La croce sul pane
..............................................................................Santa
Chiara
San Damiano era un piccolo convento poco più
grande di una casa di contadini. Gli olivi arrivavano
all'altezza del tetto. La chiesina era come una
stanza rozzamente costruita, ma alle monache pareva
più bella delle più belle cattedrali,
perchél'aveva riparata San Francesco con
le sue mani. Poi l'aveva donata lui a Santa Chiara.
Il convento era nudo e povero come la chiesina.
Chiara non voleva che le sue compagne vivessero
nell'agio. Dormivano su assi di legno, con sacconi
di paglia.
A tavola sedevano su sgabelli, e la mensa era formata
da assi non piallate.
Chiara veniva dalla famiglia degli Scifi : una famiglia
nobile e ricca di Assisi. Pregava e lavorava tutto
il giorno. Le sue compagne, anch'esse, avevano lasciato
volentieri ricchezze e vanità per servire
Dio e i poveri. Si chiamavano, Amata, Angeluccia,
Chiarella, Mansueta, Benvenuta.
Formavano come una famiglia, e Chiara, che era la
più giovane, veniva considerata come la mamma.
Obbediva a lei, anche la sua vera mamma, che s'era
fatta monaca dopo la sua figlia, e si chiamava Ortolana,
perché pensava all'orto del convento.
Tutte obbedivano a Chiara, perché era la
più buona e la più santa.
Da quando si era recisa le trecce per eseguire San
Francesco, nessuno l'aveva sentita o lagnarsi o
brontolare o anche parlare inutilmente. Pareva un
angelo, Alla sua bellezza naturale si era aggiunta
la bellezza soprannaturale dell'anima, che le splendeva
negli occhi luminosi.
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La benedizione
Un giorno anche il Papa volle scendere da Assisi
a San Damiano. Chiara con le compagne aveva ornato
di fiori la chiesina, aveva unto con l'olio le tavole
della mensa, e cosparso di rami d'olivo la stradicciola
che portava nell'orto.
Giunse il Papa, e le donne gli s'inginocchiarono
dinanzi. Poi egli rivolse a loro il discorso. Chiara,
estatica, ascoltava quelle parole e se le imprimeva
nella mente. Non s'accorse che il tempo passava
e che s'avvicinava l'ora del desinare.
Si riscosse quando due suore s'avvicinarono alla
tavola, e chiese al Papa se concedeva l'onore di
benedire la loro mensa. Ma non c'era che pane. Pane
nero, in grosse forme rotonde. Pane che le monache
ricevevano in carità dai contadini dei dintorni.
Le belle forme furono disposte sopra la tavola lustra,
e Chiara, inginocchiata davanti al Papa, pregò:
- Santo Padre vi piaccia per carità benedire
questo pane avuto in elemosina.
- O amica di Dio, - rispose il Papa, - io desidero
che tu stessa benedica questo pane.
- Santissimo Padre, - esclamò Chiara tirandosi
indietro, sarei da rimproverare, se io, povera donna,
benedicessi questo pane dinanzi a voi che siete
il vicario di Cristo!
Ma il Papa insistette ancora:
- Perché tu non sia incolpata di superbia,
io ti comando, per la santa obbedienza, che sopra
a questi pani tu faccia il segno della santa croce.
Chiara s'alzò confusa, e guardando verso
il cielo, con la mano destra tracciò in aria
una grande croce, invocando il nome del Padre, del
Figliolo e dello Spirito Santo.
Allora il Papa vide, e videro i cardinali e le povere
donne che erano intorno, come sulla dura crosta,
di ogni pane fosse apparso, per miracolo, un profondo
segno di croce.