Sutor, ne supra crepidam...!
Vacatio legis:
Assenza della legge.
Con questa espressione giuridica si intende quel
vuoto legislativo che intercorre tra la pubblicazione ufficiale
di una legge e la sua effettiva entrata in vigore.
Vade retro Satana:
Vai indietro Satana (Nuovo Testamento Mc. 8,33).
Sono le parole di rimprovero che Cristo rivolge all'apostolo
Pietro che lo consigliava di non recarsi a Gerusalemme dove
sarebbe stato condannato a morte e crocefisso. "comminatus
est Petro dicens: vade retro me Satana quoniam non sapis quae
Dei sunt sed quae sunt hominum" (=rimproverò
Pietro esclamando: Allontanati da me Satana perchè
non comprendi ciò che è da Dio e quanto è
dagli uomini). La frase viene spesso banalizzata per allontanare
una tentazione non tanto spirituale quanto di piacere fisico.
Quanti di noi, angosciati per un leggero... sovrappeso, davanti
ad un piatto di dolci hanno esclamato:"vade retro
Satana"
Vae, inquit, puto deus fio:
Ohibò! mi sa che sto diventando un dio (Svetonio Divus
Vespasianus XXIII.15).
Vespasiano sentiva che la fine si stava avvicinando
e, scimiottando l'uso ormai invalso nella Roma dei Cesari
di divinizzare alla loro morte gli Imperatori, comunicò
ai presenti la sua imminente dipartita con questa frase.
Vae soli !:
Guai all'uomo solo!(Antico Testamento Ecclesiaste 4; 10).
Gran brutta cosa essere soli o avere il potere ma non la sapienza
così è il senso del brano dell'Ecclesiaste da
cui è presa l'espressione. "Melius ergo est
duos simul esse quam unum habent enim emolumentum societatis
suae si unus ceciderit ab altero fulcietur vae soli quia cum
ruerit non habet sublevantem" (=Meglio perciò
essere due insieme che uno solo, perchè traggono profitto
dalla loro unione e se uno cade l'altro lo sostiene, ma guai
a chi è solo, perchè, cadendo, non ha chi lo
sollevi!). Quotidianamente leggiamo di questi drammi della
solitudine: anziani, disoccupati, disadattati... tutte persone
che non riescono a trovare alcun sostegno nel loro cammino.
Vae victis!:
Guai ai vinti. (Tito Livio, Storie, V, 48).
Sono le storiche parole di Brenno ai Romani quando in seguito
alle loro proteste per le bilance false adoperate per pesar
l’oro del riscatto, gettò su un piatto delle medesime
la sua pesante spada. Nel significato generale, l’esclamazione
esprime la triste verità che il vinto è alla mercè del vincitore.
Vanitas vanitatum et omnia vanitas:
Vanità delle vanità e tutto è vanità.
(Antico Testamento Ecclesiaste, I, 2).
Frase che proclama la vanità di tutte le cose di questo mondo.
Vale:
Ciao, stammi bene.
Era per i romani una forma di saluto. Grammaticalmente è
la seconda persona dell'imperativo presente del verbo "valeo"
il cui significato primario è valere, essere forte,
essere capace, essere sano, godere ottima salute e da qui
il passo come forma di saluto è breve. Lo troviamo
in numerose espressioni: "Ut vales?" (=come
stai?), nell'abbreviazione "S.V.B.E.E.V." ,
"Cura ut valeas" (=cerca di star bene),
come saluto d'addio ad un defunto "aeternum
vale" (Virgilio Eneide libro XI,98), o supremum vale
(Ovidio Metamorphoses liber X ,62) e non ultimo come
espressione di rifiuto e di spregio "si talis est
deus, valeat" (=se il dio è tale -così
meschino ed inaffidabile-, lo saluto).
Vare, legiones redde!:
O Varo, restituiscimi le legioni.(Svetonio, Augusto, XXIII).
