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Gli amori giovanili spesso non portano i protagonisti a relazioni stabili ma durano, a volte, il tempo di una stagione.
E’ successo così anche per “ i dü brëmlon “ .
Il vocabolario di mos. Tammi traduce il termine suddetto con “ moccioso “.
Eugenio Milza

I dü brëmlon

Tra mezza ‘l cièr e scür,
sna banca, dré dal mür,
a la sira gh’era dü brëmlon,
che is mëttivan a fè i cuion.

Lü ’l la tigniva strëtta,
che la pariva ‘na pansëtta,
al la lassèva mia respirè,
e ‘l la seguitèva basè.

Le la ga dziva: "Sei il mio amore,
te lo dico con il cuore,
l’uomo giusto sei tu,
non ti lascio proprio più".

La gh’èva dla fantasia
e dal parol da trè via.
Dop un po’ al l’ha lassè
e da un ètar l’as fa basè.

I due mocciosi

Tra il chiaro e scuro,
su una panca, dietro il muro,
a sera c’erano due mocciosi,
che si mettevano a fare gli stupidi.

Lui la teneva stretta,
che sembrava una pancetta,
non la lasciava respirare
e la continuava baciare.

Lei le diceva: "Sei il mio amore,
te lo dico con il cuore,
l’uomo giusto sei tu,
non ti lascio proprio più".

Aveva della fantasia
e delle parole da buttar via.
Dopo un po’ l’ha lasciato
e da un altro si fa baciare.

 
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