Sutor, ne supra crepidam...!
Opus incertum:
Opera irregolare
Come dice la traduzione si tratta di opere in muratura con
pietre a vista cementate tra loro con calce e disposte in
modo irregolare oppure pavimentazioni rustiche ottenute con
pietre irregolari, normalmente trapezoidali, in modo da ottenere
un disegno non geometrico.
O qualis facies et quali digna tabella:
Che atteggiamento e di quale quadro degno (Giovenale,
Satire, X, vv. 155-158).
Tale espressione è riferita ad Annibale il condottiero
che non seppe sfruttare una vittoria che forse avrebbe modificato
il corso della storia. Delle sue vittorie, delle sue gesta,
del suo orgoglio nulla resta se non pochi grammi di cenere
come racconta la bellissima canzone di Giorgio Gaber del 1970
dal titolo: Pesa Annibale (vedi: "expende Hannibalem")
"'Acti" inquit "nihil est, nisi Poeno milite
portas frangimus et media vexillum pono Subura".
O qualis facies et quali digna tabella, cum Gaetula ducem
portaret belua luscum! (="Nulla abbiamo fatto,"
esclama" se non sfondiamo le porte di Roma con l'esercito
carteginese e non pianto il mio vessillo in mezzo alla Suburra".
Uno spettacolo degno di un quadro, mentre la belva di Getulia
porta quel condottiero orbo!
Ora et labora:
Prega e lavora.
Espressione che ben riassume i due momenti che, in un
rapporto equilibrato tra preghiera e lavoro, scandivano le
giornate nelle comunità religiose dal medioevo in poi.
Nel silenzio dei chiostri, migliaia di monaci hanno contribuito
a costruire con il loro paziente lavoro l'Europa salvando
opere d'arte, opere letterarie, dissodando regioni intere
e contribuendo in modo determinante ad amalgamare la cultura
greco-romana e quella dei nuovi popoli conquistatori.
Orbis terrarum divitias accipere nolo pro patriae caritate:
A tutte le ricchezze del mondo preferisco l'amore per la patria.(Cornelio
Nepote, Epaminonda, IV).
Dovrebbe esser il motto, il pensiero, l’aspirazione di ognuno.
Oremus:
Preghiamo.
Era l'invito fatto dal sacerdote ai fedeli a pregare
quando ancora nella messa e in tutte le altre preghiere veniva
usata la lingua di Cicerone.
Ore rotundo:
Con la bocca arrotondata. (Orazio, Ars poetica, v. 323).
E' proprio dell'oratore godere nel riascoltare l'eco della
propria voce che dal fondo della sala ritorna a solleticarne
la vanità. Una divagazione sul tema: "Ore
rotundo" è come ostinatamente il "direttore
di corale" chiede ai suoi coristi di atteggiare la bocca
per emettere suoni gradevoli e ben intonati.
O sancta simplicitas:
Oh santa semplicità.
Attribuita senza alcun fondamento Jan Hus (1371-1415). Teologo
e riformatore religioso boemo venne scomunicato dalla Chiesa
Cattolica, condannato dal Concilio di Costanza per eresia
e bruciato sul rogo. Avrebbe pronunciata
questa frase sul rogo vedendo un contadino, spinto dall'ignoranza
o dal fanatismo, portare una fascina per alimentare il fuoco.
O sancte Deus quanta mala patimur pro Ecclesia sancta Dei:
O santo Iddio, quanto stiamo soffrendo per la
santa chiesa di Dio (Papa Martino IV; 1281-1285)
Così si dice esclamasse questo papa ogniqualvolta
la digestione si presentava difficile. Incontrandolo nel suo
viaggio ultraterreno (Purgatorio XXIV, 23-24) Dante scrive:
"...purga per digiuno l'anguille di Bolsena e la vernaccia".
Di questa sua eccessiva golosità ne scrivono ampiamente
i contemporanei.
Si racconta fosse ghiotto di anguille pescate nel lago di
Bolsena e delle quali, dopo averle annegate nella Vernaccia
ligure ed arrostite, ne faceva pantagrueliche scorpacciate
con conseguenti problemi di digestione. Alla sua morte si
racconta venisse composto un epitaffio di questo tono: "Gaudent
anguillae quia mortuus hic iacet ille qui quasi morte reas
excoriabat eas" (=Gioiscono le anguille perché
qui giace morto colui che le scuoiava quasi fossero ree di
morte).
Osanna:
Salve - Evviva -.
È voce latinizzata dall’ebraico, divenuta ormai di
uso corrente: "Oggi l’osanna, domani il crucifige".
Os ex ossibus meis et caro de carne mea:
Ossa delle mie ossa e carne della mia carne (Antico Testam.,
Genesi, 23-24).
Povero Adamo, chissà cosa ha pensato e provato vedendo
Eva. Deve aver capito che la bella vita era finita. Perchè
considero un dato di fatto che la donna sia superiore all'uomo?.
Il Creatore non è partito da zero e quel minimo di
esperienza che si era fatto nel tentativo di impastare il
primo uomo gli ha permesso di eliminare alcuni difetti di
fabbricazione... oddio "bug" nei millenni se ne
sono scoperti... ma a tutti sembra vadano bene così!
Os habent et non loquentur:
Hanno la bocca e non parlano.
vedi "Manus habent, et non palpabunt".
Os homini sublime dedit:
Diede all'uomo un volto per il cielo (Ovidio Metamorfosi
Libro I v. 85).
