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Am arcord... di nonna Mariuccia

Bertoldo

.............................................................................. Ritratto di Bertoldo

Nei tempi antichi capitò alla corte di re Alboino un contadino di nome Bertoldo, il quale era di bruttissimo aspetto, ma di vivacissimo ingegno.
Portava un vestito rustico, con le calze di lana bigia tutte rammendate e le scarpe con grossa suola. Gli copriva il capo un cappellaccio a larga tesa, che gli dava un aspetto ancor più goffo e ridicolo.
Quando il re Alboino la scorse, credendolo un buffone, gli chiese: "Chi sei? Quando nascesti?".
Bertoldo gli rispose pronto: "Sono un uomo; nacqui quando la mia mamma mi dette alla luce".
"Ma come ti chiami?" insistette il re.
"Io non mi chiamo. Mi chiamano gli altri, e a chi mi chiama rispondo"
Al re piacquero le risposte ingegnose del contadino e seguitò ad interrogarlo.
"Qul'è il giorno più lungo che ci sia?"
"Quello che passiamo senza mangiare!"
"Qul'è la donna che balla sempre sull'acqua e mai si bagna i piedi?"
"La barca!"
"Chi è che si serra in prigione da se stesso?"
"Il baco da seta!"
"Chi è colei che nessuno vuole in casa?"
"La colpa!"
"Qual'è la cosa più brutta in un giovane?"
"La disobbedienza!"
"Bravo" disse infine il re "Hai risposto bene, domandami quello che desideri e te lo darò".
"Chi non ha del suo" rispose Bertoldo "non può regalare agli altri".
"Come?" chiese sorpreso il re; "Io sono ricco e potente. Ti posso dare quello che chiedi".
"Ma io vado cercando la felicità, e tu non l'hai. Perciò non la puoi dare neppure a me".
Il saggio contadino partì com'era venuto, strscicando gli scarponi e buttandosi in testa il cappellaccio a larga tesa.

..............................................................................Bertoldo e la regina

La regina era un poco ambiziosa. Voleva, con le sue damigelle, fare parte del consiglio del regno.
Scrisse una supplica, nella quale chiedeva che le donne avessero diritti pari agli uomini e la portò al re.
Il re pensò: "Qui ci vorrebbe quel contadino pieno di senno e di astuzia".
Mandò a chiamare Bertoldo e gli espose il caso. Bertoldo si mise a ridere e promise di risolvere la questione.
Andò al mercato. Comprò un uccelletto e lo pose in una scatola che portò al re, dicendo che la spedisse ben chiusa alla regina. La regina doveva farla custodire dalle sue damigelle, senza aprirla, fino alla mattina dopo.
Il re fece quello che Bertoldo gli aveva consigliato.
Quando le damigelle ebbero la scatola cominciaronoa chiedersi: "Che cosa ci sarà dentro? Perché il re vuole che non si apra? Si deve giardare? Come si apre si richiude!"
Non resistettero alla tentazione e l'apersero. L'uccelletto dette un frullo e scappò via. Le damigelle non ebbero neppur modo di vedere se era usignolo o fringuello per metterne un'altro al suo posto.
Passata la notte e tornato il giorno, le donne si levarono e, camminando a capo basso dietro la regina, si presentarono al re, con la scatola vuota.
Soltanto allora il re capì quale fosse stata l'astuzia di Bertoldo.
"Volete entrare nel consiglio" disse serio "e non siete capaci di mantenere un segreto per una notte!".
"Questa " pensò la regina " è di Bertoldo, e lo fece chiamare nel suo giardino perchè i cani lo mordessero.
Ma Bertoldo prese sotto la giacchetta una lepre viva. I cani, quando lo videro con quel vestito rattoppato, gli si avvicinarono addosso, ma Bertoldo fece scappare la lepre e i cani si gettarono dietro a quella abbiando.

..............................................................................Trovate di Bertoldo

La regina si lagnò col re, che Bertoldo l'aveva offesa.
"Levati dinanzi" gli ordinò il re "e torna domani né vestito né nudo".
Venutala mattina, Bertoldo comparve alla presenza del re, avvolto in una rete da pescatori.
"Furbo di un contadino", esclamò il re, "vattene portami domani con le tue mani il tuo orto, la tua stalla e il tuo mulino.
Bertoldo, giunto a casa, fece una tortadi bietole ben unta, con burro, cacio e ricotta.
"Che cosa mi porti?" gli chiese il re.
"Maestà, in questa torta vi sono tutte le cose che mi avete chiesto. Le bietole sono dell'orto, il cacio e il burro della stalla, la farina del mulino.
"Tu sei un grande uomo ingegnoso," esclamò il re sfilandosi dal dito un anello prezioso. "Prendi questo anello che ti dono, e tu tesoriere, va' e porta qui mille scudi, che glieli voglio regalare".
Bertoldo fece il viso delle maraviglie.
"Perché vuoi togliermi il sonno?".
"Io non ti voglio togliere nulla. Anzi ti voglio regalare mille scudi!"
"Ma quando avrò questo anello e mille scudi, io non riposerò. Avrò paura dei ladri; mi torturerò la mente sul modo di spenderli. Insomma non avrò più pace".
Il re rimase stupito del giudizio dimostrato dal contadino.
Lo volle alla corte, sempre al suo fianco, e non faceva nulla senza il suo consiglio.

..............................................................................Morte di Bertoldo

Bertoldo cercava di essere utile e di non dare noia, ma la sua salute cominciò a deperire. Le vivande gentili e complicate che venivano servite alla mensa del re gli facevano male. Egli era abituato ai cibi semplici e sani.
Chiese di mangiare fagioli e rape ma glieli rifiutarono. S'ammalò e il re fece chiamare i più valenti medici del regno, i quali dettero al contadino medicine rare e costosissime.
Ma Bertoldo deperiva sempre di più. Chiedeva che gli portassero una pignatta di fagiuloli con la cipolla dentro, o delle rape cotte sottola cenere.
I medici dicevano:"Mai più, questi cibi aono troppo gravi".
E Bertoldo peggiorava. Rimpiangeva la sua casa e la sua campagna, e chiese una cipolla fino alla morte.
Fu pianto da tutti, e il re, a perpetua memoria di lui, fece scolpire sullasua sepoltura questi versi:

..................................In questa tomba tenebrosa e oscura
..................................Giace un villan di sì deforme aspetto
..................................Che più d'orso che d'uomo avea figura,

.........................................Ma di tant'alto e nobile intelletto,
.........................................Che stupir fece il mondo e la natura.
.........................................Mentre egli visse Bertoldo fu detto.

..................................Fu grato al re, morì con aspri duoli
..................................Per non poter mangiar rape e fagiuoli.

"Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno" è il titolo della raccolta di tre popolarissimi racconti, i primi due scritti da Giulio Cesare Croce e l'ultimo da Adriano Banchieri, raccolta pubblicata, per la prima volta, nel 1620.
I racconti riprendono e rielaborano novelle antichissime, in particolare la medievale Disputa di Salomone con Marcolfo.
Per ulteriori informazioni vai al link Wikipedia.
 
 
 
 
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Ultimo aggiornamento: 02.10.2015  
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