Sutor, ne supra crepidam...!
Stallum in choro et locum in capitulo:
Avere uno scranno nel coro e un posto nel capitolo
(autore ignoto).
Espressione ecclesiastica che incontriamo nei Decretali
di papa Gregorio IX, testi legislativi emanati da pontefici
e successivamente confluiti nel "Corpus iuris canonici".
"Scranno nel coro" e "posto nel capitolo"
sono due figure retoriche usate per indicare "la persona"
del canonico della cattedrale. Si trattava di ecclesiastici
che avevano tra i principali doveri la recita dell'ufficio
divino "in coro" e formavano un "collegio/capitolo"
che inizialmente aveva addirittura l'autorità di eleggere
il vescovo, di condizionarne le scelte e, in caso di sede
vacante, di sostituirlo in toto. Equivale quindi nell'uso
quotidiano alla espressione italiana: detenere le leve del
potere o essere nella stanza dei bottoni!.
Stat crux dum volvitur orbis:
La croce resta immobile mentre il mondo gira (Motto dei
Certosini).
L'ordine monastico dei Certosini è stato fondato nel
1084 da san Bruno e prende il nome dal Massif de la Chartreuse
in Francia dove i primi monaci si ritirarono per intrapendere
la loro vita contemplativa. Tante e di notevole bellezza sono
le varie Certose edificate ed ancora visitabili in Italia
a testimonianza della diffusione che questo ordinei religioso
ha avuto nella nostra penisola.
Statim debetur quod sine die debetur:
Quanto è dovuto senza che ne sia fissato il giorno
è dovuto subito
Il detto è ripreso dal Digesto di Giustiniano
(50.17.14) dove il legislatore scrive che "In
omnibus obligationibus, in quibus dies non ponitur, praesenti
die debetur" (=Tutti gli impegni, nei quali non
è specificata una data, devono essere onorati il giorno
stesso).
Stat sua cuique dies:
E' fisso per ognuno il suo giorno (Virgilio Eneide libro X)
Troviamo questa frase nella descrizione del duello tra Pallante
e Turno. Il giovane troiano rivolge una preghiera ad Ercole,
un giorno ospite di suo padre, affinché guidi la sua
arma. Vane sono le suppliche che Ercole rivolge a Giove. Il
Dio gli ricorda di essere anch'egli impotente di fronte al
volere del fato: Stat sua cuique dies, breve et irreparabile
tempus omnibus est vitae (=È fisso a ciascuno
il suo giorno, è breve per tutti, e non revocabile).
Pallante primo scaglia la lancia contro Turno, ma questa dopo
averne perforato lo scudo sfiora solo la spalla dell'avversario.
La lancia invece del re dei Rutuli affonda nel petto del giovane
uccidendolo.
Statu quo:
Nella condizione in cui (si trova).
L'espressione completa "in statu quo ante"
significa nella stessa condizione in cui si trovava prima.
Espressione mutuata dal linguaggio giuridico e diplomatico
con la quale si indica che una situazione, modificatasi in
seguito a determinati avvenimenti, ritorna ad essere esattamente
come prim Dal linguaggio diplomatico è passata all’uso comune
e familiare, nel quale significa che una cosa rimane allo
stato in cui si trovava prima.
Stella clavisque Maris Indici:
Stella e chiave dell'Oceano Indiano
Motto della Repubblica di Mauritius, isola nell'Oceano
Indiano sud-occidentale, a circa 900 km a est del Madagascar.
Quando ancora non esisteva il Canale di Suez per le navi che
circumnavigando l'Africa si spingevano ad oriente serviva
da punto di riferimento nella rotta verso le Indie. Oltre
all'isola principale, la repubblica comprende anche le isole
di Saint Brandon e Rodrigues e le Isole Agalega.
Stude sapientiae:
Ama lo studio (Antico Testamento., Proverbi, 23, 30).
È un monito della Sacra Scrittura, che si trova nel libro
dei Proverbi, attribuito a Salomone. cercando di ricordare
che lo studio dev’essere diretto non già al buon successo
nella scuola, ma alla pratica della vita: "Non scholae,
sed vitae discimus".
Studia adolescentiam alunt, senectutem oblectant:
Gli studi alimentano la giovinezza e rallegrano la vecchiaia
(Cicerone, Pro Archia, VII, 16).
Sentenza che, nella seconda parte, si può intendere in due
modi: cioè sia che gli studi sono un conforto anche nell’età
senile, sia che gli studi fatti in gioventù preparano una
vecchiaia decorosa ed agiata.
Stultitia est venatum ducere invitas canes:
E' da stolti andare a caccia con cagne che non
ne hanno voglia (Plauto, Stichus, vv. 139, 140).
Ed aggiunge il commediografo:"hostis
est uxor, invita quae virum nuptun datur" (=E' una
nemica la moglie che viene data in sposa ad un uomo che non
ama)
Anche Ovidio (Heroides V, vv. 115-118) esprime lo stesso concetto
quando scrive "Non profecturis litora bubus aras"
(=Stai arando la spiaggia con buoi che non ne hanno voglia).
Anche nelle scuole sarebbe utile ripetere questo ritornello
a certi studenti.
Detto segnalato da Cristiano
Stultorum numerus est infinitus:
Infinito è il numero degli stolti. (Antico Testamento
Ecclesiaste, 1, 15)
I pensieri espressi in questo libro della sacra Bibbia, erroneamente
attribuito al re Salomone, rivelano una mente che medita i
problemi fondamentali della vita e pur non sapendo o volendo
dare una soluzione agli stessi constata con rassegnazione
la assoluta nullità di tutto ciò che è
terreno. I suggerimenti dell'autore a prendere dalla vita
quel poco che essa è in grado di offrire e di questo
poco goderne, sembrano scaturire da una profonda e pacata
conoscenza che egli ha del mondo.
