Si pensa mai a quanta gente ha lavorato per noi
, a quanti sconosciuti noi dobbiamo i nostri comodi?
Se accanto ai loro prodotti apparissero improvvisamente
coloro che hanno dato la loro opera, la nostra casa
sarebbe invasa da un grandissimo numero di persone
sconosciute, e che pure non ci sono estranee.
Svegliandoci la mattina, vedremmo per esempio, al
nostro capezzale la faccia ridente di un uomo maturo,
in maniche di camicia, con qualche truciolo nei
capelli grigi.
- Hai dormito bene? - ci chiederebbe? E alla nostra
domanda chi sia, risponderebbe:
- Sono il falegname, che ti ha costruito il letto,
Nella mia bottega c'è un buon odore di legno,
e io canto lavorando, contento della mia opera.
Certo, non potrei far nulla se non ci fosse lui.
Così dicendo il falegname indica un altro
uomo robusto abbronzato dal sole.
- È il boscaiolo, che ha abbattuto le piante,
le ha squadrate e segate.
- È bello il mio mestiere, - dice il boscaiolo.
- L'aria del bosco è pura e piena di profumi;
gli uccelli cantano, mentre la scure balena al sole.
Però, caro falegname, il legname sarebbe
ancora nel bosco, se non ci fosse stato lui.
Indica con la mano nodosa un altro uomo segnato
dalla fatica, con la frusta sulla spalla e il berretto
di pelo.
- Ho trasportato io le travi e le assi, - dice il
barrocciaio, - lungo le strade tutte svolte che
scendono dalla montagna. I sonagli dei cavalli squillavano
e la martinicca strideva e io fischiettavo per accompagnare
il passo delle mie forti bestie.
- E come avrei potuto tagliare e segare, - riprende
a dire il boscaiolo, - se qualcuno non mi avesse
preparato una buona scure e una sega ben temperata?
Vieni avanti amico fabbro!
Un uomo tutto fuligginoso si fa avanti asciugandosi
il sudore della fronte.
- Il mio lavoro, - dice, - è allegro, col
fuoco che arde nella forgia e il martello che canta
sull'incudine. E il ferro sprizza tante scintille,
che è una vera festa. Ma io penso invece
al minatore che ha estratto la pirite dalle viscere
della terra. Dove sei minatore?
Con passo stanco si fa avanti il minatore, pallido,
con gli occhi bruciati.
- Il lavoro sotto terra è veramente duro,
- egli dice, - con la morte sempre vicina. Ma si
lavora di voglia, contenti di strappare tanta ricchezza
nascosta. E la sera, tornando alla luce, si gode
anche di più l'aria libera, la bellezza del
cielo stellato e la intimità della famiglia.
Nel gruppo degli uomini robusti si fa un istante
di silenzio. A un tratto si fa largo tra loro una
donna, che dice con voce acuta :
- Se tu hai dormito bene, molto lo devi a me, che
ho tessuto la tela dei sacconi e delle materasse,
e a questo buon uomo di tappezziere, che li ha ben
bene imbottiti. Nel dir così fa posto a un
uomo un po' curvetto e tranquillo.
- Sì, - dice il tappezziere, - io ho imbottito
e riempito lavorando in un nuvolo di polvere, ma
non avrei potuto fare il mio lavoro se non ci fosse
stato lui.
Indica un giovane con le gambe fasciate e uno zufolo
in mano.
- Le mie pecore, - dice il pastore, - hanno brucato
quiete quiete e io le ho guardate tutto il giorno.
Poi sulla sera le ho raccolte negli stazzi e giunto
il tempo le ho tosate. Un letto senza lana non varrebbe
nulla.
- E senza lino? - esclama un'altra donna pulita
e precisa. - Senza il lino fresco e lindo delle
lenzuola, che io ho lavorato nella filanda, non
si potrebbe dormire bene.
- È vero, - lo interrompe un vecchio contadino.
- E quella del lino è una pianta delicata,
coi suoi fiori celesti che somigliano a tanti begli
occhi. Bisogna seminarlo fitto, e poi legarlo, e
poi metterlo a macerare.
- E poi cardarlo e pettinarlo. - dice un operaio
svelto e forte.
- Poi filarlo e tesserlo, - finisce la donna.
- E per mantenerlo pulito, occorrono bei bucati,
- interviene a dire un'altra donna con le mani sui
fianchi. - Curva sul lavatoio, ho insaponato bene
la tela, poi l'ho sciacquata nell'acqua corrente,
strizzata e finalmente tesa al sole e al vento.
Che belle distese bianche sventolanti sui prati
verdi!
Ormai nella camera non c'entrerebbe più nessuno.
Eppure altri si accalcano all'uscio.
- Io ho fatto la conca per il bucato! si sente dire.
- Io ho fabbricato il sapone!
- Io ho stirato!
- Io ho tessuto la coperta!
- Io ho fatto il piumino.
Ci sarebbe da essere soffocati. Bisogna perciò
affrettarsi a uscire dal letto, ringraziando rapidamente
tutti.
- Grazie amici. Anch'io, come vedete, mi accingo
a lavorare, cioè a fare qualcosa di utile
anche per voi. Grazie e buona giornata.
S'aprono le imposte della finestra e gli sconosciuti
dileguano. Il falegname torna a strisciare la pialla
nella sua bottega, il fabbro batte il martello sull'incudine,
il boscaiolo avventa la scure nell'albero, il barrocciaio
schiocca la frusta, il minatore scende nel pozzo
oscuro, il pastore fa uscire le pecore dal chiuso,
la tessitrice mette in moto il suo telaio, il contadino
ara il campo, la lavandaia si piega sul lavatoio,
tutti tornano al lavoro, che unisce gli uomini come
in una grande famiglia, nella quale l'opera di ognuno
è utile alla vita di tutti, e l'opera di
tutti è utile alla vita d'ognuno.
Realizzato
da Luca, Catia, Mariuccia e Antonio.
Ottimizzato per Internet Explorer e Mozilla Firefox, risoluzione consigliata
800*600 - 1024*768 pixel.
Tutti i diritti riservati.