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La Ferrari
Eugenio Milza (09-08-16 )

La nostra società, negli anni ’70 del secolo scorso, fu caratterizzata da turbolenze di notevole intensità che portarono a contestazioni giovanili e a rivendicazioni sindacali mediante le lotte operaie.
Non passava giorno che non vi fossero categorie di lavoratori in sciopero.
Vi furono anche grandi novità nell’ambito dei diritti civili.
In Italia furono legalizzati il divorzio e l’aborto.
L’aborto fu introdotto con la tanto discussa legge 194.
Ci fu poi il fenomeno delle “Brigate Rosse” le cui ideologie estremiste sfociarono in rapimenti e a volte in fatti delittuosi che suscitarono grande eco nell’opinione pubblica.
Molti ricorderanno il “ Delitto Moro”.
Non si parlava ancora di globalizzazione e di delocalizzazione.
L’immigrazione era molto esigua e non creava problemi.
Il contesto politico nazionale e internazionale era completamente diverso da quello di adesso.
La disoccupazione si manteneva su valori molto più contenuti rispetto a quelli attuali, nonostante la grave crisi energetica del 1973.
Podenzano, mio paese di adozione, grazie ai numerosi insediamenti industriali presenti sul suo territorio non sentì mai in modo significativo il problema della mancanza di lavoro.
Anzi, col passare degli anni, raggiunse un record eccezionale.
Divenne il paese più industrializzato dell’Emilia Romagna per avere più posti di lavoro che residenti.

Proprio al mio paese, un giorno, alcuni clienti di un bar stavano discutendo, all’esterno, animatamente di politica e di problemi sindacali.
Per sostenere con maggior vigore la propria convinzione c’era chi gesticolava con le mani e si scagliava con veemenza contro i padroni.
I migliori appellativi riservati a questi ultimi, erano : “Sfruttatori, ladri, delinquenti” e così via.
Ad un tratto uno dei coinvolti nella discussione esordì dicendo : ” E’ passato “ il Dante” con la Ferrari.
Poi aggiunse : “ Quella macchina gliel’abbiamo comperata noi operai” .
Un altro, evidentemente di opposta corrente politica, replicò subito : “ Sì quella lì gliel’avrete acquistata voi ma lui ha fatto molto di più nei vostri confronti.
Ha fatto sì che tutti i suoi dipendenti potessero averne una ”.
Questi, allora già numerosi, superarono in seguito le 350 unità !

Quando in paese si parlava del “ Dante” grandi e piccoli subito intuivano di chi si stava parlando.
“Il Dante” era un industriale di quelli che come si suole dire : “ Si erano fatti da soli”.

Uomo volitivo e dotato di un grande intuito per la meccanica davanti ai problemi tecnici non si arrendeva mai. Se non riusciva a trovare la soluzione di giorno, la trovava di notte e al mattino la proponeva in ufficio.
Era generoso e molto affezionato ai suoi dipendenti.
Mi è stato raccontato che quando seppe della morte di due di loro, in un incidente stradale, per il dispiacere si mise a piangere come un bambino.

Anch’io, finito il servizio militare, avevo fatto domanda per entrare nella sua azienda. Ero anche stato chiamato per un colloquio dal quale ero uscito con la promessa di essere assunto. Poi le cose andarono diversamente.
Fui assunto a Milano in una grande multinazionale dove ho lavorato per 34 anni.
Avevo sempre desiderato entrare in un complesso industriale di notevoli dimensioni.
Forse per aver ben memorizzato, fin da piccolo, un detto allora molto in uso dalle nostre parti : “ Se vuoi essere sicuro di annegare vai dove c’è molta acqua”.
Questa affermazione non era certo un’istigazione al suicidio. Voleva dire semplicemente : “ Se vuoi aver successo nella vita scegli un posto ed un lavoro che ti offrano grandi possibilità di carriera”.

Da anni l’azienda del “Dante” ha cessato l’attività.
L'area su cui sorgeva è in attesa di nuova destinazione.

   
 
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