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Am arcord... di nonna Mariuccia

Gli sconosciuti presenti

Si pensa mai a quanta gente ha lavorato per noi , a quanti sconosciuti noi dobbiamo i nostri comodi?
Se accanto ai loro prodotti apparissero improvvisamente coloro che hanno dato la loro opera, la nostra casa sarebbe invasa da un grandissimo numero di persone sconosciute, e che pure non ci sono estranee.
Svegliandoci la mattina, vedremmo per esempio, al nostro capezzale la faccia ridente di un uomo maturo, in maniche di camicia, con qualche truciolo nei capelli grigi.
- Hai dormito bene? - ci chiederebbe? E alla nostra domanda chi sia, risponderebbe:
- Sono il falegname, che ti ha costruito il letto, Nella mia bottega c'è un buon odore di legno, e io canto lavorando, contento della mia opera. Certo, non potrei far nulla se non ci fosse lui.
Così dicendo il falegname indica un altro uomo robusto abbronzato dal sole.
- È il boscaiolo, che ha abbattuto le piante, le ha squadrate e segate.
- È bello il mio mestiere, - dice il boscaiolo. - L'aria del bosco è pura e piena di profumi; gli uccelli cantano, mentre la scure balena al sole. Però, caro falegname, il legname sarebbe ancora nel bosco, se non ci fosse stato lui.
Indica con la mano nodosa un altro uomo segnato dalla fatica, con la frusta sulla spalla e il berretto di pelo.
- Ho trasportato io le travi e le assi, - dice il barrocciaio, - lungo le strade tutte svolte che scendono dalla montagna. I sonagli dei cavalli squillavano e la martinicca strideva e io fischiettavo per accompagnare il passo delle mie forti bestie.
- E come avrei potuto tagliare e segare, - riprende a dire il boscaiolo, - se qualcuno non mi avesse preparato una buona scure e una sega ben temperata? Vieni avanti amico fabbro!
Un uomo tutto fuligginoso si fa avanti asciugandosi il sudore della fronte.
- Il mio lavoro, - dice, - è allegro, col fuoco che arde nella forgia e il martello che canta sull'incudine. E il ferro sprizza tante scintille, che è una vera festa. Ma io penso invece al minatore che ha estratto la pirite dalle viscere della terra. Dove sei minatore?
Con passo stanco si fa avanti il minatore, pallido, con gli occhi bruciati.
- Il lavoro sotto terra è veramente duro, - egli dice, - con la morte sempre vicina. Ma si lavora di voglia, contenti di strappare tanta ricchezza nascosta. E la sera, tornando alla luce, si gode anche di più l'aria libera, la bellezza del cielo stellato e la intimità della famiglia.
Nel gruppo degli uomini robusti si fa un istante di silenzio. A un tratto si fa largo tra loro una donna, che dice con voce acuta :
- Se tu hai dormito bene, molto lo devi a me, che ho tessuto la tela dei sacconi e delle materasse, e a questo buon uomo di tappezziere, che li ha ben bene imbottiti. Nel dir così fa posto a un uomo un po' curvetto e tranquillo.
- Sì, - dice il tappezziere, - io ho imbottito e riempito lavorando in un nuvolo di polvere, ma non avrei potuto fare il mio lavoro se non ci fosse stato lui.
Indica un giovane con le gambe fasciate e uno zufolo in mano.
- Le mie pecore, - dice il pastore, - hanno brucato quiete quiete e io le ho guardate tutto il giorno. Poi sulla sera le ho raccolte negli stazzi e giunto il tempo le ho tosate. Un letto senza lana non varrebbe nulla.
- E senza lino? - esclama un'altra donna pulita e precisa. - Senza il lino fresco e lindo delle lenzuola, che io ho lavorato nella filanda, non si potrebbe dormire bene.
- È vero, - lo interrompe un vecchio contadino. - E quella del lino è una pianta delicata, coi suoi fiori celesti che somigliano a tanti begli occhi. Bisogna seminarlo fitto, e poi legarlo, e poi metterlo a macerare.
- E poi cardarlo e pettinarlo. - dice un operaio svelto e forte.
- Poi filarlo e tesserlo, - finisce la donna.
- E per mantenerlo pulito, occorrono bei bucati, - interviene a dire un'altra donna con le mani sui fianchi. - Curva sul lavatoio, ho insaponato bene la tela, poi l'ho sciacquata nell'acqua corrente, strizzata e finalmente tesa al sole e al vento. Che belle distese bianche sventolanti sui prati verdi!
Ormai nella camera non c'entrerebbe più nessuno. Eppure altri si accalcano all'uscio.
- Io ho fatto la conca per il bucato! si sente dire.
- Io ho fabbricato il sapone!
- Io ho stirato!
- Io ho tessuto la coperta!
- Io ho fatto il piumino.
Ci sarebbe da essere soffocati. Bisogna perciò affrettarsi a uscire dal letto, ringraziando rapidamente tutti.
- Grazie amici. Anch'io, come vedete, mi accingo a lavorare, cioè a fare qualcosa di utile anche per voi. Grazie e buona giornata.
S'aprono le imposte della finestra e gli sconosciuti dileguano. Il falegname torna a strisciare la pialla nella sua bottega, il fabbro batte il martello sull'incudine, il boscaiolo avventa la scure nell'albero, il barrocciaio schiocca la frusta, il minatore scende nel pozzo oscuro, il pastore fa uscire le pecore dal chiuso, la tessitrice mette in moto il suo telaio, il contadino ara il campo, la lavandaia si piega sul lavatoio, tutti tornano al lavoro, che unisce gli uomini come in una grande famiglia, nella quale l'opera di ognuno è utile alla vita di tutti, e l'opera di tutti è utile alla vita d'ognuno.

   
 
 
 
 
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Ultimo aggiornamento: 02.10.2015  
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