Sutor, ne supra crepidam...!
Barbaque erat promissa:
La barba era lunga (Cornelio Nepote, De viris illustribus
- Datames, Cap. XIV.4).
L'opera da cui è stato preso questo detto è
forse quella di maggior respiro di questo scrittore latino.
Vengono narrate le vite di uomini romani e stranieri tra cui
condottieri, storici, poeti e grammatici. A noi comunque è
giunto solo il libro che tratta delle vite dei generali stranieri
raccogliendo le biografie di ben 22 di essi.
E il giorno dopo arrivò Tuis (principe ribelle), uomo
di grande corporatura e terribile aspetto, "quod
et niger et capillo longo barbaque erat promissa" (=era
nero, con i capelli lunghi e la barba fluente).
Si usa citare la frase con riferimento a discorsi, conferenze
o altre cose noiose che... hanno fatto crescere la barba.
Barbarus hic ego sum, quia non intellegor
ulli:
Qui sono straniero perchè nessuno mi capisce ( Ovidio,
Tristia, Libro V, X, 37).
Questo verso scritto da Ovidio a Tomi sul Mar Nero ove era
stato relegato racconta l'amarezza del poeta per la estraneità
e la repulsione che prova per il popolo tra cui si trova costretto
a vivere. Da Jean-Jacques Rousseau venne scelto come motto
per contrassegnare il manoscritto: "Discours sur
les avantages des sciences et des arts" (= Discorso
sui pregi delle scienze e delle arti).
Beata solitudo, sola beatitudo:
Beata solitudine, sola
beatitudine (Saint Bernard de Clairvaux).
La frase attribuita al santo fondatore di tanti monasteri
in Europa ed in Italia (abbazia di Chiaravalle) si legge nel
chiostro del convento dei frati francescani nell'isoletta
di san Francesco del Deserto che si trova nella laguna di
Venezia tra sant'Erasmo e Burano.
Beati pacifici (quoniam filii Dei vocabuntur):
Beati gli operatori di pace perchè saranno chiamati
figli di Dio. (S. Matteo, V, 9).
Adoperarsi per la pace, non aver paura di gridare al mondo
le ingiustizie che quotidianamente vengono fatte contro i
più deboli e i più poveri, fino ad arrivare
al sacrificio della vita nella difesa di questi ideali: sono
costoro gli operatori di pace di cui parla Gesù. Gandhi,
Martin Luther King, Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta,
Raul Follerau, E. Schweizer non sono che alcuni dei più
noti ed attuali di questi operatori di pace!
Beati pauperes spiritu!:
Beati i poveri di spirito (S. Matteo, V, 3).
La povertà in spirito di cui parla Gesù è
la coscienza del bisogno dei doni di Dio ed è quindi
un atteggiamento interiore non legato necessariamente ad una
condizione sociale o economica. La frase viene spesso citata
falsandone il senso, quasi volesse dire: beati gli ingenui,
i sempliciotti...
Beati qui lugent (quoniam ipsi consolabuntur):
Beati quelli che piangono perchè saranno consolati
(S. Matteo, V, 5).
La beatitudine è rivolta ai sofferenti in modo particolare
nello spirito, a quanti piangono per la mancanza di libertà
religiosa e civile. Ironicamente si dice di chi ha le lacrime
in tasca.
Vedi anche "Spina etiam grata est, ex qua spectatur
rosa".
Beati qui non viderunt et crediderunt:
Beati coloro che credettero senza vedere (Nuovo
testam. Gv. 20, 24).
La frase completa indirizzata all'apostolo Tommaso
è:"Dicit ei Iesus: quia vidisti me credidisti
beati qui non viderunt et crediderunt". (=Gli disse
Gesù: hai creduto perchè hai veduto (Tommaso)
ma beati coloro che hanno creduto senza vedere).
Beatus ille qui procul negotiis...:
Beato colui che sta lontano dagli affari (Orazio, Epodi, ode
2a).
Fa ricordare la frase del Manzoni, (cap. XXXVIII dei Promessi
Sposi): "Son quei benedetti affari che imbrogliano
gli affetti". Si cita il detto a proposito di chi ama
uno stile di vita tranquilla e raccolto.
Bella gerant alii, tu felix Austria nube:
Gli altri facciano pure la guerra tu, Austria felice, pensa
ai matrimoni.
L’abilità degli Asburgo nel contrarre matrimoni,
è immortalata in questo celebre esametro.
