Sutor, ne supra crepidam...!
Ranae vagantes liberis paludibus clamore magno regem
petiere a love:
Le rane vaganti in libertà nelle paludi, con grandi
grida chiesero a Giove un re.
È la favola del Re Travicello, resa con arguzia dal Giusti,
vero capolavoro di poesia popolare satirica. La morale è questa:
finchè si gode della libertà, non bisogna andar in cerca della
schiavitù.
Rara avis in terris nigroque simillima cycno:
Un vero uccello raro sulla terra più di un cigno nero.
(Giovenale, Satire, VI, 165).
Il poeta allude a Lucrezia, la nobile matrona romana, moglie
di Collatino che, per non sopravvivere all’ oltraggio fattole
da Sesto, figlio di Tarquinio il Superbo, si tolse la vita;
e a Penelope, moglie di Ulisse, mirabile esempio di fedeltà
coniugale. Normalmente per segnalare un avvenimento fuori
dalla norma si usa solo la prima parte "Rara avis
in terris". 16-09.05 Ringrazio Massimo per avermi
segnalato l'opportunità di completare la frase con
la seconda parte "nigroque simillima cycno"
per una migliore comprensione.
Rari nantes in gurgite vasto:
Rari naufraghi nell'immenso mare. (Virgilio, Eneide, I, 118).
È il quadro finale che Virgilio ci presenta dopo la descrizione
del naufragio d’Enea e dei suoi compagni. In significato metaforico,
per esempio, si dice di quanti in un naufragio generale, sono
riusciti a mantenersi a galla e raggiungere l' obbiettivo.
Redde rationem:
Rendimi conto (Nuovo Testamento Lc. 16,2)
Racconta l'evangelista di un uomo ricco che aveva affidata
la gestione dei propri beni ad un amministratore. Quando gli
giungono all'orecchio voci di una troppo allegra gestione
del suo patrimonio, lo chiama alla propria presenza e gli
chiede conto del suo operato dicendo: "redde rationem
villicationis tuae: iam enim non poteris villicare."
(=Rendimi conto della tua amministrazione, perché non
potrai più amministrare). Per l'utilizzo nell'ambito del lavoro
occorre fare molta attenzione perché, come dice il
proverbio, "hodie mihi, cras tibi". Vedere
anche "ad audiendum verbum" e "reprimenda".
Reddite quae sunt Caesaris Caesari, et quae sunt Dei Deo:
Rendete a Cesare quello che è di Cesare ed a Dio quello
che è di Dio. (Nuovo Testam., Matteo, 22, 21)
Risposta data da Gesù Cristo ai Farisei che gli avevano chiesto
se conveniva pagare i tributi a Cesare. Corrisponde all’altra
sentenza: "Unicuique suum" (A ciascuno
ciò che è suo)
Reductio ad absurdum:
Riconduzione all'assurdità.
Vedi "ab absurdo"
Refugium peccatorum:
Rifugio dei peccatori.
Si tratta di una invocazione alla Madonna che troviamo nelle
Litanie Lauretane. Con "Turris aeburnea"
(= Torre d'avorio) altra invocazione che troviamo sempre nelle
stesse litanie, oltre che preghiera è diventata espressione
di uso comune per definire il luogo in cui convergono cose
o persone quando non si riesce a trovarvi una corretta collocazione.
La tua stanza è diventata un "refugium peccatorum"
dice la mamma al ragazzino, certe facoltà universitarie sono
il "refugium peccatorum" di chi vuole faticare
poco...
Regina viarum:
La regina di tutte le strade.
I Romani consideravano la via Appia regina delle tutte
le strade. Voluta dal censore Appio Claudio se ne iniziò
la costruzione nel 312 a.C. collegava inizialmente Roma a
Capua. Successivamente venne prolungata fino a Benevento e
e Taranto raggiungendo attorno al 190 a.C. Brindisi e, dal
momento che Appio Claudi non era console ma censore risulta
essere l'unica via non consolare.
Regis ad exemplum totus componitur orbis:
Tutto il mondo segue l'esempio del re.
Cioè gli astri minori sono attratti dai maggiori: sono i principi
che formano i costumi dei loro popoli.
Regnare nolo, liber ut non sim mihi: Preferisco
non regnare piuttosto che perdere la libertà.
(Fedro).
È la risposta del Lupo al cane che, vedendolo così magro e
affamato, gli aveva proposto di mettersi a disposizione del
suo padrone, che avrebbe ricevuto in premio ogni ben di Dio.
Quando però, dopo l’enumerazione di tutti i privilegi
della vita domestica, il lupo sentì che doveva stare alla
catena, cambiò idea.