Questo verso si trova nella descrizione che il Poeta fa della
creazione dell’uomo, per metterne in evidenza tutta la nobiltà
ed eccellenza a paragone delle altre creature. Il poeta racconta
infatti come tutti gli esseri viventi, ad eccezione dell'uomo,
tengano lo sguardo rivolto verso terra. Solamente all'uomo
gli dei hanno concesso un volto eretto, per permettergli di
guardare il cielo ed innalzare lo sguardo verso le stelle…"
"...Os homini sublime dedit caelumque tueri lussit
et erectos ad siderea tollere vultus…"
Os stulti contritio eius:
La bocca dello stolto è la sua rovina (Antico Testam.
Proverbi 18,6-7 ).
Libro essenzialmente didattico quello dei "Proverbi"
mostra, se rapportato agli altri, una caratteristica esclusiva.
L'ammaestramento e la parola di Dio, infatti, non vengono
attuati e rivelati con il racconto dei trionfi o delle tragedie
di Israele, attraverso i castighi o i prodigi che Dio ha fatto
per il suo popolo, ma per immagini e avvenimenti presi dalla
vita quotidiana, il tutto raccontato con espressioni abituali
al popolo e sedimentati in una sapienza secolare. Pensiamo
fare cosa gradita riportando tutto il versetto da cui la citazione
è tolta: "Labia stulti inmiscunt se rixis
et os eius iurgia provocat. Os stulti contritio eius et labia
illius ruina animae eius" (=Le labbra dello stolto
provocano liti e la sua bocca gli provoca percosse. La bocca
dello stolto è la sua rovina e le sue labbra sono un
laccio per la sua vita).
Detto segnalato da Massimo S.
O tempora! o mores!:
Che tempi...! Che costumi...! (Cicerone, Catilinaria, I).
Nella foga del discorso contro Catilina, che aveva tentato
di farlo assassinare, Cicerone deplora la perfidia e la corruzione
dei suoi tempi. La frase si ripete per criticare usi e costumi
del presente, ma per lo più in tono scherzoso.
O terque quaterque beati!:
O voi beati tre e (anche) quattro volte
È una lode che Enea rivolge ai Troiani morti per la difesa
della loro patria. È un’ imitazione di un analogo passo di
Omero.
Otia et negotia:
Ozi e occupazioni.
Il vocabolo "otium" indicava, per i romani,
il tempo libero dedicato ad occupazioni scientifiche o culturali
per diletto e senza scopo di lucro, quello cioè che
con termine inglese definiamo "hobby" e per estensione
diciamo che chi non non fa nulla "ozia".
Per contro il termine "negotium", composto
da nec e otium, indica un'occupazione, una
attività dalla quale ne deriva un guadagno e per traslato
si è passati a definire "negozio"
anche il luogo in cui questa attività lucrativa viene
svolta. A questo punto nessuno pensi che durante i famosi
"Ozi di Capua" i soldati di Annibale spendessero
il proprio tempo a scrivere libri o a studiare il latino...
oziavano proprio!
Otium cum dignitate:
Nobile indolenza. (Cicerone De Oratore Libro I, !-2)
Con questa espressione Cicerone cerca di autoconvincersi che
questo trascorrere il tempo in attività amene sia l’ideale
del cittadino romano ritiratosi dalla vita pubblica. Anche
in questa occasione, e chi ne dubitava, parla di sé
stesso. Esautorato da Cesare da ogni carica si comporta come
la volpe con l'uva, definendo "otium cum dignitate"
il lavoro svolto durante questa forzata inattività
politica, per comporre le Tuscolane.
Otium sine litteris mors est et hominis vivi sepultura:
Il riposo senza gli studi equivale alla morte, è la
tomba di un uomo vivo (Seneca Ad Lucilium, X 82).
Vedi anche "otia et negotia". Per i Greci e i Romani
gli svaghi e gli impegni della vita pubblica erano una piacevole
alternanza... almeno a parole. Infatti Cicerone che predicava
bene ma razzolava male scrive (De officiis, III, 1) "nostrum
autem otium negotii inopia, non requiescendi studio constitutum
est" (=il mio ozio, invece, è imposto non
già dal desiderio di quiete, ma dal non aver più
nulla da fare), e nel De Oratore Libro I, !-2
parla addirittura di "otium cum dignitate".
O ubi campi!:
(Felici quei luoghi) dove vi sono campi. (Virgilio, Georgiche,
lI, 485).
È una delle frequenti espressioni di Virgilio, il cui ideale
era la vita tranquilla e felice della campagna.
Oves et boves:
Pecore e buoi (Nuovo Test. Gv. 2, 14).
L'evangelista racconta che Gesù trovò i mercanti
di pecore, buoi , colombe e i cambiavalute seduti nel tempio
di Gerusalemme ."Et invenit in templo vendentes oves
et boves et columbas, et nummularios sedentes".
Sarà questa visione a scatenare la collera di Gesù
nei confronti di questi mercanti che caccerà dal tempio
fustigandoli . Con questa espressione si indica solitamente
un raggruppamento eterogeneo senza una precisa logica. Non
mi sento quindi di applicare simile espressione "Oves
et boves" agli animali che entrarono nell'arca durante
il diluvio. Il buon Mosè infatti fece il carico secondo
un preciso e dettagliato piano di imbarco.
(vedi Antico Test. Gen. 7,13-17).
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