La
nostra società, negli anni ’70 del secolo
scorso, fu caratterizzata da turbolenze di notevole
intensità che portarono a contestazioni giovanili
e a rivendicazioni sindacali mediante le lotte operaie.
Non passava giorno che non vi fossero categorie di lavoratori
in sciopero.
Vi furono anche grandi novità nell’ambito
dei diritti civili.
In Italia furono legalizzati il divorzio e l’aborto.
L’aborto fu introdotto con la tanto discussa legge
194.
Ci fu poi il fenomeno delle “Brigate Rosse”
le cui ideologie estremiste sfociarono in rapimenti
e a volte in fatti delittuosi che suscitarono grande
eco nell’opinione pubblica.
Molti ricorderanno il “ Delitto Moro”.
Non si parlava ancora di globalizzazione e di delocalizzazione.
L’immigrazione era molto esigua e non creava problemi.
Il contesto politico nazionale e internazionale era
completamente diverso da quello di adesso.
La disoccupazione si manteneva su valori molto più
contenuti rispetto a quelli attuali, nonostante la grave
crisi energetica del 1973.
Podenzano, mio paese di adozione, grazie ai numerosi
insediamenti industriali presenti sul suo territorio
non sentì mai in modo significativo il problema
della mancanza di lavoro.
Anzi, col passare degli anni, raggiunse un record eccezionale.
Divenne il paese più industrializzato dell’Emilia
Romagna per avere più posti di lavoro che residenti.
Proprio
al mio paese, un giorno, alcuni clienti di un bar stavano
discutendo, all’esterno, animatamente di politica
e di problemi sindacali.
Per sostenere con maggior vigore la propria convinzione
c’era chi gesticolava con le mani e si scagliava
con veemenza contro i padroni.
I migliori appellativi riservati a questi ultimi, erano
: “Sfruttatori, ladri, delinquenti” e così
via.
Ad un tratto uno dei coinvolti nella discussione esordì
dicendo : ” E’ passato “ il Dante”
con la Ferrari.
Poi aggiunse : “ Quella macchina gliel’abbiamo
comperata noi operai” .
Un altro, evidentemente di opposta corrente politica,
replicò subito : “ Sì quella lì
gliel’avrete acquistata voi ma lui ha fatto molto
di più nei vostri confronti.
Ha fatto sì che tutti i suoi dipendenti potessero
averne una ”.
Questi, allora già numerosi, superarono in seguito
le 350 unità !
Quando
in paese si parlava del “ Dante” grandi
e piccoli subito intuivano di chi si stava parlando.
“Il Dante” era un industriale di quelli
che come si suole dire : “ Si erano fatti da soli”.
Uomo
volitivo e dotato di un grande intuito per la meccanica
davanti ai problemi tecnici non si arrendeva mai. Se
non riusciva a trovare la soluzione di giorno, la trovava
di notte e al mattino la proponeva in ufficio.
Era generoso e molto affezionato ai suoi dipendenti.
Mi è stato raccontato che quando seppe della
morte di due di loro, in un incidente stradale, per
il dispiacere si mise a piangere come un bambino.
Anch’io,
finito il servizio militare, avevo fatto domanda per
entrare nella sua azienda. Ero anche stato chiamato
per un colloquio dal quale ero uscito con la promessa
di essere assunto. Poi le cose andarono diversamente.
Fui assunto a Milano in una grande multinazionale dove
ho lavorato per 34 anni.
Avevo sempre desiderato entrare in un complesso industriale
di notevoli dimensioni.
Forse per aver ben memorizzato, fin da piccolo, un detto
allora molto in uso dalle nostre parti : “ Se
vuoi essere sicuro di annegare vai dove c’è
molta acqua”.
Questa affermazione non era certo un’istigazione
al suicidio. Voleva dire semplicemente : “ Se
vuoi aver successo nella vita scegli un posto ed un
lavoro che ti offrano grandi possibilità di carriera”.
Da
anni l’azienda del “Dante” ha cessato
l’attività.
L'area su cui sorgeva è in attesa di nuova destinazione.
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