Passato Marzo con le sue mattane, tutti se ne stettero
tranquilli. Non c'era più paure di sorprese.
Aprile portava anche nel nome l'annunzio del buon
tempo. Aprile, vuol dire aprire:
Aprire, aprire! Aprire le finestre al nuovo sole,
aprire gli animi alle speranze.
La terra infatti apriva le sue zolle, dalle quali
uscivano freschi ciuffi d'erba; apriva i suoi occhi,
cioè i fiori di campo e di prato.
Ma come spesso accade, la gente non teneva in quasi
nessun conto il mese mite. Aprile era buono, perciò
non veniva temuto. Non veniva rispettato.La gente
era svogliata; la mattina dormiva tranquilla, sicura
di non avere al risveglio brutte sorprese. Era nato
anche un proverbio che diceva:
.........................................Aprile,
dolce dormire.
Oh, si poteva stare sicuri. Aprile non era pazzo
come il suo fratello Marzo; non rigido come Febbraio;
non austero come Novembre. Nessuno spiava più
il cielo, nessuno studiava più la direzione
del vento.
- Aprile è mite! - tutti pensavano, e spesso
la mitezza, che è una virtù, viene
creduta una debolezza.
Allora Aprile pensò di fare agli uomini una
sorpresa. Non li volle danneggiare ma soltanto intimidire.
- Voi non mi tenete in conto? -pensò dentro
di sé. - Ebbene domattina ve ne accorgerete.
La notte gli uomini dormirono tranquillamente, sognando
cose belle e piacevoli. All'alba avevano ancora
le palpebre appiccicate. Stentavano a ridestarsi.
Si stirarono pigramente nel letto. Sbadigliarono.
Poi si levarono su ancora insonnoliti, e aprirono
gli scuretti delle finestre.
Da prima non fecero neppure caso al chiarore che
veniva di fuori. Si erano ormai abituati a non guardar
il tempo con l'animo sospeso. Ma poi ebbero un moto
di meraviglia e un grido di sorpresa.
- La neve!
Possibile che ancora fosse caduta la neve? Dunque
l'inverno non era ancora passato?
- Aprile ce l'ha fatta! - esclamarono.
Sui ciliegi, sui peri, sui meli, sui susini, sulle
siepi era un biancheggiare luminoso, mentre sui
mandorli e sugli albicocchi la neve pareva tingersi
di rosa ai raggi del sole.
La gente piena di stupore si passava le mani sugli
occhi.
- Possibile, - ripeteva, - che anche Aprile sia
diventato così capriccioso?
Uscì fuori per veder meglio. L'aria non era
fredda e gli uccellini gorgheggiavano.
- Com'è che non fa freddo? - si chiedeva
la gente. Gli uccelli sembrano felici come le altre
mattine.
Gli uomini si avvicinarono agli alberi imbiancati,
per vedere se avessero sofferto, e allora la meraviglia
raddoppiò.
Non era neve quella che imbiancava i rami dell'albero,
era un'improvvisa fioritura di corolle bianche e
rosa. Invece di fiocchi di neve, petali leggeri
e trasparenti formavano un ricamo sugli alberi.
- Sia benedetto Aprile! - gridarono gli uomini in
un impeto di gioia.
- Che paura abbiamo avuto! - dissero ridendo le
donne, accorse ad ammirare il prodigio della fioritura.
- Aprile è mite, -osservarono tutti.
Qualcuno più saggio ammonì:
- È mite, e per questo deve essere più
amato e rispettato. Noi abbiamo il torto di tenere
in conto soltanto chi incute spavento. Siamo ingiusti
e ingrati. Questa è una lezione che dobbiamo
ricordare. La bontà deve essere apprezzata
più della cattiveria.
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