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Ritratto di Bertoldo
Nei tempi antichi capitò
alla corte di re Alboino un contadino di nome Bertoldo,
il quale era di bruttissimo aspetto, ma di vivacissimo
ingegno.
Portava un vestito rustico, con le calze di lana
bigia tutte rammendate e le scarpe con grossa suola.
Gli copriva il capo un cappellaccio a larga tesa,
che gli dava un aspetto ancor più goffo e
ridicolo.
Quando il re Alboino la scorse, credendolo un buffone,
gli chiese: "Chi sei? Quando nascesti?".
Bertoldo gli rispose pronto: "Sono un uomo;
nacqui quando la mia mamma mi dette alla luce".
"Ma come ti chiami?" insistette il re.
"Io non mi chiamo. Mi chiamano gli altri, e
a chi mi chiama rispondo"
Al re piacquero le risposte ingegnose del contadino
e seguitò ad interrogarlo.
"Qul'è il giorno più lungo che
ci sia?"
"Quello che passiamo senza mangiare!"
"Qul'è la donna che balla sempre sull'acqua
e mai si bagna i piedi?"
"La barca!"
"Chi è che si serra in prigione da se
stesso?"
"Il baco da seta!"
"Chi è colei che nessuno vuole in casa?"
"La colpa!"
"Qual'è la cosa più brutta in
un giovane?"
"La disobbedienza!"
"Bravo" disse infine il re "Hai risposto
bene, domandami quello che desideri e te lo darò".
"Chi non ha del suo" rispose Bertoldo
"non può regalare agli altri".
"Come?" chiese sorpreso il re; "Io
sono ricco e potente. Ti posso dare quello che chiedi".
"Ma io vado cercando la felicità, e
tu non l'hai. Perciò non la puoi dare neppure
a me".
Il saggio contadino partì com'era venuto,
strscicando gli scarponi e buttandosi in testa il
cappellaccio a larga tesa.
..............................................................................Bertoldo
e la regina
La regina era un poco ambiziosa. Voleva, con le
sue damigelle, fare parte del consiglio del regno.
Scrisse una supplica, nella quale chiedeva che le
donne avessero diritti pari agli uomini e la portò
al re.
Il re pensò: "Qui ci vorrebbe quel contadino
pieno di senno e di astuzia".
Mandò a chiamare Bertoldo e gli espose il
caso. Bertoldo si mise a ridere e promise di risolvere
la questione.
Andò al mercato. Comprò un uccelletto
e lo pose in una scatola che portò al re,
dicendo che la spedisse ben chiusa alla regina.
La regina doveva farla custodire dalle sue damigelle,
senza aprirla, fino alla mattina dopo.
Il re fece quello che Bertoldo gli aveva consigliato.
Quando le damigelle ebbero la scatola cominciaronoa
chiedersi: "Che cosa ci sarà dentro?
Perché il re vuole che non si apra? Si deve
giardare? Come si apre si richiude!"
Non resistettero alla tentazione e l'apersero. L'uccelletto
dette un frullo e scappò via. Le damigelle
non ebbero neppur modo di vedere se era usignolo
o fringuello per metterne un'altro al suo posto.
Passata la notte e tornato il giorno, le donne si
levarono e, camminando a capo basso dietro la regina,
si presentarono al re, con la scatola vuota.
Soltanto allora il re capì quale fosse stata
l'astuzia di Bertoldo.
"Volete entrare nel consiglio" disse serio
"e non siete capaci di mantenere un segreto
per una notte!".
"Questa " pensò la regina "
è di Bertoldo, e lo fece chiamare nel suo
giardino perchè i cani lo mordessero.
Ma Bertoldo prese sotto la giacchetta una lepre
viva. I cani, quando lo videro con quel vestito
rattoppato, gli si avvicinarono addosso, ma Bertoldo
fece scappare la lepre e i cani si gettarono dietro
a quella abbiando.
..............................................................................Trovate
di Bertoldo
La regina si lagnò col re, che Bertoldo l'aveva
offesa.
"Levati dinanzi" gli ordinò il
re "e torna domani né vestito né
nudo".
Venutala mattina, Bertoldo comparve alla presenza
del re, avvolto in una rete da pescatori.
"Furbo di un contadino", esclamò
il re, "vattene portami domani con le tue mani
il tuo orto, la tua stalla e il tuo mulino.
Bertoldo, giunto a casa, fece una tortadi bietole
ben unta, con burro, cacio e ricotta.
"Che cosa mi porti?" gli chiese il re.
"Maestà, in questa torta vi sono tutte
le cose che mi avete chiesto. Le bietole sono dell'orto,
il cacio e il burro della stalla, la farina del
mulino.
"Tu sei un grande uomo ingegnoso," esclamò
il re sfilandosi dal dito un anello prezioso. "Prendi
questo anello che ti dono, e tu tesoriere, va' e
porta qui mille scudi, che glieli voglio regalare".
Bertoldo fece il viso delle maraviglie.
"Perché vuoi togliermi il sonno?".
"Io non ti voglio togliere nulla. Anzi ti voglio
regalare mille scudi!"
"Ma quando avrò questo anello e mille
scudi, io non riposerò. Avrò paura
dei ladri; mi torturerò la mente sul modo
di spenderli. Insomma non avrò più
pace".
Il re rimase stupito del giudizio dimostrato dal
contadino.
Lo volle alla corte, sempre al suo fianco, e non
faceva nulla senza il suo consiglio.
..............................................................................Morte
di Bertoldo
Bertoldo cercava di essere utile e di non dare noia,
ma la sua salute cominciò a deperire. Le
vivande gentili e complicate che venivano servite
alla mensa del re gli facevano male. Egli era abituato
ai cibi semplici e sani.
Chiese di mangiare fagioli e rape ma glieli rifiutarono.
S'ammalò e il re fece chiamare i più
valenti medici del regno, i quali dettero al contadino
medicine rare e costosissime.
Ma Bertoldo deperiva sempre di più. Chiedeva
che gli portassero una pignatta di fagiuloli con
la cipolla dentro, o delle rape cotte sottola cenere.
I medici dicevano:"Mai più, questi cibi
aono troppo gravi".
E Bertoldo peggiorava. Rimpiangeva la sua casa e
la sua campagna, e chiese una cipolla fino alla
morte.
Fu pianto da tutti, e il re, a perpetua memoria
di lui, fece scolpire sullasua sepoltura questi
versi:
..................................In
questa tomba tenebrosa e oscura
..................................Giace
un villan di sì deforme aspetto
..................................Che
più d'orso che d'uomo avea figura,
.........................................Ma
di tant'alto e nobile intelletto,
.........................................Che
stupir fece il mondo e la natura.
.........................................Mentre
egli visse Bertoldo fu detto.
..................................Fu
grato al re, morì con aspri duoli
..................................Per
non poter mangiar rape e fagiuoli.
"Bertoldo,
Bertoldino e Cacasenno" è il titolo
della raccolta di tre popolarissimi racconti,
i primi due scritti da Giulio Cesare Croce
e l'ultimo da Adriano Banchieri, raccolta
pubblicata, per la prima volta, nel 1620.
I racconti riprendono e rielaborano novelle
antichissime, in particolare la medievale
Disputa di Salomone con Marcolfo.
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Wikipedia.
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