Le bambine, coi grembialini bianchi quasi abbaglianti
sotto il sole, si sparpagliarono nel piazzale della
scuola. Poi si formarono gruppetti; quindi, a piccole
comitive, prendendo diverse direzioni, le bambine
uscite dalla scuola si dispersero.
-Di dove passi, tu? - chiese una bambina col viso
tondo e ridente a una compagna magra e pallida.
-Passo dal borgo, perché devo portare le lezioni
a Laura.
-Come sta, giusto, Laura?
-Benino, ma la gamba rotta non è ancora guarita.
-E’vero che gliel'hanno ingessata?
-Sì, è vero.
-Sente male?
-No. Potrebbe venire anche a scuola, se avesse una
carrozzina.
- I suoi - interviene un'altra bambina, - non possono
spendere.
-E tu le porti tutti i giorni le lezioni?
-Sì.
-Ed io, - aggiunse una bambina tutta riccioli, - ogni
giorno vado a fare i balocchi con lei.
-A merenda vengo anch'io, - promise un'altra con una
bella trecciona in mezzo alla schiena.
- Brava e porta un po' di susine del tuo giardino.
-Volentieri. Ci divertiremo e terremo allegra Laura.
-E’triste soltanto per una cosa: per non poter
venire a scuola.
-Mi chiede sempre di tutte le compagne.
-Vorrebbe sapere quello che accade in classe...
Il gruppo delle bambine s'allontanava parlando. Chi
aveva da dire qualcosa, si metteva in mezzo alle compagne,
le sopravanzava, guardando a destra e a sinistra.
Le più timide camminavano ai lati, attente
alle parole. Si vedevano riccioli e trecce agitarsi,
e i fiocchi colorati svolazzare sul bianco dei grembialini
puliti ..............................................................................L’amica
Damiana, quando il gruppo si mosse, non lo seguì.
Le sarebbe piaciuto unirsi alle compagne più
loquaci e festose, ma la strada della sua casa era
un'altra, né voleva tardare. La mamma l'aspettava
per mettere a tavola i fratellini minori.
Sostò un momento, guardando le compagne allontanarsi
sotto gli alberi del vialone, ombreggiato dai tigli
odorosi, incerta se seguirle o no. Poi, risolutamente,
piegò di fianco e prese un'altra direzione.
Camminava sola, a passi lunghi, portando la forte
testa inclinata verso terra, nell'atteggiamento di
chi è soprappensiero. Il sole le faceva brillare
i neri capelli intrecciati e ravvolti intorno al capo.
Damiana era una bambina di membra salde e di carattere
serio. Le compagne si confidavano con Damiana, come
se fosse stata la loro sorella maggiore.
Anche Laura le voleva bene, e spesso chiedeva di lei,
che vedeva di rado, durante la sua malattia.
Damiana non andava a tenerle compagnia perché
aveva da fare, in casa e fuori. Non aveva né
balocchi né frutta né dolci da offrire
alla piccola inferma. Era povera.
Lungo la strada, a testa bassa, Damiana si rimproverava
lo stesso dì non aver fatto nulla per la compagna
malata. Intanto le risonavano all'orecchio le parole
udite poco prima :
- Laura si strugge di tornare a scuola. Se avesse
una carrozzina. Ma i suoi genitori non possono spendere.
Damiana si passava distrattamente la cartella dal
fianco destro a quello sinistro, e dal sinistro al
destro. Le sue grandi e solide mani stringevano nervosamente
la maniglia. Con le ciglia corrugate, sembrava che
la bambina fosse in preda a un pensiero fisso e tormentoso.
Quando fu vicino a casa, alzò la testa. Era
accaldata e rossa in viso, come se avesse sostenuto
una lotta, ma sorrideva. Sorrideva a se stessa e a
qualcuno che era presente nel suo pensiero.
.............................................................................
Il trasporto
La mattina dopo, Damiana s'alzò qualche
minuto prima dell'ora consueta. Facendo colazione,
teneva d'occhio la sveglia.
È presto, - le diceva la mamma, - mangia
piano. Così ti soffochi.
La bambina sorrideva, passandosi in fretta il tovagliolo
sulle labbra. Prese la cartella sotto il braccio,
uscì di corsa e s'avviò verso la casa
della compagna malata.
-Sei pronta Laura? - gridò di fondo alle
scale.
-Vieni Damiana, - rispose una vocina commossa. La
bambina salì le scale di volo. La nonna di
Laura l'accolse tra le braccia.
-Ma vuoi proprio prenderti questa fatica?
-Certo. Non siamo già d'accordo da ieri sera?
-Ma non cadrete?
-Non dubiti: tutto andrà bene!
La nonna scoteva la testa preoccupata.
-Feci male ieri sera ad accettare la tua offerta.
Ma Laura mi pregava tanto di acconsentire!
-Non stia in pensiero, non pensi a male, - andava
dicendo Damiana. - Le sembro forse debole?
E intanto si chinava su Laura, che aveva già
indossato il grembialino bianco e si faceva il fiocco
celeste sul petto.
-Vieni, passami il braccio sulle spalle. Afferrati
con le mani, così.
Aiutata dalla nonna, la piccola malata si aggrappò
sulla schiena della compagna. Fece passare la gamba
ingessata sul fianco di Damiana, la quale incurvò
il braccio attorno all'arto malato.
-Ti peso? -chiese Laura.
-Ti senti comoda? - disse Damiana.
La malatina pareva pazza di gioia.
-Addio nonnina, non stare in pensiero. Sto benissimo,
non c'è pericolo che caschi.
Damiana discendeva già le scale, con passo
fermo e sicuro. Uscì nella strada, s'incamminò
speditamente verso la scuola. Sul piazzale al loro
giungere, fu un grido solo:
-Laura!
Le bambine corsero incontro alla compagna, che brillava
di gioia. Damiana, rossa di fatica e di soddisfazione
si raccomandava :
-Largo, fatemi passare. Le fate male alla gamba!
A stento si aprì un passaggio fra le compagne
che volevano salutare la malata; salì la
scalinata della scuola. La custode aprì l'uscio.
Nell'andito, la maestra corse incontro alle due
bambine. Le abbracciò tutte e due insieme.
Il piccolo volto emaciato di Laura le riposò
sulla spalla, mentre Damiana le respirava forte
sul petto.
-Brave! - disse la maestra, dopo un momento di commozione.
- Che bella sorpresa mi avete fatto stamani!
-Tutte le mattine ora verrò a scuola, - esclamò
Laura colorendosi in volto.
-Tutte le mattine? - chiese sorpresa la maestra.
-Sì, sempre così. Damiana mi ha promesso
di prendermi e riportarmi tutti i giorni sulle sue
spalle.
La maestra si scostò appena per scorgere
in viso Damiana.
-E’ vero? le domandò.
La bimba rise:
-Non pesa nulla, - rispose. - Non pesa nulla. Non
ho durato punto fatica. Mi pare d'avere un fuscellino
addosso. La maestra aveva gli occhi lucidi di commozione.
-Damiana, - disse togliendole la compagna di dosso,
-quanto sei buona!
Suonò la campanella. Le bambine invasero
il corridoio e circondarono la maestra, empiendo
la scuola di liete esclamazioni di gioia.
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