Inizia con Massimiliano a cui il
padre da in sposa Maria di Borgogna, continua 20 anni dopo
con Filippo il Bello che sposa Giovanna la Pazza. Questa portava
in dote la Spagna, Napoli, la Sicilia , la Sardegna e tutte
le nuove terre che via via venivano scoperte nel nuovo mondo,
impero che verrà poi ereditato da Carlo V che potrà
esclamare a ragione che "sul suo imnpero non tramontava
mai il sole".
Bella matribus detestata:
Guerre detestate dalle madri (Orazio, Odi, 1, 1, 24).
Frase che sintetizza gli orrori della guerra. Ovviamente la
frase è indirizzata tanto alle madri quanto ai padri,
anche se la scelta della figura femminile è preferita
dal poeta per ciò che "l'essere madre" ha
sempre significato. Esiste un detto attribuito ad Erodoto
che più o meno suona così: nei periodi di pace
i figli sotterrano i padri mentre durante le guerre sono i
padri a sotterrare i figli.
Bellerophontis tabellae:
Tavolette di Bellorofonte (Plauto , Le Bacchidi, Atto
IV, VII, v.810-811).
"Aha, Bellorophontem tuos me fecit filius: egomet tabellas
tetuli ut vincirer. Sine" (= Aha, tuo figlio ha
fatto di me Bellerofonte: io stesso ho portato le tavolette
sulle quali c'è scritto che devo essere fatto schiavo.
Lascia perdere!) sono le parole che il servo Crisalo rivolge
al vecchio Nicobulo padre di Mnesiloco autore delle tabelle.
Con simile espressione o anche "Bellerophontis literae"
(= Lettere di Bellerofonte), si definiscono infatti quelle
lettere di "raccomandazione" apparenti
dove i latori stessi diventeranno portatori della proprie
future disgrazie come accadde appunto al mitico Bellerofonte.
Narra la vicenda che l'eroe, accusato ingiustamente dalla
moglie di re Preto di aver tentato di sedurla, fu mandato
dallo stesso presso Iobate, re di Licia, latore di alcune
tavolette commendatizie , nelle quali chiedeva non di ospitare
il giovane ma di metterlo a morte. Immagino l'ecatombe che
colpirebbe l'Italia se per magia tutte le raccomandazioni
si trasformassero per incanto in "Bellerophontis
literae".
Bene curris, sed extra viam:
Corri bene ma lo fai fuori dalla strada stabilita
(Attribuita a sant' Agostino).
Se osserviamo il comportamento umano ci accorgiamo di
quanto sia vera simile affermazione anche nei nostri comportamenti
quotidiani: quante energie vengono sprecate sul lavoro, in
famiglia, con gli amici per puntiglio, orgoglio o desiderio
di apparire fine a se stesso. Non parliamo poi dei nostri
amici (parola grossa) parlamentari, di ogni ordine, grado
e colore politico. Parlando di loro si potrebbe aggiungere
per meglio spiegare il concetto "Melior claudus in
via quam cursor extra viam" (=E' preferibile uno
zoppo sulla strada giusta di un corridore sulla strada sbagliata).
Bene dixisti (scripsisti) de me Thoma:
Hai detto (hai scritto) bene di me Tommaso.
Una leggenda vuole che un crocifisso pronunciasse
simile elogio parlando con san Tommaso d'Aquino, filosofo
e Dottore della Chiesa cattolica. Soprannominato dai contemporanei
"Doctor Universalis e Doctor Angelicus"
per la sua enorme cultura, è considerato il fondatore
della Filosofia Scolastica conosciuta anche come Aristotelico-Tomistica
per aver operato l'innesto della cultura cristiana sulle teorie
filosofiche di Aristotele e Platone.
Beneficia in commune collata omnes accipiunt et nemini gratificantur:
Del bene fatto in comune ne godono tutti e a
nessuno si dice grazie (Da "Proverbi Sardi" di Giovanni
Spano e cura di Giulio Angioni).
Sembra che il proverbio sia scolpito sul campanile di
Decimo fatto erigere da un popolano che aveva pure provveduto
a farvi mettere un orologio ad uso della popolazione
Bene omnia fecit!:
Ha fatto bene tutte le cose! (Nuovo Testamento Mc. 7,37).
Vedi anche "age quod agis" E' questo il
più bell'elogio che la folla fece di Gesù: non
lo ritenne eccezionale nelle cose straordinarie ma nelle ordinarie
e comuni. Di ognuno di noi dovrebbero poter dire che nella
nostra vita non abbiamo compiuto azioni eclatanti ma solo
che "abbiamo fatto bene ogni cosa": ritengo possa
rappresentare il più bel ricordo di una persona.
