Sutor, ne supra crepidam...!
Caeli enarrant gloriam Dei:
I cieli annunciano la gloria di Dio ( Antico Testamento, Salmo
XVIII, 1).
I salmi, da cui questa espressione è presa, rappresentano,
per religione ebraica, l'inno per eccellenza che il credente
rivolge a Jahvé. L'argomento può essere la preghiera,
il ringraziamento, il pentimento, la lode, la supplica per
l'invio dell'atteso Messia. Storicamente si data l'inizio
di questa raccolta all'anno 1000, sotto il regno di re Davide,
mentre le ultime composizioni risalgono al II secolo a.C.
L'impiego dei salmi nei vari momenti di preghiera, è
stato ripreso anche nella liturgia cristiana.
Caelum non animum mutant qui trans mare currunt:
Cambiano cielo non animo coloro che corrono al di là
del mare (Orazio, libro I, lett. XI, ).
Vedi anche:" Vulpem pilum mutare, non mores".
Con questa immagine poetica il poeta afferma che il carattere
di un individuo difficilmente cambia con il mutare delle situazioni.
Caesarem vehis eiusque fortunam:
Porti Cesare e il suo destino. (Di incerta attribuzione. Per
alcune fonti Web è di Plutarco e per altre di Cornelio
Nepote).
Frase con la quale Cesare, durante una burrasca, esortò
il capitano che pilotava la nave su cui viaggiava a non aver
paura. Spesso la si può trovare nelle forma "Perge
audacter, Caesarem vehis Caesarisque fortunam" (=Continua
con coraggio, porti Cesare e il destino di Cesare). Ricordo
che per il romani il temine "fortuna" indicava
il destino, il caso, la sorte... che se era propizia si chiamava
"fortuna secunda o prospera" mentre
quando ci girava le spalle era detta "fortuna adversa".
Si usa per incoraggiare quanti lavorano per una causa giusta
e nobile e spronarli a non temere le difficoltà .
Caesar non supra grammaticos:
Tu Cesare non hai potere sopra i grammatici.
Si danno due spiegazioni come origine di simile espressione.
La prima, tramandata da Svetonio, racconta che Tiberio utilizzasse,
in un discorso, un vocabolo inesistente. Ci fu chi propose
di introdurlo nel novero dei termini della lingua latina,
ma si oppose il grammatico Marco Pomponio Marcello eclamando:
"Tu enim Caesar civitatem dare potes hominibus, verbo
non potes" (=Tu Cesare puoi dare la citttadinanza
agli uomini ma non ai vocaboli).
La seconda spiegazione di epoca posteriore ci porta al Concilio
di Costanza quando l’imperatore Sigismondo coniugò
un sostantivo neutro come se fosse femminile. Al cardinale
che con delicatezza gli fece presente la svista rispose: "Ego
sum Rex Romanus et super grammaticam".
Canis timidus vehementius latrat quam mordet:
Il cane codardo abbaia con maggior foga di quanto morda
(Curzio Rufo De Rebus Gestis Alexandri Magni 7 ,4,13).
Forse da questa espressione nasce il nostro proverbio
"can che abbaia non morde" ed ogni volta
che lo sento citare mi domando se anche il cane ne sia al
corrente. Troviamo un concetto analogo al cap. XI dei Promessi
sposi "Che diavolo" disse don Rodrigo"
tu mi riesci ora un can da pagliaio che ha cuore appena di
avventarsi alle gambe di chi passa sulla porta guardandosi
indietro se quei di casa lo spalleggiano, e non si sente d'allontanarsi
. Riportando il detto all'uso quotidiano notiamo quanto
spesso una persona timida alzi la voce, insulti, minacci sfracelli
ma non reagisca.
Cantabit vacuus coram latrone viator:
Il viandante che non ha nulla passerà cantando davanti
al ladrone (Giovenale, sat. X v. 22).
Pensiero costante degli uomini sono i soldi. Chi vive con
questa ossessione avrà sempre timore di essere derubato,
mentre chi soldi non ne possiede....vabbè però
come dicevano i romani "in medio stat virtus"
(=c'è sempre una via di mezzo)!
Captatio benevolentiae:
Accattivarsi la simpatia.