È la celebre esclamazione di Augusto dopo la sconfitta e morte
di Publio Quintilio Varo e l’annientamento delle sue tre legioni,
assalite da Arminio nella foresta di Teutoburgo, l’anno 9
dell’ era volgare. Nello stile familiare si cita la frase
come per domandar conto a qualcuno del suo operato, o per
chiedere la restituzione di qualche cosa non sua.
Variam habuere fortunam:
Ebbero varia fortuna. (Eutropio, Breviario, VI, 6).
Ciascuno in vita ha le sue ore di piccola o grande gloria,
e quelle di piccolo o grande lutto.
Vario viam sermone levabat:
Con parole diverse rendeva leggero il percorso (Virgilio Eneide
Libro VIII v. 309) .
L'espressione, usata da Virgilio a proposito di Evandro re
del Lazio.Troviamo anche con analogo significato: "Comes
facundus in via pro vehiculo est" (Publilio Siro
"Sententiae) (=Un compagno di viaggio buon conversatore
equivale ad un mezzo di trasporto) . Oggi non si viaggia più
con il... caval di san Francesco ma in auto, e se il "comes
facundus" con le troppe chiacchiere rende il viaggio
pesante e noioso si pigia un tasto dell'autoradio o del lettore
cd ed il problema è risolto.
Varium et mutabile semper femina:
Varia e cambia in continuazione (il cuore) di donna.(Virgilio,
Eneide, libro IV, v. 569).
Sulla nave troiana Enea sta riposando attendendo l'alba per
rimettersi in mare dopo la decisione di abbandonare Didone
e seguire il corso del destino che lo porterà alla
foce del Tevere. Nel sonno gli appare Mercurio invitandolo
a salpare immediatamente l'ancora e uscire in mare aperto,
prima che la regina di Cartagine, già pentita per la
concessione fatta, glielo impedisca. "Heia age, rumpe
moras. Varium et mutabile semper femina." (=Muoviti,
rompi gli indugi, è della donna essere mutevole).
Velut aegri somnia:
Come sogni di malato. (Orazio, Ars poetica, 11).
Il Poeta paragona un libro mal organizzato, senza legame,
sconclusionato, al delirio d’un malato assalito da forte febbre.
La frase è d’uso molteplice per indicare cose vane, inconsistenti
o castelli in aria.
Veniam petimus damusque vicissim:
Domandiamo e concediamo scambievolmente questa licenza. (Orazio,
Ars poetica, 11).
Nell’uso più comune si dà a "venia" il
significato di perdono, e allora la frase significa doversi
capire gli altrui difetti come si desidera siano compatiti
i propri.
Veni, vidi, vici:
Venni, vidi e vinsi. (Plutarco, Detti di Cesare).
Sono le storiche parole di Giulio Cesare, con le quali annunciava
al Senato la sua vittoria su Farnace, re del Ponto. Nello
stile epistolare o nel linguaggio familiare si usano per esprimere
un facile successo.
Ventis secundis, tene cursum:
Con i venti a favore mantieni la rotta. (ignoto)
Nessuno me ne voglia, ma non trovo il consiglio così eccezionale...
con quale coraggio si potrebbe suggerire di cambiare modo
di agire quando tutto va... a gonfie vele? Equivale al nostro
noto detto
"cavallo che vince non si cambia!" Immagino che
l'ignoto consigliere volesse suggerire di approfittare del
favore della fortuna per evitare che, volubile come sempre,
ci abbandoni prima di aver raggiunta la meta prefissata.
Vera incessu patuit dea:
Il suo modo di camminare rivela essere una dea (Virgilio,
Eneide libro I, v. 405).
Non stiamo parlando di modelle che stanno sfilando ma di Venere.
Apparsa al figlio Enea sotto l'aspetto di una giovane cacciatrice
da lei apprende di essere approdato sulle coste di Cartagine.
Lo conforta e lo esorta a dirigersi senza timore alcuno verso
la città. Solamente quando scompare dalla sua vista,
una serie di particolari del suo portamento fanno comprendere
all'eroe troiano l'inganno, che lamenta di non averla mai
sentita parlare come madre e non aver mai potuto risponderle
come figlio.
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