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Quando una cosa sta veramente a cuore la si fa ad ogni costo e volentieri, scordando anche eventuali malanni.

Eugenio Milza

Al donn vecc’
che i vann a ballè

Gh’è dal donn che fra la smana,
i seguitan dì che ien malè
e i stann seimpar in sla tumana,
parché ‘l gamb i vön pö andè.

Ma quand gh’è dandè a ballè,
a l’impruvvis lur ien guarì
e i pèran geint miraculè.
La malattia l’è bèle che finì.

Is mëttan sö di braghein strëtt,
is prufüman che garisva ‘d seint.
I curran ad cursa cmé i fulëtt
e i vann pö fort che ‘l veint.

Al l’ha ditt parfeina ‘l pret
che se fiss par la mëssa o pr’al Signur,
in gnirissan mia zù dal lett,
tant ien malè e pien ad dulur.

Le signore anziane
che vanno a ballare

Ci sono delle donne che fra la settimana,
seguitano dire che sono ammalate
e stanno sempre sul divano,
perché le gambe non vogliono più camminare.

Ma quando c’è d’andare a ballare,
all’improvviso loro sono guarite
e sembrano gente miracolata.
La malattia è bell’e che finita.

Si mettono su dei pantaloncini stretti,
si profumano che dovreste sentire.
Corrono di corsa come i folletti
e vanno più forti del vento.

L’ha detto perfino il prete
che se fosse per la messa o per il Signore,
non verrebbero giù dal letto,
tanto sono ammalate e piene di dolori.

   
   
 
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