Espressione usata per indicare l'atteggiamento di chi
con belle parole, raggiri, blandizie, cerca di guadagnarsi
un'atteggiamento benevolo o condiscendente da parte di determinate
persone. Nell'ambiente lavorativo e con termine anglosassone,
colui che della "captatio benevolentiae"
ha fatto una scelta di vita, viene chiamato "yes
man" !
Caput imperare, non pedes:
A comandare è la testa, non i piedi.( C. Tacito Historia Augusta,
Vita Taciti Imperatoris)
Il detto fa parte di una serie di acclamazioni e
piaggerie tributate dal senato all'imperatore di turno ricordando
i pregi e i meriti di quanti l'hanno preceduto sul trono.
Arrivati a Settimio Severo per ben trenta volta ripetono
"dixerunt tricies" che il suo motto preferito
era appunto questo "caput imperare non pedes".
Caput orbis:
Capitale del mondo. (Tito Livio Ab urbe condita I, 16 - XXI,
30).
"Abi, nuntia Romanis, caelestes ita velle ut mea
Roma caput orbis terrarum sit" Và e annuncia
ai Romani che la volontà degli dei celesti è
che la mia Roma diventi la capitale del mondo. Cosi scrive
nella sua storia Tito Livio che viene ritenuto il primo ad
utilizzare simile espressione per definire il destino della
Città Eterna. La troviamo successivamente ripresa da
altri autori tra cui Ovidio nei "Tristia e nelle Metamorfosi".
Caput mortuum:
Testa morta.
L'espressione è l'equivalente nostro del termine "scoria".
Venivano infatti definite "caput mortuum"
dagli alchimisti i residui solidi risultanti dai loro esperimenti
di distillazione.
Carmina non dant panem:
Il ... ... non da l'agiatezza e tanto meno la ricchezza.
Chiedo scusa per i puntini e la mancata traduzione della parola
"carmina". Il vocabolo deriva
del verbo "cano" (=cantare, suonare) ma
con il tempo ha assunto altri significati tra cui quello di
poesia, racconto epico o cavalleresco cantato da aedi e menestrelli
e non ultimo quello di responso, vaticinio, formula magica,
incantesimo. Ritengo il detto vero solo per i tempi in cui
è stato coniato. Non esistendo in passato il diritto
di autore, al cantore, al poeta o allo scrittore oltre alla
gloria ben poco altro ne veniva. La storia ci ricorda numerosi
esempi di mecenatismo per cui gli artisti, pur non diventando
ricchi, potevano godere, a volte, di una certa agiatezza.
Tornando ai giorni nostri direi che i nostrani aedi non possono
lamentarsi dei lauti compensi che i virtuosismi canori procurano
loro ma neppure gli scrittori, parolieri, romanzieri soffrono
la fame. Che dire poi dei tanti cartomanti, maestri di vita
che affollano il variegato sottobosco dell'imbroglio forti
del detto: "Vulgus vult decipi" (=il popolo
vuole essere imbrogliato)?
Carpe diem:
Approfitta del giorno presente (Orazio, Odi, I,II.8).
Si può intendere in senso epicureo: Divertiamoci oggi
allegramente, senza preoccuparci del domani, oppure in senso
positivo: Approfittiamo delle buone occasioni che oggi ci
si presentano, senza aspettare quelle future che forse non
verranno.
Carpent tua poma nepotes:
I nipoti raccoglieranno i tuoi frutti (Virgilio, Egloghe,
IX, 50).
Si può intendere nel significato che altri mieteranno dove
noi abbiamo seminato, ed anche nel senso meno egoistico che
l’uomo non deve lavorare solo per sè stesso, ma anche per
le generazioni future.
Carpe viam, mihi crede,comes !:
Dammi retta, mettiti in cammino con me (Orazio, Satire, libro
II sat.6 , v. 93)
Vedi anche "dente superbo". Il topo di
città vedendo le schifezze di cui il topo di campagna
si ciba lo invita a seguirlo nella casa signorile in cui lui
abitualmente vive e poiché, spiega, non possiamo sottrarci
alla morte, fino a che ci è concesso, viviamo felici
tra le cose piacevoli. Finalmente anche il topo campagnolo
può gustare, sdraiato non più sulla paglia ma
su uno straccio di porpora, una sontuosa cena quando all'improvviso...
Continua a: "haud mihi vita est opus hac, valeas".
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