Regum potestas finitur ubi finitur armorum vis:
Il potere dei re termina laddove termina la forza delle (sue)
armi (scritto sui cannoni del Re Sole)
Mi è stato segnalato come il vero motto impresso sui
cannoni del Re Sole (Vedi "Ultima ratio regum")
e non avendo argomentazioni favorevoli o contrarie riporto,
per correttezza, ambedue le versioni sperando che qualche
visitatore possa essere di aiuto. Non cambia comunque il significato
perché ambedue ben si adattano al regime assolutistico
instaurato da Luigi XIV.
La segnalazione del detto mi ha permesso di scoprirne uno
simile ma di natura giuridica elaborato da Bynkershoek nel
"De Dominio Maris Dissertatio" pubblicato
nel 1703: "terrae potestas finitur ubi finitur armorum
vis" (=La gittata delle armi stabilisce il confine
delle acque territoriali) rapportando l'estensione delle acque
alla portata delle artiglierie terrestri (ovviamente a quelle
dei suoi tempi).
Detto segnalato da Sara
Relata refero:
Riferisco cose riferite.
Frase usata spesso quando si riferiscono notizie apprese da
altri, delle quali non s’intende assumere la responsabilità.
Detto segnalato e commentato da
Carlo T.
Relegatio in insulam:
Esilio su un'isola.
Nell'antico ordinamento giuridico romano era la pena a cui
erano sottoposti i colpevoli di determinati delitti quali
l'adulterio e lo stupro e consisteva nell'allontanamento temporaneo
del soggetto in un luogo isolato. Questa pena non contemplava
la perdita la perdita dello "status civitatis"
(=cittadinanza romana) diversamente da quanto previsto invece
dalla "deportatio" che prevedeva la confisca
parziale o totale dei beni del condannato.
Relicta non bene parmula:
Abbandonando ingloriosamente lo scudo (Orazio Carmina II v.
7-11 ).
Salutando il ritorno dell'amico Pompeo, il poeta con elegante
autoironia ricorda i suoi poco gloriosi trascorsi militari.
A Filippi (42 a.C.) nello scontro tra l'esercito schierato
da Bruto e Cassio uccisori di Cesare e quello di Ottaviano
ed Antonio il nostro Orazio, che militava nelle file dei congiurati,
vedendo le cose mettersi male si salva dandosi alla fuga "relicta
non bene parmula, cum fracta virtus et minaces turpe solum
tetigere mento" (=abbandonando ignobilmente lo scudo,
quando venne spezzato il valore e uomini fieri toccarono vergognosamente
la polvere con il mento). Sembra che simile gesto sia diventato
"vanto di poeti": la stessa cosa accadde ad Alceo
di Mitilene (contemporaneo di Saffo VI sec. a.C.) combattendo
contro gli Ateniesi, ma ancor prima di questi ad Archiloco
di Paro (VII sec. a.C.) che dal fatto ne derivò addirittura
un componimento poetico: "lo scudo dimenticato".
Remis velisque:
Con i remi e con le vele (Silio Italico, Punica, Libro
I, 568).
La frase completa nell'opera di Silio è: "Ite
citi, remis velisque impellite puppim" (=procedete
veloci, spingete la poppa aiutandovi sia con i remi che con
le vele) ma troviamo analoga espressione anche in Cicerone
(Disputationes Tuscolanae, Libro III, XI, 25) "Taetra
enim res est, misera, detestabilis, omni contentione, velis,
ut ita dicam, remisque fugienda." (= Infatti è
cosa orrenda, miserabile e detestabile da evitare con ogni
sforzo, con le vele, per così dire, e con i remi).
Remis ventisque:
Con i remi e con l'aiuto dei venti (Virgilio, Eneide,
Libro III, 563).
Vedi anche "remis velisque" (= Con
iremi e con le vele), "manibus pedibusque"
(= Con le mani e con i piedi), "Navibus atque quadrigis"
(= Con le navi e con le quadrighe). Tutte espressioni
coniate per sollecitare a fare le cose per tempo, senza indugi
o tentennamenti.
Rem tene verba sequentur:
Sii padrone dell'argomento, le parole seguiranno. (Catone
"Libri ad Marcum filium frammento 15").
Tale massima espressa dal massimo fustigatore di costumi romano
oltre che grande oratore (Cicerone si vantava di conoscere
almeno 150 orazioni) è una novità nell'arte forense, in antitesi
con la teoria sostenuta da Aristotele (Retorica III, 1). Per
la scuola aristotelica infatti possedere a fondo l'argomento
che si vuole esporre non è sufficiente se non è supportato
dal "come" lo si vuole dire. Scopo dei "Libri
ad Marcum filium", da cui è preso il detto, era
l'educazione "in proprio" del figlio contro la moda
del momento di avvalersi di maestri o pedagoghi provenienti
dalla Grecia o comunque conoscitori della cultura ellenica.
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