasce dal confronto tra il diritto
romano e quello longobardo: quest'ultimo considerato appunto
faex (=immondizia), indegno di un popolo civile.
Antagonista del ben più noto ''dura lex sed lex'' e
cugino del ''summum ius summa inuria'' il detto, nel linguaggio
odierno, esorta ad esser critici di fronte alle leggi e, a
rifiutare, quelle ingiuste. Afferma il diritto alla ribellione
di fronte all'ingiustizia legale e legalizzata e la priorità
del soggetto sulla norma.
(Detto segnalato e commentato da Andrea D'Emilio)
Non liquet:
Non si scioglie (Espressione giuridica).
Così dicevano i giudici romani quando un caso
non arrivava a soluzione, quando cioè il nodo non si
scioglieva.
Non multa sed multum:
Non molte cose, ma molto (bene) (Quintiliano, Instit.,
X, I, 59).
Proverbio già conosciuto dagli antichi Romani, che in sostanza
vuol dire non esser conveniente studiar molte cose, ma poche
e bene. Il detto si estende in genere a tutte le azioni umane,
nelle quali la perfezione non sta nel verbo fare, ma nell’
avverbio bene.
Non omne quod licet honestum est:
Non tutto quello che è lecito è onesto (Paolo Giulio II sec.
d.C. Fragm. 144 50,17).
Non sempre diritto e morale viaggiano sugli stessi binari
e non sempre ciò che è legalmente consentito
è anche moralmente condivisibile. Concetto analogo
viene espresso anche al capitolo XXXVIII de "I Promessi
Sposi" a proposito dell'atteggiamento di Renzo nei confronti
di quanti criticavano Lucia "Non già che trattasse
proprio contro il galateo; ma sapete quante belle cose si
posson fare senza offender le regole della buona creanza:
fino sbudellarsi". Paolo giurista romano
e prefetto del pretorio al tempo dell'imperatore Alessandro
Severo viene ricordato per i suoi commenti ad opere di diritto
pervenute dalla Roma repubblicana.
Dopo Ulpiano, di cui fu contemporaneo, risulta essere l’autore
più consultato nella compilazione del "Corpus
iuris civilis" voluto dall'imperatore Giustiniano con
la citazione di passi tratti dalle sue 86 opere in 319 libri.
Non omnia possumus omnes:
Non tutti possiamo fare ogni cosa. (Virgilio, Egloghe,
VIII, 83).
Cioè non abbiamo tutti le stesse doti, la stessa capacità,
ma, come dice il Vangelo: "divisiones gratiarum sunt",
ciascuno ha i suoi doni, i suoi particolari privilegi.
Non omnibus dormio:
Non dormo per tutti (Cicerone, Epistulae ad familiares,
VII, 24).
Lo storico Plutarco nel "Liber amatorius XVI,22"
narra che un tizio al termine di una cena alla quale aveva
come invitato Mecenate fingesse di addormentarsi per consentire
all'amico di intrattenersi con la propria moglie ma, scorgendo
un servo a rubare del vino, esclamasse: "Non dormo per
tutti ma solo per Mecenate!".
Non omnis moriar:
Non morirò del tutto (Orazio, Odi, III, 30,
6).
Qualcuno vorrebbe riconoscervi una testimonianza, anche in
bocca di un pagano, dell’ immortalità dell’anima, mentre Orazio
parlava dell’opera sua poetica, che sarebbe sopravvissuta
alla sua morte ed infatti la frase completa è: Non
omnis moriar, multaque pars mei vitabit Libitinam"
(=Non morirò del tutto, molta parte di me sfuggirà
alla morte). "Libitina" era la dea
dei funerali nel cui tempio si poteva prendere a nolo tutto
l'occorrente per la cerimonia proprio come nelle moderne agenzie
di onoranze funebri e dove erano conservati i registri dei
morti.
Non nobis Domine, non nobis sed tuo nomini da gloriam:
Non a noi Signore, non a noi, ma al tuo nome da gloria
(Antico testam. Salmo 113,9).
Fu il motto adottato dai cavalieri Templari.
Non passibus aequis:
Con passi disuguali (Virgilio , Eneide libro II, v.724).
E' la descrizione che Enea, raccontando a Didone la fuga da
Troia con il vecchio padre Anchise e la moglie Creusa, fa
del figlio Ascanio che troppo piccolo per tenere il loro passo
segue i fuggitivi con passi ineguali ora accelerando e ora
rallentando, ignaro di quanto sta succedendo.
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