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Am arcord... di nonna Mariuccia

L’uccellino del freddo

..............................................................................La gara di volo

Quando il bando fu noto, tutti i pennuti si raccolsero sul monte Ida. C'era l'aquila col becco ricurvo e gli artigli acuti; c'era l'airone con le larghe ali chiare; c'era il falco con la coda potente; c'erano lo sparviero, il merlo, la gazza.
Il bando diceva: Sarà incoronato re degli uccelli il volatore che raggiungerà la maggiore altezza.
Un saggio gufo faceva da giudice, assistito da due sapienti civette.
Il segno della partenza fu dato da un candido cigno, il quale abbassò la testa, tenuta in alto dal lunghissimo collo.
L'aria fu agitata rumorosamente dalle ali di tutti i concorrenti, che frullarono via.
L'allodola puntò direttamente al sole; il falco salì a ruote; l'aquila s'impennò. Gli spettatori svolazzarono per un tratto dietro ai pretendenti al trono, poi tornarono ad appollaiarsi sui rami degli alberi o sulle rocce, contentandosi di seguire la gara con lo sguardo.
In poco tempo l'allodola non fu che un puntino nel cielo; l'aquila parve della dimensione di una rondine; il falco sembrò una foglia portata dal vento. Salivano, salivano, salivano.
A un tratto si vide l'allodola precipitare; il cuore non le aveva retto. Cadde con un tonfo sull'erba e giacque morta. Il falco, giunto ad una certa altezza, cominciò a ridiscendere con larghi giri. Soltanto l'aquila saliva ancora. Quando 's'accorse di essere sola nel cielo, cessò di batter le ali e sostò solenne.
Allora i giudici che stavano ad occhi spalancati, videro nitidamente un puntolino salire su di lei. Non capivano che cosa fosse. Neppure l'aquila s'avvide di nulla. Sicura della sua vittoria, ridiscese lentamente, ma giunta a terra, seppe di essere stata vinta. Da chi?
- Ora vedremo, - disse il gufo stringendo il becco dispettoso Il puntolino si abbassava, senza quasi ingrandirsi. Quando fu a qualche metro da terra, la folla degli uccelli fece un brusio, un gridìo assordante.
- Lo sgricciolo, lo sgricciolo!
Lo sgricciolo, piccolissimo e leggerissimo, si era nascosto sull'ala dell'aquila. Quando l'aquila aveva cessato di volare, egli era uscito dal suo nascondiglio salendo più in alto della sua portatrice.
- Lo sgricciolo è re, - sentenziò il gufo. Le civette approvarono.
Tra gli uccelli successe un pandemonio;
- Lo sgricciolo re?
Tutti lo schernivano:
- Re, reuccio, reucolo, reattino!
Lo sgricciolo lasciava dire. Pensava tra di sé:
- Sarò re a vostro dispetto.

..............................................................................Nella neve

Venne l'autunno. Le giornate erano ancora calde, ma il pettirosso una notte cantò:
Bisogna partire, partire, partire!
- Perché? - chiese lo sgricciolo.
- Perché viene il freddo!
- Avete paura del freddo?
Tutti gli uccelli del bosco tremavano soltanto a udirne parlare. Il grido del pettirosso aveva messo addosso a tutti l'inquietudine.
- Bisogna partire, partire, partire!
Si raccolsero le famiglie. Si scelsero i capivolo, cioè quelli che dovevano guidare gli stormi durante il viaggio di migrazione. In pochi giorni tutti partirono. Il bosco restò muto. Vi si udiva soltanto il verso dello sgricciolo.
Lo sgricciolo saltellava sui rami e tra i pruni delle siepi. Il vento lo investiva, ma egli gonfiava le penne a palla e non aveva freddo. Si faceva dondolare coi rami e cantava.
Per vivere gli bastavano poche larve d'insetti e qualche semino secco.
Poi la tramontana sfogliò gli alberi, sibilò tra i pruni della siepe. L'aria si fece come il vetro. La terra ghiacciò. Ma lo sgricciolo resistette anche al gelo.
Saltava di pruno in pruno, facendo inchini, alzando la coda. E pensava :
- Sono re. Re della siepe, re del freddo. Nessuno è più forte di me contro il freddo.
Ma era solo. La sua reggia era squallida. Nessun uccello rimaneva con lui. Intorno era il deserto e il gelo.
Aveva voluto essere re. E ora scontava con la solitudine e con l'abbandono l'inganno fatto all'aquila sovrana.

   
 
 
 
 
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Ultimo aggiornamento: 02.10.2015  
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