La leggenda delle sorbe
.............................................................................................Crudeltà
In mezzo ad un campo di grano, s'alzava un bel sorbo,
con le foglioline piccole e i frutti tondi.
Il grano ondava al più breve vento, e le
sorbe dure ben attaccate al picciòlo resistente
ridevano degli esili steli, che minacciavano sempre
di spezzarsi.
"Ora si rompono, " dicevano occhieggiando
dai rami. "Una volta o l'altra resteranno sdraiati
sul campo".
Ma i flessibili steli del grano si rialzavano rispondendo
col capo:
"No, no, non cadiamo; no, no, resistiamo!".
Giunsero i mietitori con le falci in pugno.
" Ecco chi vi batterà” strillarono
le sorbe tingendosi leggermente di rosso per la
gioia.
Infatti i mietitori recisero al piede i lunghi steli
del grano, fecero le mannella, che legarono e ammontarono
nei covoni.
Ma le sorbe non ebbero un moto di compassione per
il grano mietuto. Anzi godevano vedendolo tagliare.
“ E’ morto, “strillavano facendosi
sempre più rosse.
”Crudeli” pensò il Sole, che
amava il grano.
Poi i covoni furono riuniti li vicino in una grande
barca, con la croce in cima.
“Guarda”, ridevano ancora le sorbe,
Ora gli fanno i funerali!
Venne la rossa trebbiatrice e comincio a inghiottire
le mannella. _
“ E ora lo cacciano nel1’inferno”
dissero con soddisfazione le sorbe.
“ Crudeli,” pensò ancora il Sole.
Dalle bocchette della trebbiatrice uscivano granella
da una parte e paglia dall’altra. Specialmente
la paglia, tutta spezzata e sconvolta, destava l’ilarità
delle sorbe.
“Ha resistito al vento, “ dicevano le
sorhe, “ ma ora è stata slogata a dovere!
“Crudeli, crudeli, crudeli, “pensò
il Sole passando alto “Chi potrà raddolcire
il vostro cuore così aspro?
La paglia fu ammontata l' vicino e le sorbe, con
le guance rosse sembravano che maturassero al Sole.
.............................................................................................Perdono
Passò
l’agosto, venne il settembre. Tutte le altre
frutta si erano maturate, diventando morbide e dolci.
Le sorbe invece, per la loro crudeltà, si
mantenevano ancora dure e aspre.
I contadini assaggiandole si sentirono la lingua
allappata.
Fecero una smorfia e sputando esclamarono:”Che
frutta cattive! Ma non sono ancora mature. E quando
dunque potranno maturare? La stagione calda è
ormai passata e il sole non ha più forza”.
Il sole infatti, basso sull’orizzonte, guardava
la scena e pensava: “ Sono troppo crudeli
per poter maturare al mio raggio d’amore”
I contadini si consultarono tra loro: ”Questa
é una pianta malvagia. I suoi frutti sono
di una asprezza insopportabile. Abbattiamola e facciamo
fuoco”.
Allora dal pagliaio vicino, che il sole illuminava
come un gran cuore d’oro la paglia parlò.
“Le, sorbe sono state crudeli con me. Per
questo il sole le ha condannate a essere sempre
aspre. Ma io le ho perdonate. Ho tanto sofferto
e non serbo rancore. Coglietele cosi dure, fate
di me un letto e mettetevi sopra le sorbe ancora
acerbe. Io cercherò di riscaldarle e di farle
maturare anche senza il sole".
A quelle parole le sorbe dalla rabbia si fecero
più rosse e più aspre. Ma quando furono
sulla buona paglia, che le accolse con un abbraccio
morbido e affettuoso, si pentirono della loro passata
crudeltà. Persero il loro bel colore rosso;
si fecero prima pallide, poi si macularono di tristezza,
diventando tenere e frolle.
Quando i contadini le portarono alla bocca, stupirono
ditrovarle tanto dolci e profumate.
“ Senti, “ esclamarono, “ come
la paglia le ha trasformate!”.
Il sole, che stava per tramontare, dette un ultimo
guizzo sulla paglia, e mormorò prima di scomparire:
“Soltanto il perdono e il pentimento possono
rendere dolce e profumato ciò che è
stato aspro e crudele".
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