Sutor, ne supra crepidam...!
Non plus ultra:
Non più in là.
Tutto quello che allo stato dell'arte rappresenta in ogni
campo il massimo si dice che è il "non plus
ultra"
Non posse bene geri rempublicam multorum imperiis:
Non si può governare bene uno Stato sotto il comando
di molti. (Cornelio Nepote, Dione, VI).
In ogni situazione il numero di coloro che comandano dovrebbe
sempre essere dispari ed inferiore a due!
Non possumus:
Non possiamo.(Nuovo Test. Atti degli Apostoli, 4,19-20)
Ai principi dei sacerdoti che volevano loro impedire di predicare
il Vangelo, gli Apostoli Pietro e Giovanni risposero: "Si
iustum est in conspectu Dei vos potius audire quam Deum, iudicate;
non enim possumus nos, quae vidimus et audivimus, non loqui
” (=Giudicate voi stessi se sia giusto dinnanzi
a Dio ubbidire a voi anziché a Lui. Quanto a noi non
possiamo non parlare di quanto abbiamo visto ed udito). La
frase è passata poi nel linguaggio pontificio per indicare
un rifiuto nell'accettare leggi in contrasto con quelle divine
o canoniche e, nella sua storia, la Chiesa ha pronunciato
diversi "non possumus" ogni volta le si
chiedeva un atteggiamento contrario alla sua dottrina o alle
sue tradizioni. Papa Pio IX, usò la formula per rispondere
ai tentativi del Regno d'Italia di confrontarsi con il Vaticano
nella soluzione della questione romana. Poichè la Legge
delle Guarentige, promulgata il 13 maggio 1871 dallo Stato
italiano, stabiliva unilateralmente i diritti ed i doveri
dell'autorità papale, il 21 agosto dello stesso anno
Pio IX scrisse a re Vittorio Emanuele II esprimendo le ragioni
per cui non poteva accettarla e, fino alla sua morte, continuò
a definirsi "prigioniero dello Stato italiano".
Non profecturis litora bubus aras:
Stai arando la spiaggia con buoi che non ne hanno voglia
(Ovidio - Heroides V, vv. 115-118).
La ninfa Enone, abbandonata da Paride per Elena esprime, in
questa lettera, il suo dolore e rammarico per simile tradimento
che già a suo tempo Cassandra le aveva vaticinato con
queste parole:"Quid facis, Oenone? quid harenae semina
mandas? non profecturis litora bubus aras. Graia iuvenca venit,
quae te patriamque domumque perdat! io prohibe! Graia iuvenca
venit!". (= Cosa fai Enone? Perché affidi
semi alla sabbia? Ari inutilmente la spiaggia coi buoi! È
in arrivo una fanciulla greca che rovinerà te, la tua
patria e la tua famiglia. Ahimè! Impediscilo! Sta per
arrivare una giovane greca!". Strano destino quello della
spiritata figlia di Priamo, profetessa inascoltata che pur
annunciando eventi drammatici che puntualmente si avveravano,
non veniva creduta. La traduzione di "iuvenca"
con "fanciulla o con giovane" è corretta
dal punto di vista etimologico ma non oso immaginare quali
fossero i pensieri di Enone in quel momento nei confronti
di chi le rubava il marito anche alla luce di: "Nulla
reparabilis arte laesa pudicitia est: deperit illa semel".
Non scholae sed vitae discimus:
Non studiamo per la scuola, ma per la vita.
Massima che dovrebbe essere il motto di tutti gli insegnanti
e di tutti gli scolari. La frase si trova riportata spesso
nel frontespizio di opere scolastiche.Vedi anche:"Non
vitae sed scholae discimus"
Non semper ea sunt, quae videntur:
Le cose non sono sempre come si mostrano (Fedro, Libro
IV, fav.2).
La frase completa è: "Non semper
ea sunt, quae videntur, decipit frons prima multos: rara mens
intelligit quod interiore condidit cura angulo" (=Le
cose non sono sempre come si mostrano, il loro primo aspetto
inganna molti: di rado la mente scopre che cosa è nascosto
nel loro intimo).
Fedro prova la veridicità del suo asserto con la favola della
Donnola che ormai incapace di inseguire i topi per i tanti
acciacchi della vecchiaia si coprì di farina fingendosi
morta per ingannarli e catturarli a tradimento; tre infatti
vennero uccisi, ma il quarto, più furbo, non si lasciò imbrogliare
e sfuggì all’insidia.
