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Am arcord... di nonna Mariuccia

Il dono della bonta’

..............................................................................La compagna malata

Le bambine, coi grembialini bianchi quasi abbaglianti sotto il sole, si sparpagliarono nel piazzale della scuola. Poi si formarono gruppetti; quindi, a piccole comitive, prendendo diverse direzioni, le bambine uscite dalla scuola si dispersero.
-Di dove passi, tu? - chiese una bambina col viso tondo e ridente a una compagna magra e pallida.
-Passo dal borgo, perché devo portare le lezioni a Laura.
-Come sta, giusto, Laura?
-Benino, ma la gamba rotta non è ancora guarita.
-E’vero che gliel'hanno ingessata?
-Sì, è vero.
-Sente male?
-No. Potrebbe venire anche a scuola, se avesse una carrozzina.
- I suoi - interviene un'altra bambina, - non possono spendere.
-E tu le porti tutti i giorni le lezioni?
-Sì.
-Ed io, - aggiunse una bambina tutta riccioli, - ogni giorno vado a fare i balocchi con lei.
-A merenda vengo anch'io, - promise un'altra con una bella trecciona in mezzo alla schiena.
- Brava e porta un po' di susine del tuo giardino.
-Volentieri. Ci divertiremo e terremo allegra Laura.
-E’triste soltanto per una cosa: per non poter venire a scuola.
-Mi chiede sempre di tutte le compagne.
-Vorrebbe sapere quello che accade in classe...
Il gruppo delle bambine s'allontanava parlando. Chi aveva da dire qualcosa, si metteva in mezzo alle compagne, le sopravanzava, guardando a destra e a sinistra. Le più timide camminavano ai lati, attente alle parole. Si vedevano riccioli e trecce agitarsi, e i fiocchi colorati svolazzare sul bianco dei grembialini puliti

..............................................................................L’amica

Damiana, quando il gruppo si mosse, non lo seguì. Le sarebbe piaciuto unirsi alle compagne più loquaci e festose, ma la strada della sua casa era un'altra, né voleva tardare. La mamma l'aspettava per mettere a tavola i fratellini minori.
Sostò un momento, guardando le compagne allontanarsi sotto gli alberi del vialone, ombreggiato dai tigli odorosi, incerta se seguirle o no. Poi, risolutamente, piegò di fianco e prese un'altra direzione.
Camminava sola, a passi lunghi, portando la forte testa inclinata verso terra, nell'atteggiamento di chi è soprappensiero. Il sole le faceva brillare i neri capelli intrecciati e ravvolti intorno al capo.
Damiana era una bambina di membra salde e di carattere serio. Le compagne si confidavano con Damiana, come se fosse stata la loro sorella maggiore.
Anche Laura le voleva bene, e spesso chiedeva di lei, che vedeva di rado, durante la sua malattia.
Damiana non andava a tenerle compagnia perché aveva da fare, in casa e fuori. Non aveva né balocchi né frutta né dolci da offrire alla piccola inferma. Era povera.
Lungo la strada, a testa bassa, Damiana si rimproverava lo stesso dì non aver fatto nulla per la compagna malata. Intanto le risonavano all'orecchio le parole udite poco prima :
- Laura si strugge di tornare a scuola. Se avesse una carrozzina. Ma i suoi genitori non possono spendere.
Damiana si passava distrattamente la cartella dal fianco destro a quello sinistro, e dal sinistro al destro. Le sue grandi e solide mani stringevano nervosamente la maniglia. Con le ciglia corrugate, sembrava che la bambina fosse in preda a un pensiero fisso e tormentoso.
Quando fu vicino a casa, alzò la testa. Era accaldata e rossa in viso, come se avesse sostenuto una lotta, ma sorrideva. Sorrideva a se stessa e a qualcuno che era presente nel suo pensiero.

.............................................................................
Il trasporto

La mattina dopo, Damiana s'alzò qualche minuto prima dell'ora consueta. Facendo colazione, teneva d'occhio la sveglia.
È presto, - le diceva la mamma, - mangia piano. Così ti soffochi.
La bambina sorrideva, passandosi in fretta il tovagliolo sulle labbra. Prese la cartella sotto il braccio, uscì di corsa e s'avviò verso la casa della compagna malata.
-Sei pronta Laura? - gridò di fondo alle scale.
-Vieni Damiana, - rispose una vocina commossa. La bambina salì le scale di volo. La nonna di Laura l'accolse tra le braccia.
-Ma vuoi proprio prenderti questa fatica?
-Certo. Non siamo già d'accordo da ieri sera?
-Ma non cadrete?
-Non dubiti: tutto andrà bene!
La nonna scoteva la testa preoccupata.
-Feci male ieri sera ad accettare la tua offerta. Ma Laura mi pregava tanto di acconsentire!
-Non stia in pensiero, non pensi a male, - andava dicendo Damiana. - Le sembro forse debole?
E intanto si chinava su Laura, che aveva già indossato il grembialino bianco e si faceva il fiocco celeste sul petto.
-Vieni, passami il braccio sulle spalle. Afferrati con le mani, così.
Aiutata dalla nonna, la piccola malata si aggrappò sulla schiena della compagna. Fece passare la gamba ingessata sul fianco di Damiana, la quale incurvò il braccio attorno all'arto malato.
-Ti peso? -chiese Laura.
-Ti senti comoda? - disse Damiana.
La malatina pareva pazza di gioia.
-Addio nonnina, non stare in pensiero. Sto benissimo, non c'è pericolo che caschi.
Damiana discendeva già le scale, con passo fermo e sicuro. Uscì nella strada, s'incamminò speditamente verso la scuola. Sul piazzale al loro giungere, fu un grido solo:
-Laura!
Le bambine corsero incontro alla compagna, che brillava di gioia. Damiana, rossa di fatica e di soddisfazione si raccomandava :
-Largo, fatemi passare. Le fate male alla gamba!
A stento si aprì un passaggio fra le compagne che volevano salutare la malata; salì la scalinata della scuola. La custode aprì l'uscio.
Nell'andito, la maestra corse incontro alle due bambine. Le abbracciò tutte e due insieme. Il piccolo volto emaciato di Laura le riposò sulla spalla, mentre Damiana le respirava forte sul petto.
-Brave! - disse la maestra, dopo un momento di commozione. - Che bella sorpresa mi avete fatto stamani!
-Tutte le mattine ora verrò a scuola, - esclamò Laura colorendosi in volto.
-Tutte le mattine? - chiese sorpresa la maestra.
-Sì, sempre così. Damiana mi ha promesso di prendermi e riportarmi tutti i giorni sulle sue spalle.
La maestra si scostò appena per scorgere in viso Damiana.
-E’ vero? le domandò.
La bimba rise:
-Non pesa nulla, - rispose. - Non pesa nulla. Non ho durato punto fatica. Mi pare d'avere un fuscellino addosso. La maestra aveva gli occhi lucidi di commozione.
-Damiana, - disse togliendole la compagna di dosso, -quanto sei buona!
Suonò la campanella. Le bambine invasero il corridoio e circondarono la maestra, empiendo la scuola di liete esclamazioni di gioia.

   
 
 
 
 
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Ultimo aggiornamento: 02.10.2015  
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