Bene qui latuit bene vixit:
Ha vissuto bene chi ha saputo stare ben nascosto (Ovidio,
Tristia, III, el. 4 v.25)
Ancora non conosciamo con certezza quale sia stata la
causa per cui nell'inverno dell'8 d.C. il poeta venne relegato
a Tomi sul Mar Nero dove rimase fino alla morte nonostante
le continue e pressanti richieste fatte agli amici e alla
terza moglie, rimasti a Roma, di intercedere presso l'imperatore
Augusto. Anche nella vita quotidiana il detto è sempre
di grande attualità. Il mettersi in mostra, il dichiararsi
capaci implicano un successivo impegno mentre, il restare
defilati in attesa che altri "levino le castagne
dal fuoco" al posto nostro, ci permette di partecipare
al risultato finale senza rischiare.
Ricordo che era il motto fatto stampare sul suo stemma nobiliare
dal grande matematico, filosofo e uomo d'arme René
Descartes Seigneur du Perron molto più semplicemente
da noi conosciuto come Cartesio per l'abitudine a quei tempi
di latinizzare i nomi stranieri e ricordato più per
il postulato "cogito ergo sum" che sarà
fondamento della filosofia razionalista degli anni a venire
che non per la citazione di cui sopra.
Biblia pauperum:
Bibbia dei poveri (Ignoto).
Con questa espressione vengono indicati quei libri
devozionali con scene raffiguranti la vita di Cristo. Godettero
di larga diffusione nei secoli XII e XIII soprattutto in Germania
e Francia; in Italia se ne conosce un solo esemplare di poco
anteriore al 1500. Sembra che l'espressione sia stata coniata
da Papa Gregorio VII per indicare l'utilità didattica
delle raffigurazioni nelle Chiese dove, i vari dipinti, permettevano
anche agli analfabeti di conoscere la storia della salvezza
attraverso scene dell'antico e nuovo testamento.
Bina iugera:
Due iugeri.
Lo iugero era una misura agraria usata dai romani e corrispondeva,
grosso modo ad un quarto di ettaro. Pertanto 2 iugeri non
superavano i 5.000 mq. poca cosa per chi, con i frutti di
questo appezzamento, ci deve sfamare una famiglia. Questa
poca terra era comunque sufficiente per poter entrare, in
qualità di... possidenti, nei congressi riservati a
quanti, per potervi partecipare, dovevano disporre di una
proprietà agricola ancorchè così piccola.
Narra la leggenda che il popolo di Roma per dimostrare la
sua gratitudine ad Orazio Coclite che con il proprio valore
aveva salvato la città dagli etruschi del re Porsenna
gli dedicò una statua e gli donò un appezzamento
di terreno in base a quanto ne poteva arare in un intero giorno
con due paia di buoi... praticamente circa 2500 mq.! Come
sono cambiati i romani da allora!!!!
Bis dat qui cito dat:
Da due volte chi da presto.
Soccorrere con sollecitudine il bisognoso, equivale a raddoppiare
il bene fatto. Diciamo che potrebbe essere, nei confronti
del bisognoso, un'altra interpretazione del noto proverbio:
"é preferibile un uovo oggi (per chi ha fame)
ad una gallina domani ".
Bis peccare in bello non licet:
In guerra non ci si può conceder il lusso
di commettere due volte lo stesso errore.
Possiamo ricordare quel grande condottiero che fu
Annibale. Sconfitti i Roani a Canne avrebbe potuto marciare
su Roma e modificare in modo determinante la storia, invece
portò i suoi soldati nella ricca Capua dove tra ozi
e divertimenti dimenticarono di essere quei valorosi soldati
che avevano attraversato le Alpi e sconfitto a più
riprese gli eserciti di Roma.
Bis repetita placent:
(le cose utili) ripetute due volte piacciono (Orazio, Ars
poetica).
Vedi "Repetita iuvant" Al "placent"
alcuni sostituiscono iuvant (=giovano)
Bonae mentis soror est paupertas:
Il genio ha come sorella la povertà (Petronio Satyricon
LXXXIV).
Da questo detto si potrebbe supporre che il poeta veda
nella povertà di un individuo la molla che lo spinge
a sfruttare al meglio le disposizioni, le capacità
e l'intelligenza che la natura gli ha dato.
Prendendo invece in esame il contesto in cui è posta:
"Nescio quo modo bonae mentis soror est paupertas"
(=Non capisco perché l'intelligenza debba sempre
essere sorella della povertà) scopriamo che Petronio
si chiede per quale motivo il genio debba morire di fame.
Sempre dello stesso autore (Satyricon LXXXIII)
troviamo: "Amor ingenii neminem unquam divitem
fecit" (=La passione per la cultura non ha mai reso
ricco nessuno) .
