Sutor, ne supra crepidam...!
Derideri merito potest qui, sine virtute, vanas exercet
minas:
Può giustamente essere deriso chi, privo di valore,
minaccia inutilmente. (Fedro, Favole,
libro III, 6, 10-11).
È tratta dalla favola "La mosca e mula".
Per incitare la mula a correre, l' insetto minaccia di pungerla,
ma questa risponde dicendole che teme solo il morso e la briglie
messe dall’uomo. Il testo completo sarebbe:
Hac Derideri fabula merito potest qui, sine virtute,
vanas exercet minas(=).
Descende, descende, per saecula damnande!:
Lascia il trono pontificio, lascialo, tu che sei destinato
ad essere dannato nei secoli (Enrico IV, 1050-1106).
Siamo al tempo delle lotte per le investiture quando Papato
e Impero nei secoli XI e XII si contendevano la prerogativa
nella scelta e nell’ordinazione dei vescovi.
Enrico IV dichiara decaduto il papa Gregorio VII ritenendo
la sua nomina irregolare avendo lui come re dei Romani il
diritto di intervenire nell'elezione del successore di Pietro,
con un messaggio che conteneva la seguente frase: “
Heinricus Dei gratia rex cum omnibus episcopis nostris tibi
dicimus: Descende, descende, per saecula damnande!”
(= Noi Enrico, re per grazia di Dio con tutti i nostri
vescovi ti ordiniamo: Lascia il trono pontificio, lascialo,
tu che sei destinato ad essere dannato nei secoli). A questa
imposizione Gregorio VII rispose con la famosa scomunica che
portò l’imperatore a Canossa nell’inverno
del 1077 per implorarne la revoca.
Desiderata:
Cosa di cui si avverte la mancanza.
A volte nelle biblioteche, negli ospedali, negli studi medici
si trovano registri dove il pubblico può esprimere
la propria richiesta (desiderata) per cose di cui
avverte la mancanza e che avrebbe piacere trovare.
Desine fata deum flecti sperare precando:
Non sperare che il destino cambi pregando il dio (Virgilio
Eneide Libro VI v 376).
Per gli antichi il destino era immutabile dominando tutta
la vita umana inesorabilmente e senza speranza alcuna di riscatto.
Enea sceso nell'Ade incontra lo spirito di Palinuro costretto
a vagare senza pace perchè il destino, come lui stesso
racconta, gli ha negato anche il conforto di una tomba. Alla
richiesta di ricoprire il suo corpo di terra o ancora meglio
di aiutare il suo spirito ad attraversare le acque dello Stige
"eripe me his, invicte, malis" ponendo
così fine al suo peregrinare la Sibilla, che accompagnava
l'eroe troiano, risponde che nessuna delle due cose sarà
possibile da parte di Enea perchè il destino ha predisposto
diversamente.
Desine meque tuis incendere teque querellis:
Smetti di angosciare sia me che te con i tuoi lamenti (Virgilio
Eneide Libro IV v 360).
Enea sembra non comprendere lo sgomento e il dolore di Didone.
Era stato accolto, lui e la sua gente, come amico e per lui
la regina di Cartagine era venuta meno alla promessa di eterna
fedeltà fatta a Sicheo, il precedente marito. Didone
non lamenta il fatto che Enea lascerà lei e Cartagine,
ma l'aver scoperto che lui in realtà non l'ha mai amata
e la frase che infatti pronuncia ne è la prova!.
Desinit in piscem:
Termina a coda di pesce. (Orazio, Ars poetica, 4).
Allusione ad un verso dell’ Ars poetica nel quale l’opera
d’arte senza unità è paragonata ad un
busto di bella donna che termina con la coda di pesce. Desinit
in piscem, mulier formosa superne
Si dice delle cose il cui fine non corrisponde al principio,
iniziate bene e finite male.
Desipere in loco:
Dimenticare la saggezza nel tempo opportuno. (Orazio,
Odi, 1V, 12, 28)
Il poeta qui consiglia Virgilio a mescolare alla sapienza
un grano di pazzia. Vi si trova una qualche analogia con il
detto: "Semel in anno licet insanire"(=
(almeno una volta all’anno è lecito impazzire).
Potrebbe intendersi che anche nello studio e nel lavoro sono
necessari intervalli di riposo.
Desponsamus te, mare, in signum veri perpetuique dominii:
Noi ti sposiamo, o mare, in segno di vero e perpetuo dominio.