Stultum consilium non modo effectu caret, sed ad perniciem
quoque mortales devocat:
Un consiglio stolto, non solo non ottiene buoni risultati,
ma porta gli uomini alla rovina (Fedro, Favole, Libro I, 20,
1-2).
Questa morale si trova nella favola: I cani affamati. Dei
cani affamati vedendo una pelle d'animale a mollo sul fondo
di un fiume. Per poterla tirare fuori e mangiarsela più
facilmente, si misero a bere l'acqua per prosciugarla: ma
morirono scoppiati prima di toccare quello che volevano..
Stultus quoque, si tacuerit, sapiens reputabitur
et, si compresserit labia sua, intellegens: Anche
lo stolto, se tacerà, sarà considerato saggio
ed intelligente se terrà chiuse le sue labbra, (Antico
Testamento, Proverbi 17, 28).
Il libro dei "Proverbi" rappresenta un'ampia
raccolta di sentenze, motti e aforismi a carattere didattico.
Si ritiene che parte di questa raccolta sia dovuta al re Salomone
noto per la sua sapienza e per la sua sagacia. Il detto è
molto simile al nostro proverbio: "un bel tacer non fu
mai scritto" e "il silenzio è oro".
Detto segnalato da Alberto Di S.
Sub iugum miserunt:
Li fecero passare sotto il giogo. (Eutropio, Breviario, I,
9).
Passare sotto il giogo era per i Romani la più grande umiliazione,
che gettava un’ ombra di disonore su tutta la vita, come segno
di sconfitta patita. La subirono, come narra Eutropio, i consoli
T. Veturio e S. Postumio, con l’esercito romano, alle Forche
Caudine (Gola di Montesarchio) per opera dei Sanniti. La frase
si ripete per alludere a una qualche sconfitta.
Vedi anche"obtorto collo"
Sub lege libertas:
La libertà sotto la legge.
Proverbio antico. La libertà deve essere moderata dalle leggi
dello Stato, per non degenerare in licenza.
Sub rosa dictum:
Detto sotto il vincole del segreto.
La tradizione vuole che la rosa sia il fiore prediletto da
Arpocrate dio del silenzio, raffigurato con con l'indice alla
bocca e coperto da un mantello coperto di occhi e e orecchie.
Una rosa bianca era inoltre un simbolo delle società
segrete quali i Rosacrociani e i Massoni.
Successor est missus: Fu inviato il successore
(Eutropio, Breviario, VI, 9).
Mentre Lucullo, condottiero Romano, passando di vittoria in
vittoria, preparava una spedizione contro i Persiani, fu sostituito
da un altro generale. Ad episodi di questo tipo allude anche
Virgilio con quel verso: "Carpent tua poma nepotes"
che può essere tradotto: "Altri mieteranno dove
tu hai seminato; altri mangeranno il frutto dei tuoi sudori".
Successus ad perniciem multos devocat:
Il successo apre a molti la strada per la perdizione (Fedro,
Favole, Libro III, 5, 1).
È dimostrato con la favoletta di quel petulante che, tirato
un sasso ad Esopo non solo si sentì rispondere "bravo"
ma ebbe anche dallo stesso in premio una moneta. "Mi
dispiace", aggiunse dispiaciuto il poeta , "di non
aver altro, ma vedi quel ricco e potente signore che viene
verso di noi? Tiragli una pietra e ne riceverai un premio".
Infatti, a titolo di premio, quell' importuno venne crocifisso.
Successus improborum plures allicit:
La fortuna dei malvagi è una brutta seduzione per molti
(Fedro, Favole, Libro II, 3,7).
Fedro ricava questa morale dalla seguente favola: Un tale,
attaccato da un cane furibondo, gli gettò un pane bagnato
del suo sangue, che si riteneva essere in simili casi un rimedio
infallibile. Ma Esopo gli disse: Per carità, non farti vedere
dagli altri cani, perché vedendo che questo è
il premio che diamo loro, ci mangeranno vivi!
Sufficit diei malitia sua:
Ad ogni giorno basta il suo affanno (Nuovo Testamento Mt.
6,33).
"Nolite ergo esse solliciti in crastinum crastinus enim
dies sollicitus erit sibi ipse: sufficit diei malitia sua"
(=Non preoccupatevi dunque per il domani, poiché
il domani sarà sollecito di sè stesso: a ciascun
giorno basta il suo affanno). E' l'invito di Gesù
ad evitare vane ed eccessive preoccupazioni. E' lecito per
ogni uomo prudente porsi simili domande, ma occorre evitare
l'ansia tormentosa per le necessità materiali dimenticando
che sopra alle umane vicende c'è la Provvidenza del
Padre. Ben diverso dal "Carpe diem"
di Orazio che suggerisce di vivere alla giornata credendo
il meno possibile nell'indomani.
Non dobbiamo preoccuparci per gli eventuali mali futuri; basta
rassegnarci a sopportare la croce quotidiana. In altre parole
è l’antico nostro proverbio: "Non fasciarsi la testa
prima d’averla rotta".
Sui generis:
Di un genere tutto suo
L'espressione è usata sia come sinonimo di strano,
cervellotico o bizzarro sia per denotare caratteristiche peculiari
di cose o persone. Come capo quello è bravissimo anche
se un pò "sui generis", il profumo
della rosa è inconfondibile , è veramente "sui
generis"
Sui iuris:
Di proprio diritto.
Locuzione tramandata dal diritto romano e usata ancora oggi
con riferimento a chi, non essendo soggetto alla patria potestà
di altra persona, gode i pieni diritti civili come cittadino.
Detto segnalato e commentato da
Carlo T.
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