Non sentis, inquit, te ultra malleum loqui?:
Non ti accorgi che parli di cose che stanno al di sopra
del tuo martello?.
Si racconta siano le parole che Stratonico, famoso
citarista ateniese, disse al ciabattino Minnaco che voleva
dissertare con lui di musica. Vedi anche "sutor ne
supra crepidam" attribuito al pittore
Apelle.
Non sine labore:
Non senza fatica .
Motto della famiglia fiorentina Gondi ancor oggi
visibile sull'omonimo palazzo a Firenze edificato
da Giuliano da Sangallo nel 1490
Non sine me est tibi partus honos:
Senza il mio aiuto non potresti gloriarti degli
onori a te tributati (Tibullo Elegie Libro I-7-9).
La frase è indirizzata dal poeta all'amico Valerio
Messalla Corvino famoso uomo politico e oratore la cui figura
è spesso presente nella poesia di Tibullo. Il poeta
lo seguì anche nelle varie imprese militari ricoprendo,
su richiesto dellostesso, compiti di una certa importanza.
E' proprio questo il motivo per cui ,celebrando le vittorie
del suo anfitrione, non perde l'occasione di ritagliarsi un
piccolo angolo di gloria nella storia.
Non tacebo:
Non starò zitto (Tommaso Campanella).
Il disegno di una campanella con l’indice puntato
sulla campana stessa e la scritta "Propter Sion non
tacebo" (= Per Sion non riusciranno a farmi tacere)
sembra fosse il sigillo personale del filosofo.
Non videbis annos Petri:
Non vedrai gli anni di Pietro.
Secondo una tradizione, di ignota origine, nessun papa
sarebbe mai vissuto tanto a lungo da superare i 25 anni, 2
mesi e 7 giorni del pontificato di S. Pietro a Roma. La tradizione
interrotta da Pio IX (1792- 1878) che restò sulla cattedra
di Pietro ben 31 anni, 7 mesi e 22 giorni meritandosi così
il titolo di "unus, qui in romana sede annos Petri
superavit" (=unico ad aver superato nel pontificato
gli anni di Pietro) ma, per restando il più longevo
non fu più l'unico. Il limite di Pietro venne superato
anche da Leone XIII (25 anni e 5 mesi) e da Giovanni Paolo
II con un pontificato durato quasi 27 anni.
Non virtute hostium, sed amicorum perfidia decidi:
Debbo la mia rovina non al valore dei nemici, ma alla perfidia
degli amici. (Cornelio Nepote, Eumene, XI).
Equivale al nostro antico proverbio: " Dagli amici mi
guardi Iddio, ché dai nemici mi guardo io".
Non vitae sed scholae discimus:
Non impariamo per la vita ma per la scuola (Seneca Lettere
a Lucilio libro 106,12)
"Pure negli studi soffriamo di intemperanza come
in ogni altra attività: impariamo per la scuola, non
per la vita." Così scrive Seneca a Lucilio
lamentando l'inutilità degli insegnamenti delle scuole.
Il detto ovviamente andrebbe invertito anche se non è
sempre facile per la scuola fornire le basi per il futuro.
Nosce te ipsum:
Conosci te stesso.
Traduzione dell’iscrizione greca incisa sul frontone del tempio
di Delfo.
Notumque furens quid femina possit:
E' noto di che cosa sia capace una donna infuriata.(Virgilio,
Eneide, V, 5-6).
Anche gli antichi romani avevano i loro piccoli grattacapi....
Nove sed non nova:
Presentazione nuova ma non concetto nuovo.
Dire sempre la stessa cosa, ma sempre in un modo nuovo per
adattare il concetto al diverso modo di capire le cose in
funzione degli ascoltatori o del variare dei tempi. Equivale
a vedere e presentare sempre la stessa cosa ma da un'angolazione
diversa mantenendone inalterato il significato.
Novissima verba:
Ultime parole.
Con questo detto possono intendersi sia le ultime parole,
quasi il testamento, di un moribondo sia come ultimo saluto,
durante una cerimonia funebre, prima della sepoltura. Nello
stile colloquiale si usa per troncare una discussione in atto:
"novissima verba" e poi non intervengo
più.
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