Era la frase che il doge, a bordo del Bucintoro,
ogni anno, all'Ascensione, pronunciava buttando nel mare un
anello per celebrare il rito dello sposalizio tra Venezia
ed il Mare.
De stercore Ennii:
Dall'immondezzaio di Ennio(Virg.).
Virgilio afferma d’aver preso delle gemme fra l’immondezzaio
di Ennio, per scusarsi dell'accusa di plagio d’alcuni suoi
versi.La citazione ricorre, nell’ uso corrente, con significato
spregiativo, per stigmatizzare le origini di qualche fatto
volgare.
De te fabula narratur
E' di te che si parla in questa favola. (Orazio, Satire, I,
1, 69).
Il poeta, dopo aver dipinta la pazzia dell’ avaro, si rivolge
al suo ipotetico interlocutore. L’espressione si usa per richiamare
alla realtà qualcuno che, mentre si parla dì lui, fa "l’indiano".
E’ analoga al detto: "Lupus in fabula"
(=Il lupo di cui si parla nella favola è qui presente).
Deus creavit Linnaeus disposuit:
Dio creò e Linneo li mise in ordine (Linneo)
Le malelingue sostenevano che fosse stato lo stesso Linneo
a crearsi il detto. Carlo Linneo (1707-1778) biologo e scrittore
svedese è considerato il padre della moderna classificazione
scientifica degli organismi viventi.
Deus dedit, Deus abstulit: sit nomen Domini benedictum!:
Dio me l'ha dato, Dio me lo ha tolto: sia benedetto il
suo nome!(Giobbe 1, 21-22)
Sono le parole pronunciate da Giobbe, uomo felice e di vita
intemerata, quando i servi gli annunciano le gravissime sventure
piombate all'improvviso sulla sua famiglia: quanto possedeva,
buoi, asini, pecore, cammelli, servi e figli sono tutti morti.
La frase viene citata per comprendere, in funzione di un disegno
divino, le disgrazie della vita.
Deus, ecce deus:
Il Dio, ecco il Dio.(Virgilio, Eneide, VI, 46).
Esclamazione della Sibilla Cumana quando si sentiva invasata
dall’influenza profetica di Apollo. Nell’uso corrente
simboleggia l’ispirazione poetica: "Deus, ecce
deus!" (=Ecco l’ispirazione, ecco l’estro
poetico!).
Deus ex machina:
Un dio sceso dalla macchina.
Locuzione relativa al teatro greco , nel quale al culmine
dell’azione, interveniva la divinità, fatta discendere
dal cielo per mezzo di complicati meccanismi , a sciogliere
tutti i nodi del dramma.
La frase si suoi applicare alle persone che, in affari arruffati,
in situazioni quasi disperate, sanno, all’improvviso,
trovare una soluzione.
Deus mare, Batavus litora fecit:
Dio ha creato il mare e gli Olandesi i lidi.
L'espressione, che alcuni considerano un motto di
origine olandese, corrisponde bene alla realtà. E'
infatti ad una natura ostile che gli abitanti di queste regioni
hanno dovuto disputare lo spazio che era loro indispensabile
per vivere e prosperare
Deus nobis haec otia fecit:
Un dio ci ha donato questi ozi. (Virgilio, Egloghe,
I, 6).
È un elogio della vita campestre, ritirata, tranquilla.
Si legge anche sui portoni d’ingresso di qualche casa
di campagna usata per trascorrevi le ferie.
Deus vult:
Dio lo vuole.
Grido di incitamento che la tradizione vuole venisse
pronunciato da Pietro l'eremita per spronare i Cristiani a
partire per liberare i luoghi sacri. Si trova spesso anche
storpiato in "Deus lo vult, Deus lo volt oppure
Deus le volt".
Considerando il totale fallimento di due secoli di
crociate (Concilio di Clermont 1095- Caduta di Acri 1291)
l'espressione viene comunemente usata in senso ironico nel
momento in cui si è costretti ad azioni sulle quali
già in anticipo si nutrono dubbi di fattibilità
e di utilità.
De visu:
Con i propri occhi.
Chi non ricorda il comportamento dell'apostolo Tommaso? Per
credere alla resurrezione di Gesù pretese di mettere
il dito nel posto dei chiodi e mettere la mano nel suo costato.
Si usa questa espressione ogni qualvolta si vuole rimarcare
che quanto si afferma è dovuto non al racconto di altri
ma alla diretta visione dell'avvenimento.
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