Boni pastoris esse tondere pecus, non deglubere:
E' compito del buon pastore tosare il gregge e non scorticarlo
(Svetonio Vita dei Cesari Tiberio, 32).
Ai suoi esattori, inviati nelle province dell'impero
a riscuotere i tributi, l'imperatore Tiberio sente il dovere
di ricordare che non devono comportarsi come predoni spogliando
i contribuenti di ogni loro avere ma come il buon pastore,
che tosa con estrema delicatezza le sue pecorelle senza causare
loro ferite e permettere così che la lana continui
a crescere per essere nuovamente tosata.
Bononia docet:
Bologna insegna
Con la Sorbona di Parigi, l'università di Bologna
era la più importante di tutta Europa: basti pensare
che accorrevano studenti da ogni dove per studiare diritto
pagando di tasca propria i professori.
Bonum certamen certavi:
Ho combattuto una buona battaglia (Nuovo testamento Atti degli
Apostoli 2Tm 4,7)
Timoteo, convertitosi al Cristianesimo, fu spesso compagno
di san Paolo nei suoi viaggi apostolici. Si ritiene sia stata
scritta attorno all'anno 67 durante la seconda prigionia a
Roma e poco prima che san Paolo venisse martirizzato. Con
l'espressione "bonum certamen certavi cursum consummavi
fidem servavi" (=ho combattuto una buona battaglia,
ho terminato la corsa, ho conservato la fede) esprime tutta
la sua fiducia nel Signore che, giusto giudice, saprà
ricompensarlo.
Bonus malus:
Bene male
Tutti ne conosciamo il significato dalle polizze automobilistiche:
In caso di incidenti in cui l’assicurato risulta coinvolto
ed è colpevole (malus) il premio e cioè
la cifra che si paga, aumenta (tanto) mentre se si ha la fortuna
di non causarne o comunque, pur essendovi coinvolti, di non
essernene responsabili (bonus) diminuisce (poco).
Abituati ad usare il vocabolo "premio"
come una ricompensa, dono conferito per meriti, indennità
speciale in funzione di un obbiettivo raggiunto ci chiediamo
per quale strano motivo la lingua italiana lo utilizzi per
indicare la "quota che il cliente deve all'assicuratore".
Il vocabolo deriva dal latino "praemium" e
risulta composto dalla preposizione "prae"
(=in anticipo)e dal verbo "emo" (=prendere,
comprare dietro pagamento). E' quindi corretto che venga definito
"premio" la cifra che sborsiamo "in anticipo"
per assicurare l'auto o quant'altro si desideri. Solo successivamente
il termine è passato ad indicare un guadagno o una
ricompensa che si ottiene a preferenza d'altri.
Bovi clitellas imponere:
Mettere il basto al bue (Cicero, De finibus, 2, 28, 90).
Il basto è una bardatura a forma di sella appoggiata
sul dorso di muli o asini per il trasporto di carichi. Il
detto quindi è riferito a quanti ambiscono fare cose
impossibili o vogliono costringere altri a dedicarsi a lavori
per i quali non sono adatti: il bue infatti non è adatto
a portare carichi sulla schiena ma sviluppa la propria forza
nel traino.
Brevi manu:
Con mano breve.
Nell'uso normale significa fare una consegna di qualche
cosa personalmente, al di fuori dei canali preposti: posta,
corrieri...Il termine da il nome anche al "breve pontificio"
lettere usate per comunicare nomine, dispensare indulgenze...
Brevis esse laboro, obscurus fio:
Cerco di essere breve, ma divento oscuro (Orazio,
Arte poetica. 25).
Locuzione che, in altre parole, significa esser spesso la
brevità causa di minor chiarezza. Non è comunque
un invito ad essere logorroici o ripetitivi: spesso le tante
parole servono a mascherare la non conoscenza dell'argomento.
Vedi "rem tene verba sequentur".
Busillis:
Difficoltà, problema di non facile soluzione
"...Aqui està el busillis; Dios nos
valga!" (=Qui sta la difficoltà, Dio ci aiuti).
Sono le parole che Antonio Ferrer (Promessi Sposi cap.XIII)
dice tra sé e sé mentre cerca un modo di salvare
il vicario di provvisione dalla folla inferocita che lo vuole
giustiziare. Come nasce "busillis" vocabolo
inesistente ma da tutti usato? Si racconta che uno studente,
forse non troppo versato nella lingua di Cicerone, scrivendo
sotto dettatura un brano tratto dal Vangelo, divise la frase
"in diebus illis" (=in quei giorni) in
"in die busillis" rendendosela intraducibile
e passando alla storia.
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